Secondo gli inquirenti sono i reali proprietari di alcuni tra i più noti e frequentati locali dell'elite romana e proprio nella capitale sarà instaurato il processo sono diversi esponenti della cosca degli Alvaro. Tra i locali figurano il Café de Paris in via Veneto, il Gran caffé Cellini e vari altri
Ci sarà un processo a Roma per 24 persone coinvolte in una indagine legata ai patrimoni nella capitale riconducibili a una cosca vicina alla 'ndrangheta. Lo ha deciso il gup Cinzia Parasporo, accogliendo le richieste della procura che contestava a tutti il reato di trasferimento fraudolento di valori finalizzato all’acquisizione di quote societarie (prevalentemente bar e ristoranti), per eludere la normativa in materia di misure di prevenzione. Il dibattimento prenderà il via il 28 maggio davanti all’ottava sezione penale del tribunale. Nel mirino della procura sono finiti i presunti componenti di una cosca ricollegata al clan degli Alvaro (in cui spiccano i nomi di Vincenzo Alvaro e Damiano Villari, rispettivamente ai domiciliari e in carcere), e l’acquisto di quote societarie poi intestate a soggetti di comodo (per lo più parenti stretti o compaesani dei componenti del clan), molti dei quali già oggetto di indagini a Reggio Calabria. Per il pm, Vincenzo Alvaro avrebbe avuto la titolarità di numerosi esercizi commerciali intestati a «teste di legno». Tra le attività nel settore della ristorazione, citate nel capo di imputazione e gestite da società ritenute sospette, figurano il 'Cafè de Paris' in via Veneto, il 'Gran Caffè Cellini' in piazza Capecelatro, il 'Time out Cafè' di via Santa Maria del Buon Consiglio, i bar 'Clementi' di via Gallia, 'Cami' di viale Giulio Cesare e 'California' in via Bissolati, i ristoranti 'la piazzetta' in via Tenuta di Casalotto, 'Federico I' in via della Colonna Antonina e 'Georges's' di via Marche.
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