Nell'inchiesta della Gdf sulla corruzione nella gestione di vari appalti che ha portato all'arresto di 9 persone figurano anche 3 funzionari Sorical e 1 della Provincia di Reggio
Un’organizzazione dedita alla manipolazione di appalti pubblici grazie alla compiacenza di alcuni funzionari pubblici corrotti è stata individuata dalla guardia di finanza di Reggio Calabria che sta conducendo un’operazione per l’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere ed il sequestro di beni per 8 milioni di euro, tra cui tre società ed auto di lusso. Perquisizioni sono in corso in Provincia di Milano, Sondrio, Catanzaro, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto di ufficio. L’operazione è condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria di Reggio Calabria e vede impiegati circa 150 militari ed un elicottero della Sezione Aerea di Catania. Tre funzionari della Sorical, la società a capitale misto che gestisce le risorse idriche in Calabria, ed uno della Provincia di Reggio sono tra le persone arrestate dalla guardia di finanza nell’ambito dell’operazione condotta stamani contro un’organizzazione dedita alla manipolazione degli appalti pubblici. Tra gli arrestati figurano anche un altro dipendente della Provincia, assegnato alla Stazione unica appaltante provinciale come usciere, e quattro imprenditori. Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza nell’inchiesta denominata “Ceralacca», i funzionari pubblici consentivano agli imprenditori di accedere alla cassaforte dove erano conservate le offerte delle varie ditte che partecipavano alle gare di appalto. Gli imprenditori prendevano tutto l’incartamento e lo portavano nei loro uffici dove, dopo avere rimosso la ceralacca sulla busta (da qui il nome dell’operazione), controllavano le offerte degli altri e inserivano la propria che risultava quindi la migliore. Quindi richiudevano la busta e la sistemavano al suo posto in cassaforte. Così facendo, i quattro imprenditori riuscivano ad aggiudicarsi le gare di appalto.
Troppe coincidenze nei risultati delle gare di appalto, vinte sempre da aziende e società della famiglia Bagalà o a loro vicine. Per questo, la Guardia di finanza ha avviato una serie di verifiche sulle aggiudicazioni degli appalti di Sorical, Stazione unica appaltante di Reggio Calabria e Provincia di Reggio Calabria. Così, in poco tempo, le Fiamme Gialle hanno potuto avvalersi di intercettazioni telefoniche, video ed ambientali hanno permesso di determinare anche il singolare modus operandi. Nelle indagini coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini, è emerso che numerosi bandi, per centinaia di migliaia di euro, pubblicati a livello nazionale hanno visto, troppo frequentemente, secondo i finanzieri, sbaragliare ogni tentativo di concorrenza delle imprese dell’intera platea imprenditoriale italiana da parte degli imprenditori reggini.
Nella verifica delle buste di offerta sono risultate diverse anomalie, così si è potuto accertare che i Bagalà si impossessavano delle buste, le aprivano, verificavano l’offerta delle ditte concorrenti, le richiudevano abilmente e sostituivano quelle presentate dalle proprie imprese o di quelle a loro vicine per assicurarsi gli appalti. Le buste, poi, venivano riposte nelle casseforti e, in questo modo, le Commissioni di aggiudicazione si trovavano di fronte a gare formalmente «ineccepibili» e non potevano far altro che affidare i lavori al vincitore. L’ambizione dei Bagalà, ha evidenziato la Guardia di Finanza, non si limitava all’aggiudicazione degli appalti a proprio favore ma mirava al controllo, pressochè totale, delle gare pubbliche. In altri termini, nel loro intento nessuno avrebbe potuto «lavorare» con la pubblica amministrazione senza il loro patronato. Oltre a corrompere i funzionari pubblici, ponendo in essere atti intimidatori nei confronti di chi mostrava «titubanze», i Bagalà avrebbero cercato l’appoggio di esponenti politici locali, loro vicini, tentando di indurli a fare pressioni nelle competenti sedi per rimuovere «politicamente» alcuni funzionari che ritenevano scomodi per i loro scopi. Sul ruolo dei politici non sono emersi, però, elementi di rilievo. La famiglia di imprenditori, sempre secondo le indagini, non si sarebbe fermata nemmeno dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza, il 10 gennaio scorso, delle buste relativa ad una gara che avrebbe dovuto svolgersi poche ore dopo e trovate ingiustificatamente nel possesso Giuseppe Bagalà. Le operazioni, eseguite dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, hanno impegnato circa 150 militari dell’intera provincia ed un elicottero della Sezione Aerea di Catania.
L'indagine ha portato al sequestro di otto milioni di euro di beni, con il patrimonio aziendale delle società Isotech srl, con sede a Gioia Tauro, dedita alla costruzione di edifici residenziali e non residenziali; Ediltech srl, di Gioia Tauro, anch’essa impegnata nella costruzione di edifici residenziali e non residenziali; Ime srl, con sede in Reggio Calabria, impegnata nel commercio all’ingrosso di materiali da costruzione, ferramenta, termoidraulica, costruzioni di edifici residenziali e non residenziali. Sotto sequestro sono finiti anche un’autovettura Volkswagen Tuareg 3.0 V6, di proprietà di Francesco Bagalà, 22 anni, e sei autocarri e veicoli speciali.
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