Codigoro, l’incontro ieri al polo scolastico: per sconfiggere la criminalità bisogna conoscerla
CODIGORO. Ha preso il via ieri, nell'aula magna del polo scolastico di Codigoro, la quarta edizione di "Mafie e Legalità", serie di conferenze pubbliche ed incontri nelle scuole organizzate da Ibo Italia, in collaborazione con i comuni di Migliarino, Massa Fiscaglia, Migliaro, Ostellato e Codigoro. L'incontro ha visto la partecipazione di tre ospiti d'eccezione, don Domenico Bedin, che ha salutato i molti studenti presenti e due testimoni di giustizia, che hanno raccontato le proprie storie di chi ha avuto il coraggio di dire no alla mafia e portare a conoscenza la propria esperienza. Dopo don Bedin sono intervenuti nell'ordine, Ferdinando Domè ed Angelo Vaccaro Notte. Con loro la preside del polo scolastico, Elke Anders, Alberto Osti di Ibo Italia, la vicesindaco di Codigoro, Sabina Zanardi, presenti anche il sindaco di Migliarino Sabina Mucchi e l'assessore massese Lorenzo Franzon ed il vice preside e vice sindaco di Massa Fiscaglia Manzati. Ferdinando Domè ha ricordato, all'epoca lui era bambino, dell'assassinio del padre, Giovanni. Omicidio avvenuto il 10 dicembre 1969 in un palazzo della Sicilia, una strage conosciuta come quella di viale Lazio. Giovanni Domè era il custode del palazzo dove alcuni mafiosi avevano ucciso un boss di cosa nostra ed i suoi uomini, tra le vittime anche il padre di Ferdinando, che non c'entrava nulla, ma per anni, moltisono stati convinti del contrario e la famiglia dell'uomo si era dovuta trasferire altrove. Da poco, come lui stesso ha testimoniato di fronte alla scolaresca, Domè ha avuto il coraggio e la forza di ricordare e raccontare. «La mafia - ha detto Domè, rivolgendosi agli studenti - è un cancro, te ne accorgi quando ha fatto il danno. Per sconfiggerla, come ha detto Borsellino, bisogna parlarne».
Subito dopo è stata la volta di Angelo Vaccaro Notte, che ha raccontato la sua vicenda di testimone di giustizia, lui che è ha visto l'uccisione di due suoi fratelli, da parte della mafia, perché non avevano voluto cedere alle proposte di cosa nostra, loro, commercianti che dalla Sicilia erano andati in Germania per poi tornare nella natia provincia di Agrigento. Lo stesso Angelo Vaccaro Notte è sfuggito a cinque attentati alla sua vita.
Vaccaro Notte ha poi spiegato agli studenti la differenza che passa tra il collaboratore di giustizia ed il testimone di giustizia. Il primo è colui che una volta arrestato per reati mafiosi decide di collaborare, il secondo è chi non è entrato all'interno del sistema mafia, ma è stato vittima di essa e quindi ha deciso di parlare.
Tra le tante cose incisive dette da Vaccaro Notte una su tutte ha colpito gli studenti: «Perché abbiamo avuto il coraggio di parlare, mi sono ritrovato con due fratelli assassinati e cinque tentativi di omicidio nei miei confronti».
Maria Rosa Bellini
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