Il capo della polizia Pansa: "I tentativi di infiltrazione sono stati fermati". Oltre alle esclusioni dai lavori, niente white list per altre 7. “I controlli funzionano” I sindacati: “Ma la risposte sono lente”
di ALESSIA GALLIONE
È il timore che, fin dall’inizio dell’avventura, ha accompagnato Expo. E i miliardi di euro di lavori che serviranno per preparare l’area di Rho-Pero e per costruire tutte le infrastrutture — strade, autostrade, metropolitane — connesse all’evento. Una paura che, adesso, si trasforma in numeri. Perché i tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nei cantieri legati al 2015 ci sono stati. Anche se, dice il capo della polizia Alessandro Pansa, lo «scudo» di difesa ha funzionato. E le aziende in odore di mafia sono state allontanate. È lui a rivelare quanti assalti abbia subito, Expo: «Fino a oggi sono stati emessi 23 provvedimenti d’interdizione a società interessate alle opere dell’Expo e ad altre 7 è stata negata l’iscrizione alla white list della prefettura».
È la faccia oscura di quella che viene definita un’opportunità. Anche Pansa, intervenendo a un convegno in Bocconi per la Giornata della virtù civile organizzato dall’associazione Giorgio Ambrosoli, lo dice: «Expo non è soltanto una vetrina internazionale e una straordinaria occasione di ripresa economica, ma anche una possibilità d’infiltrazione nel tessuto economico del territorio». Quei cantieri non suscitano solo l’interesse delle imprese sane, ma «fanno gola anche alle organizzazioni criminali impegnate soprattutto a infiltrarsi nelle gare di appalto». È già successo. E le esclusioni sono la prova. I numeri riguardano tutti i lavori Expo: quelli per costruire il sito, ma anche quelli per le infrastrutture collegate. Anche per Brebemi, la Tangenziale Est Esterna, la metropolitana 5 (ora la linea 4), la Pedemontana e le altre strade valgono i protocolli di legalità e vengono svolti i controlli.
Dallo scorso anno, poi, sono state istituite le white list, gli elenchi di imprese pulite. Ed è questo che, per Pansa, bisogna fare: puntare sulla «prevenzione». Per le ruspe direttamente impiegate a Rho-Pero, fino a ora, sono stati due gli episodi: in un caso, quello di una ditta che lavorava alla 'rimozione delle interferenze', la società è stata riammessa dal Tar. Per l’appalto più grande, quello della piastra, l’azienda è stata esclusa, ma la segnalazione che ha portato allo stop è arrivata sei mesi dopo l’aggiudicazione della gara.
Da qui era partito un allarme sui controlli troppo lenti. «I tempi ci preoccupano», aveva detto il sindaco Pisapia. Un’accusa che, oggi, viene rilanciata dai sindacati: «A fine ottobre solo il 36 per cento delle richieste di iscrizioni nelle white list risultava evaso — dice Antonio Lareno della Cgil — . I dati confermano la nostra opinione: la risposta è troppo lenta. Una conferma di questa scarsa funzionalità si è avuta poco fa: un committente di un’opera legata a Expo ha chiesto una liberatoria per un’azienda nell’agosto del 2012 e ha dovuto rinnovarla nel settembre del 2013».
È il timore che, fin dall’inizio dell’avventura, ha accompagnato Expo. E i miliardi di euro di lavori che serviranno per preparare l’area di Rho-Pero e per costruire tutte le infrastrutture — strade, autostrade, metropolitane — connesse all’evento. Una paura che, adesso, si trasforma in numeri. Perché i tentativi della criminalità organizzata di infiltrarsi nei cantieri legati al 2015 ci sono stati. Anche se, dice il capo della polizia Alessandro Pansa, lo «scudo» di difesa ha funzionato. E le aziende in odore di mafia sono state allontanate. È lui a rivelare quanti assalti abbia subito, Expo: «Fino a oggi sono stati emessi 23 provvedimenti d’interdizione a società interessate alle opere dell’Expo e ad altre 7 è stata negata l’iscrizione alla white list della prefettura».
È la faccia oscura di quella che viene definita un’opportunità. Anche Pansa, intervenendo a un convegno in Bocconi per la Giornata della virtù civile organizzato dall’associazione Giorgio Ambrosoli, lo dice: «Expo non è soltanto una vetrina internazionale e una straordinaria occasione di ripresa economica, ma anche una possibilità d’infiltrazione nel tessuto economico del territorio». Quei cantieri non suscitano solo l’interesse delle imprese sane, ma «fanno gola anche alle organizzazioni criminali impegnate soprattutto a infiltrarsi nelle gare di appalto». È già successo. E le esclusioni sono la prova. I numeri riguardano tutti i lavori Expo: quelli per costruire il sito, ma anche quelli per le infrastrutture collegate. Anche per Brebemi, la Tangenziale Est Esterna, la metropolitana 5 (ora la linea 4), la Pedemontana e le altre strade valgono i protocolli di legalità e vengono svolti i controlli.
Dallo scorso anno, poi, sono state istituite le white list, gli elenchi di imprese pulite. Ed è questo che, per Pansa, bisogna fare: puntare sulla «prevenzione». Per le ruspe direttamente impiegate a Rho-Pero, fino a ora, sono stati due gli episodi: in un caso, quello di una ditta che lavorava alla 'rimozione delle interferenze', la società è stata riammessa dal Tar. Per l’appalto più grande, quello della piastra, l’azienda è stata esclusa, ma la segnalazione che ha portato allo stop è arrivata sei mesi dopo l’aggiudicazione della gara.
Da qui era partito un allarme sui controlli troppo lenti. «I tempi ci preoccupano», aveva detto il sindaco Pisapia. Un’accusa che, oggi, viene rilanciata dai sindacati: «A fine ottobre solo il 36 per cento delle richieste di iscrizioni nelle white list risultava evaso — dice Antonio Lareno della Cgil — . I dati confermano la nostra opinione: la risposta è troppo lenta. Una conferma di questa scarsa funzionalità si è avuta poco fa: un committente di un’opera legata a Expo ha chiesto una liberatoria per un’azienda nell’agosto del 2012 e ha dovuto rinnovarla nel settembre del 2013».