Le dichiarazioni al veleno in tv:"Io eseguivo soltanto gli ordini"
roma
La minaccia è diretta: «Se parlo salta il centrosinistra», dice Lusi nel fuorionda da Santoro. La reazione della Margherita è durissima: mandato ai legali per tutelare «in ogni sede l’onorabilità del partito rispetto alle dichiarazioni deliranti dell’ex tesoriere».
Mentre lo scandalo Lusi si allarga, s'infiamma lo scontro con i vecchi colleghi di partito. «Questa partita è molto più grande, questa partita fa saltare il centrosinistra. E quando su di me uscirà fuori ulteriore merda che servirà a screditarmi definitivamente non ci sarà più una domanda da porsi», tuona l’ex tesoriere della Margherita alla trasmissione "Servizio Pubblico". «Io ho gestito 214 milioni di euro, ne ho lasciati 20 in cassa. Facciamo finta che ne abbia presi 7 poi ho pagato 6 milioni di tasse e arriviamo a questi famosi 13 milioni. Ne rimangono altri 181. Li abbiamo usati tutti per pagare il personale e i telefonini?», si chiede Lusi. «Perchè i revisori dei conti e il comitato di tesoreria hanno sempre fatto relazioni positive sui miei bilanci? - aggiunge - È evidente che andavano bene altre cose, no?».
Lusi afferma di aver finanziato l’attuale sindaco di Firenze, Matteo Renzi ma «è evidente che queste informazioni sono uscite da chi sta facendo le indagini o, più probabilmente, dalla guerra interna al Partito Democratico. È così. Nessuno è interessato a che io parli». «Io eseguivo ciò che mi veniva detto - aggiunge - ed evidentemente per loro ero affidabile». Le cose che Lusi eseguiva «rientrano nel border line del finanziamento alla politica. Formalmente è tutto lecito», precisa. Lo scandalo delle risorse sottratte della Margherita, secondo Lusi, nascerebbe da «un fuoco amico, figlio di una guerra vecchia, prima contro Rutelli e poi contro il Pd», non da un warning della Banca d’Italia. «Noi abbiamo sempre risposto alle segnalazioni di Unicredit - precisa Lusi - e Unicredit ha rimandato indietro le nostre risposte perchè in realtà inciuciava. Ma perchè inciuciava? Perchè qualcuno gli ha detto di inciuciare». La Margherita non ci sta e annuncia di voler andare per vi legali accusando l'ex tesoriere di delirare.
L'inchiesta della Procura intanto fa nuovi passi avanti. Secondo i pm sono 18-20 i milioni di euro che il senatore ex Pd avrebbe sottratto dalle casse della Margherita. Ieri la Guardia di finanza ha messo i sigilli a cinque appartamenti che Lusi possiede a Capistrello (L’Aquila), ad un immobile ad Ariccia (Villa Elena) della quale risulta usufruttuaria Micol D’Andrea, moglie del nipote. Sotto sequestro sono finiti anche due milioni di euro rintracciati presso Allianz Bank. E nell’inchiesta giudiziaria finiscono anche alcuni parenti dell’ex tesoriere: persone, per l’ipotesi di accusa del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Stefano Pesci, che si sono impegnate a fare da prestanome. Si tratta della moglie Giovanna Petricone (oltre tre milioni e 200 mila euro sui suoi conti), del cognato Francesco Giuseppe (un milione e 600 mila euro ricevuto dalla sorella e destinati ad una società canadese della quale è amministratore), e di Micol D’Andrea, moglie di un nipote (gode dell’usufrutto della villa di Ariccia). I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dalla ricettazione al riciclaggio fino all’intestazione fittizia di beni. Per i pm non potevano non sapere che danaro ed immobili acquisiti da Lusi erano provento di un’attività illecita.
Mentre lo scandalo Lusi si allarga, s'infiamma lo scontro con i vecchi colleghi di partito. «Questa partita è molto più grande, questa partita fa saltare il centrosinistra. E quando su di me uscirà fuori ulteriore merda che servirà a screditarmi definitivamente non ci sarà più una domanda da porsi», tuona l’ex tesoriere della Margherita alla trasmissione "Servizio Pubblico". «Io ho gestito 214 milioni di euro, ne ho lasciati 20 in cassa. Facciamo finta che ne abbia presi 7 poi ho pagato 6 milioni di tasse e arriviamo a questi famosi 13 milioni. Ne rimangono altri 181. Li abbiamo usati tutti per pagare il personale e i telefonini?», si chiede Lusi. «Perchè i revisori dei conti e il comitato di tesoreria hanno sempre fatto relazioni positive sui miei bilanci? - aggiunge - È evidente che andavano bene altre cose, no?».
Lusi afferma di aver finanziato l’attuale sindaco di Firenze, Matteo Renzi ma «è evidente che queste informazioni sono uscite da chi sta facendo le indagini o, più probabilmente, dalla guerra interna al Partito Democratico. È così. Nessuno è interessato a che io parli». «Io eseguivo ciò che mi veniva detto - aggiunge - ed evidentemente per loro ero affidabile». Le cose che Lusi eseguiva «rientrano nel border line del finanziamento alla politica. Formalmente è tutto lecito», precisa. Lo scandalo delle risorse sottratte della Margherita, secondo Lusi, nascerebbe da «un fuoco amico, figlio di una guerra vecchia, prima contro Rutelli e poi contro il Pd», non da un warning della Banca d’Italia. «Noi abbiamo sempre risposto alle segnalazioni di Unicredit - precisa Lusi - e Unicredit ha rimandato indietro le nostre risposte perchè in realtà inciuciava. Ma perchè inciuciava? Perchè qualcuno gli ha detto di inciuciare». La Margherita non ci sta e annuncia di voler andare per vi legali accusando l'ex tesoriere di delirare.
L'inchiesta della Procura intanto fa nuovi passi avanti. Secondo i pm sono 18-20 i milioni di euro che il senatore ex Pd avrebbe sottratto dalle casse della Margherita. Ieri la Guardia di finanza ha messo i sigilli a cinque appartamenti che Lusi possiede a Capistrello (L’Aquila), ad un immobile ad Ariccia (Villa Elena) della quale risulta usufruttuaria Micol D’Andrea, moglie del nipote. Sotto sequestro sono finiti anche due milioni di euro rintracciati presso Allianz Bank. E nell’inchiesta giudiziaria finiscono anche alcuni parenti dell’ex tesoriere: persone, per l’ipotesi di accusa del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del sostituto Stefano Pesci, che si sono impegnate a fare da prestanome. Si tratta della moglie Giovanna Petricone (oltre tre milioni e 200 mila euro sui suoi conti), del cognato Francesco Giuseppe (un milione e 600 mila euro ricevuto dalla sorella e destinati ad una società canadese della quale è amministratore), e di Micol D’Andrea, moglie di un nipote (gode dell’usufrutto della villa di Ariccia). I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dalla ricettazione al riciclaggio fino all’intestazione fittizia di beni. Per i pm non potevano non sapere che danaro ed immobili acquisiti da Lusi erano provento di un’attività illecita.
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