sabato 30 giugno 2012

Padova, arrestati re ecomafie casalesi e 2 imprenditori per bancarotta


Padova, 29 giu. (LaPresse) - Arrestati dalle fiamme gialle di Padova il re delle ecomafie casalesi e due imprenditori padovani per bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Fatturato milionario, apertura di filiali negli Usa, in Brasile, in Australia ed in Turchia. Poi il default finanziario ed il fallimento. Oltre 200 dipendenti lasciati sulla strada. E' quanto emerso dalle investigazioni dei finanzieri ripercorrendo la storia della T.P.A., società dell'Alta Padovana produttrice di impianti per la triturazione dei rifiuti, settore notoriamente d'interesse per la criminalità organizzata. Gli uomini del comando provinciale di Padova, coordinati dalla procura della Repubblica della città del Santo, hanno portato a termine un' indagine avviata nel luglio del 2008 a seguito di verifiche fiscali eseguite nei confronti di due srl controllate dall'imprenditore padovano. Decine le perquisizioni su tutto il territorio nazionale, con l'impiego di oltre 100 finanzieri d di Padova, Roma, Milano, Bergamo, Treviso, Vicenza, Caserta e del Gico di Venezia.

Le indagini di polizia tributaria hanno fatto emergere un giro milionario di fatture false ed un vorticoso susseguirsi di ingenti flussi finanziari tra le aziende venete coinvolte ed una società casertana controllata da un imprenditore contiguo al clan dei casalesi, protagonista della penetrazione camorristica nel settore dei rifiuti. Le successive investigazioni di polizia giudiziaria condotte dalle fiamme gialle di Cittadella (Pd), hanno permesso di accertare come dietro il fallimento della Tpa e la messa in liquidazione delle società da questa controllate, si celassero numerose operazioni illecite realizzate dall'imprenditore padovano con il concorso della coniuge e dell'affarista casertano, ritenuto dagli investigatori eminenza grigia delle ecomafie casalesi. Tutto avuto inizio con l'estromissione degli altri soci padovani della T.P.A. attraverso l'aumento del capitale sociale, voluto dall'amministratore di fatto, finanziato con l'immissione di tre milioni di euro di liquidità, denaro proveniente da un'impresa casertana, successivamente restituito attraverso false operazioni commerciali volte a nascondere la fraudolenta distrazione di capitali della società. Grazie a tale ricapitalizzazione l'imprenditore patavino ha ottenuto il pieno controllo della T.P.A., legandosi sempre più all'imprenditore casertano ed alla sua società, a vantaggio della quale ha emesso complessivamente fatture per operazioni inesistenti per oltre 8.000.000 di euro. Così i bilanci della T.P.A. Venivano gonfiati e l'amministratore ha potuto ottenere da istituti bancari dell'Alta Padovana, ingenti linee di credito per oltre quattro milioni di euro, mai restituiti.Le molteplici distrazioni hanno portato nel 2009 al fallimento della T.P.A. con un passivo di oltre 25 milioni di euro e l'aggravante di aver lasciato sulla strada oltre 200 lavoratori nonostante l'iniezione di 5 milioni di euro da parte di una holding cipriota con interessenze in Svizzera.

Intanto l'amministratore della T.P.A., con l'avvocato affarista casertano, non si faceva mancare nulla: auto di grossa cilindrata, tra cui una Ferrari 360 Modena ed una Ferrari Scaglietti, un'imbarcazione ormeggiata a Caorle nel veneziano e una lussuosa villa con piscina. Ai tre responsabili le fiamme gialle padovane hanno notificato altrettante ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere, disposte dal tribunale di Padova. Dovranno rispondere di gravi e reiterate condotte di bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Il 're dei rifiuti', già agli arresti domiciliari nell'ambito di altro procedimento penale della Dda di Napoli, dovrà anche rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta, con riferimento a singole condotte detrattive e frode fiscale per l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. La guardia di finanza ha denunciato a piede libero altre 6 persone per frode fiscale, e ha constatato nei confronti di sei società di cui 5 venete ed 1 campana, una base imponibile sottratta a tassazione per 13 milioni di euro circa, violazione all'Iva per 6 milioni di euro, fatture per operazioni inesistenti per 11 milioni di euro nonché contestato proventi illeciti per 4 milioni di euro.

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