Arriva la stangata contro la 'ndrangheta "unita"
Emessa la sentenza di secondo grado contro le cosche reggine finite nella maxi operazione dei carabinieri. Tra gli assolti eccellenti solo Isidoro Callì, ritenuto il boss di Mammola. Per 49 imputati pene più pesanti
REGGIO CALABRIA - Con 53 conferme, 49 pene rideterminate e solo 11 assoluzioni si è concluso il maxi troncone d'appello del processo Crimine, scaturito dalle sentenze di primo grado comminate dal gup di Reggio Calabria nei confronti di 119 imputati, arrestati nella maxi operazione dei Carabinieri, che ha svelato la natura unitaria della 'ndrangheta. Il Tribunale di Reggio Calabria, presidente Rosalia Gaeta, ha sostanzialmente confermato anche in appello il poderoso impianto accusatorio della Procura distrettuale di Reggio Calabria, che proprio grazie alle indagini dei Carabinieri aveva puntato molto sulla natura verticistica e unitaria della 'ndrangheta, così come era apparso per la prima volta nell'operazione Crimine, una delle indagini più vaste dell'ultimo decennio.
I VERDETTI - Di seguito le decisioni del collegio d'appello nei confronti dei 119 imputati: Giovanni Agnelli, conferma; Mario Gaetano Agostino, conferma; Giovanni Alampi, conferma; Giuseppe Albanese, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione Antonio Altamura, 4 anni e 8 mesi di reclusione; Emilio Andrianò, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Domenico Aquino, assolto perché il fatto non sussiste; Giuseppe Aquino, assolto perché il fatto non sussiste; Rocco Aquino, assolto da due capi d'imputazione perché il fatto non sussiste, in relazione ad altri 3 capi ridetermina la pena in 9 anni e 6 mesi di reclusione; Domenico Belcastro, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Domenico Bellocco, conferma; Saverio Boschetto, 4 anni e 8 mesi di reclusione; Carlo Bruzzese, conferma; Isidoro Cosimo Callà, assolto per non aver commesso il fatto; Domenico Chilà, conferma; Stefano Chilà, 4 anni e 8 mesi di reclusione; Claudio Cianciaruso, conferma; Bruno Ciancio, conferma; Francesco Commisso, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Giuseppe Commisso, conferma; Vincenzo Commisso, conferma; Michele Correale, conferma; Carmelo Costa, ridetermina la pena in 5 anni e 4 mesi di reclusione; Domenico D'Agostino, conferma; Raffaele D'Agostino, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Filippo Dattola, conferma; Cosimo De Leo, 6 anni di reclusione; Giorgio De Masi, ridetermina la pena in 7 anni e 4 mesi di reclusione; Salvatore Femia, conferma; Massimo Fida, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Giuseppe Figliomeni, conferma; Rosario Filippone, conferma; Domenico Focà, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Salvatore Fragomeni, conferma; Brunello Franzè, conferma; Domenico Frascà, ridetermina la pena in 2 anni di reclusione, pena sospesa; Donato Fratto, assolto per non aver commesso il fatto; Salvatore Giuseppe Galati, conferma; Antonio Galea (cl. 1962), ridetermina la pena in 7 anni di reclusione; Antonio Galea (cl. 1954), conferma; Antonio Gattellari, ridetermina la pena in 9 anni di reclusione; Andrea Gattuso, ridetermina la pena in 7 anni di reclusione; Antonino Gattuso, conferma; Carmelo Gattuso, conferma; Domenico Gattuso, ridetermina la pena in 4 anni e 8 mesi di reclusione; Nicola Gattuso, ridetermina la pena in 11 anni e 4 mesi di reclusione; Vincenzo Gattuso, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Osvaldo Gioberti, 6 anni di reclusione; Bruno Gioffrè, ridetermina la pena in 6 anni e 8 mesi di reclusione; Remingo Iamonte, conferma; Giuseppe Iannone, assolto da un capo d'imputazione perché il fatto non sussiste, in relazione a un altro capo ridetermina la pena in 1 anno di reclusione e 600 euro di multa, pena sospesa; Giuseppe Romeo Iaria, conferma; Domenico Iaropoli, conferma; Francesco Ietto, ridetermina la pena in 7 anni e 4 mesi di reclusione; Rocco Lamari, ridetermina la pena in 10 anni di reclusione; Sotirio Santo Larizza, ridetermina la pena in 4 anni e 8 mesi di reclusione; Cosimo Giuseppe Leuzzi, ridetermina la pena in 8 anni e 8 mesi di reclusione; Vincenzo Longo, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Antonino Macheda, conferma; Salvatore Macrì, conferma; Antonio Maesano, 4 anni e 8 mesi di reclusione; Giovanni Maesano, 6 anni di reclusione; Claudio Umberto Maisano, conferma; Filiberto Maisano, ridetermina la pena complessiva in 10 anni e 8 mesi di reclusione; Saverio Manglaviti, conferma; Michele Marasco, conferma; Rocco Marasco, conferma; Giuseppe Martello, conferma; Giuseppe Marvelli, ridetermina la pena in 10 anni di reclusione; Francesco Marzano, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Rocco Mazzaferro, assolto per non aver commesso il fatto; Paolo Meduri, conferma; Francesco Meleca, conferma; Demetrio Meniti, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Giovanni Minniti, conferma; Leone Modaffari, conferma; Saverio Mollica, ridetermina la pena complessiva in 10 anni e 8 mesi di reclusione; Carmelo Muià, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Domenico Antonio Napoli, ridetermina la pena in 6 anni e 8 mesi di reclusione; Salvatore Napoli, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Bruno Nesci, ridetermina la pena in 8 anni e 4 mesi di reclusione; Domenico Oppedisano, ridetermina la pena in 10 anni reclusione; Michele Oppedisano, ridetermina la pena in 9 anni e 4 mesi di reclusione; Pasquale Oppedisano, conferma; Pietro Oppedisano, conferma; Raffaele Oppedisano, ridetermina la pena in 6 anni e 8 mesi di reclusione; Luigi Palmanova, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Antonio Nicola Papaluca, ridetermina la pena in 6 anni e 8 mesi di reclusione; Bruno Paviglianiti, conferma; Carmelo Paviglianiti, conferma; Paolo Paviglianiti, conferma; Antonino Pesce, ridetermina la pena in 4 anni e 8 mesi di reclusione; Savino Pesce, assolto per non aver commesso il fatto; Bruno Pisano, conferma; Sebastiano Praticò, ridetermina la pena in 8 anni e 8 mesi di reclusione; Giuseppe Prestopino, ridetermina la pena complessiva in 8 anni e 8 mesi di reclusione; Domenico Prochilo, conferma; Giovanni Pronestì, conferma; Giuseppe Raso, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Salvatore Romeo, conferma; Antonino Sapone, reato estinto per morte del reo; Rodolfo Scali, ridetermina la pena in 8 anni di reclusione; Tonino Schiavo, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Damiano Sgambelluri, conferma; Sebastiano Stelitano, conferma; Luca Surace, conferma; Damiano Ilario Tassone, ridetermina la pena in 4 anni e 8 mesi di reclusione; Vincenzo Tavernese, assolto da un capo d'imputazione per non aver commesso il fatto, in relazione a un altro capo ridetermina la pena in 2 anni di reclusione; Biagio Tramonte, conferma; Giuseppe Trapani, conferma; Giuseppe Trichiolo, ridetermina la pena in 2 anni e 2 mesi di reclusione; Giovanni Tripodi, ridetermina la pena complessiva in 11 anni e 8 mesi di reclusione; Giuseppe Vecchio, ridetermina la pena in 6 anni di reclusione; Rocco Violi, assolto per non aver commesso il fatto; Vincenzo Zappia, conferma; Carlo Domenico Zavaglia, assolto perché il fatto non sussiste; Annunziato Zavettieri, conferma; Rocco Zoccali, reato estinto per morte del reo; Kewin Zurzolo, conferma.
LE REAZIONI - «E' stata una sentenza che segna un momento di grande chiarezza sulla unitarietà della 'ndrangheta e conferma l’impostazione accusatoria in relazione all’individuazione dei responsabili non solo dell’organismo di vertice, ma anche delle cosche sulle quali si è indagato». Lo ha detto all’Agi il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, commentando la sentenza del processo d’appello scaturito dall’operazione Crimine. «Mi sembra quindi - ha aggiunto il procuratore distrettuale - una sentenza storica che costituirà il fondamento sul quale attuare un piano investigativo significativo». Anche il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha commentato la sentenza: «E' importante che non solo è stata riconosciuta anche in appello l’unitarietà della 'ndrangheta, ma sostanzialmente c'è stata una reformatio in peius della sentenza di primo grado, poichè a molti imputati sono state tolte le attenuanti generiche riconosciute in primo grado, quindi la giudico una sentenza molto positiva».
«Una unitarietà - ha aggiunto Gratteri - che si cerca di dimostrare sin dalla sentenza di Montalto, a Locri nel 1970. Già allora nella sentenza del presidente Marino si parlava di unitarietà della 'ndrangheta, poi anche nella sentenza Armonia, si parla di mandamenti e del Crimine, ossia una struttura sovraordinata ai locali, e oggi finalmente abbiamo una sentenza d’appello che ci conferma che c'è una 'ndrangheta unitaria».