NAPOLI - L’obiettivo di andare a fondo, mentre viene vibrato un appello a raccontare la propria esperienza, a rivolgersi alle istituzioni - in una parola - a denunciare eventuali torti subiti in una corsia di ospedale. È lo snodo dell’inchiesta sulla sanità napoletana , sul rapporto tra strutture pubbliche e cliniche private, sul presunto pressing finalizzato a spingere pazienti verso ricoveri a pagamento.
Ai piani alti della Procura, il bilancio dell’inchiesta terremoto sulla sanità napoletana sembra essere positivo. Dopo l’arresto di Paolo Iannelli, dopo il clamore sollevato dal blitz di Noe e Guardia di finanza, c’è chi ha deciso di rompere gli indugi, insomma di raccontare la propria storia. Una donna ha registrato la voce di Paolo Iannelli - è cronaca di questi giorni - mentre spunta una nuova testimonianza sullo sfondo, una nuova denuncia che potrebbe essere formalizzata nelle prossime ore.
Si apre un fronte e la Procura ha intenzione di andare giù a fondo, a partire dalla seconda divisione del reparto di ortopedia del Cardarelli. Facile immaginare che l’inchiesta possa estendersi anche ad altri reparti o ad altri ospedali. «La sanità - spiega il procuratore aggiunto Francesco Greco - è una nostra priorità, lo abbiamo stabilito nella definizione delle cosiddette priorità di settore».
Da quattro anni a capo della sezione reati contro la pubblica amministrazione, Francesco Greco ragiona sull’esigenza di affondare i riflettori su possibili collusioni o maneggi nel mondo sanitario locale, anche grazie al contributo di chi può offrire una propria testimonianza: «Mai come in questo caso è importante denunciare, raccontare la propria esperienza, non si può rimanere indifferenti di fronte a quanto sta emergendo, chi può offrire un contributo si faccia avanti».
Sanità target numero uno dei pm napoletani, dunque, assieme alle truffe previdenziali (i cosiddetti falsi invalidi o finti qualcosa a spese dello Stato) e alle truffe sui corsi di formazione. Reati «odiosi», come ha scritto il gip Ludovica Mancini, nell’applicare misure cautelari a carico di medici e manager di importanti ospedali cittadini. E non c’è solo il livello penale al centro di indagini e accertamenti sul caso Cardarelli-Villa del Sole. In campo in queste ore è scesa anche la Procura contabile, ed è facile immaginare che sia fitto il carteggio tra il palazzo del Centro direzionale e gli uffici di Mergellina coordinati dal presidente regionale Tommaso Cottone.
Centrale in questo caso la questione intramoenia, il rapporto tra struttura pubblica e le cliniche private. Indagini condotte dagli militari del Nas e della polizia tributaria della Guardia di Finanza, ci sono più punti da mettere a fuoco: in quante cliniche si confonde regime di intra moenia con interessi privati? In quante cliniche le convenzioni con il pubblico pesano due volte sulle casse dello Stato?
Indagine che potrebbe estendersi anche ad altre realtà ospedaliere, sulla falsa riga di quanto avvenuto nell’inchiesta a carico di Iannelli. Associazione per delinquere, truffa, concussione, al termine delle indagini coordinate dai pm Francesco Curcio e Henry John Woodcock, chiara l’ipotesi di fondo: Paolo Iannelli viene ritenuto il dominus di una associazione per delinquere capace di dirottare pazienti dalla ortopedia del Cardarelli verso la clinica di famiglia. Dal 2006 al 2010, la Procura ha individuato 78 casi di pazienti che avrebbero accettato di lasciare le affollate corsie del nosocomio collinare per una stanza in via Manzoni in attesa di un intervento a pagamento.
Tante storie, una decina di testimonianze giurate, stesso canovaccio: «Ho accettato di passare in Villa del Sole, solo dopo aver parlato con il dottor Paolo Iannelli, che mi aveva prospettato un’attesa di diversi giorni in ospedale», si legge negli atti. Difeso dal penalista Bruno Von Arx, Iannelli ha respinto le accuse, ricordando di effettuare una media record di 1500 interventi l’anno, oltre a sottolineare le carenze strutturali che rendevano impossibile sfoltire le liste d’attesa.
Leandro Del Gaudio
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