si rischia solo con altissime dosi»
Cambia la "ricetta" di Coca-Cola e Pepsi. Le compagnie produttrici hanno deciso di modificare il processo di fabbricazione del colorante che conferisce alle due bevande la tipica tinta caramellata, per ridurre il contenuto di una sostanza chimica (il 4-metilimidazolo) che si può formare durante la lavorazione. Secondo una legge varata in California, infatti, se si superano determinati livelli di questo composto è necessario apporre in etichetta specifiche avvertenze relative a un possibile rischio cancro ad altissime dosi.
Il cambiamento è già stato introdotto per le bevande vendute sul mercato californiano, ma ora le aziende hanno deciso di estendere la modifica in tutti gli Stati Uniti, così da snellire la produzione. La notizia sta rimbalzando sulla stampa internazionale, insieme alle rassicurazioni dell’industria di settore. «I consumatori non noteranno alcuna differenza nei nostri prodotti e non hanno alcuna ragione di temere per la propria salute», ha precisato l’American Beverage Association che rappresenta le imprese del comparto bevande. «Benchè siamo convinti che non vi sia alcun pericolo per la salute pubblica che giustifichi il cambiamento apportato - ha puntualizzato a nome di Coca-Cola Diana Garza-Ciarlante - abbiamo chiesto ai nostri fornitori di colorante caramello di fare questo passo, in modo che i nostri prodotti non si trovino ad avere requisiti tali da dover introdurre un’avvertenza scientificamente infondata».
In febbraio il Center for Science in the Public Interest, un’associazione per la tutela dei consumatori, ha inoltrato all’ente regolatorio Usa Food and Drug Administration una petizione in cui chiedeva il bando del colorante caramello ammonio solfito. Un portavoce della Fda ha spiegato che l’agenzia sta ancora esaminando la petizione, ma ha fatto anche notare che un consumatore dovrebbe bere più di 1.000 lattine al giorno per raggiungere le dosi di sostanza a rischio per le quali, nei roditori, è stata dimostrata un’associazione con la possibilità di ammalarsi di cancro. L’American Beverage Association, infine, ha anche osservato che la California ha aggiunto il colorante alla sua lista di sostanze potenzialmente cancerogene senza studi in cui si dimostri un effettivo rischio per l’uomo, ma esclusivamente sulla base di una singola ricerca condotta in topi e ratti.
Il cambiamento è già stato introdotto per le bevande vendute sul mercato californiano, ma ora le aziende hanno deciso di estendere la modifica in tutti gli Stati Uniti, così da snellire la produzione. La notizia sta rimbalzando sulla stampa internazionale, insieme alle rassicurazioni dell’industria di settore. «I consumatori non noteranno alcuna differenza nei nostri prodotti e non hanno alcuna ragione di temere per la propria salute», ha precisato l’American Beverage Association che rappresenta le imprese del comparto bevande. «Benchè siamo convinti che non vi sia alcun pericolo per la salute pubblica che giustifichi il cambiamento apportato - ha puntualizzato a nome di Coca-Cola Diana Garza-Ciarlante - abbiamo chiesto ai nostri fornitori di colorante caramello di fare questo passo, in modo che i nostri prodotti non si trovino ad avere requisiti tali da dover introdurre un’avvertenza scientificamente infondata».
In febbraio il Center for Science in the Public Interest, un’associazione per la tutela dei consumatori, ha inoltrato all’ente regolatorio Usa Food and Drug Administration una petizione in cui chiedeva il bando del colorante caramello ammonio solfito. Un portavoce della Fda ha spiegato che l’agenzia sta ancora esaminando la petizione, ma ha fatto anche notare che un consumatore dovrebbe bere più di 1.000 lattine al giorno per raggiungere le dosi di sostanza a rischio per le quali, nei roditori, è stata dimostrata un’associazione con la possibilità di ammalarsi di cancro. L’American Beverage Association, infine, ha anche osservato che la California ha aggiunto il colorante alla sua lista di sostanze potenzialmente cancerogene senza studi in cui si dimostri un effettivo rischio per l’uomo, ma esclusivamente sulla base di una singola ricerca condotta in topi e ratti.
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