BRINDISI – In un’operazione compiuta all’alba dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi e del commissariato di Mesagne della polizia di Stato sono stati arrestati quattro esponenti di rilievo della criminalità organizzata mesagnese, tra i quali uno dei capi storici della Sacra Corona Unita, Massimo Pasimeni: sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e dell’omicidio del pregiudicato Giancarlo Salati, ucciso a 62 anni il 16 giugno 2009 nella sua abitazione a bastonate.
Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emessi dal gip del Tribunale di Lecce Valerio Brancato su richiesta del capo della direzione distrettuale antimafia di Lecce Cataldo Motta e dei pm della distrettuale Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valori.
Secondo l’accusa, su mandato di Pasimeni gli altri tre si recarono a casa di Salati e lo colpirono ripetutamente con un bastone, tanto da causarne la morte. Le indagini sono state compiute anche sulla base delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Secondo quanto è risultato dalle indagini, Pasimeni nutriva un risentimento personale nei confronti della vittima, anche per il fatto che Salati aveva relazioni sessuali con minorenni.
Particolari sull'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà in questura, a Brindisi, alle 11. Parteciperanno il procuratore della direzione distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta, il procuratore di Brindisi, Marco Di Napoli, e il questore, Alfonso Terribile.
Vittima fu uccisa a sprangate
BRINDISI – Fu ucciso a sprangate, con una mazza di ferro, il 16 giugno 2009 per punirlo del fatto che aveva relazioni sessuali con ragazzine, e soprattutto per aver violentato una di loro, una quindicenne, mettendola anche incinta. Questo, secondo gli investigatori, il movente che scatenò l’uccisione di Giancarlo Salati, 62 anni, compiuta nella sua abitazione, nel centro storico di Mesagne (Brindisi) con una violenza della quale restarono tracce in tutta la piccola casa.
Salati aveva precedenti penali per furti, ma anche per sfruttamento della prostituzione, avrebbe anche avuto una relazione sentimentale con l’attuale moglie del boss della Scu Massimo Pasimeni, e ne sarebbe stato anche il «protettore» quando la donna si prostituiva. Anche per questo motivo Pasimeni avrebbe ordinato di uccidere Salati, oltre che per il fatto che l’uomo frequentava minorenni e avrebbe violentato una quindicenne, lasciandola incinta.
L'aggressione avvenne nel tardo pomeriggio del 16 giugno 2009. Giancarlo Salati stava nella casetta nel centro storico dove viveva da solo, in via Mauro Capodieci: fu colpito con violenza, a quanto constatarono i medici, almeno 16 volte, anche sulla testa, fino a rompergliela. Fu lasciato in fin di vita e fu lui stesso a chiedere aiuto, chiamando la figlia alla quale mormorò di essere caduto per le scale. L’uomo morì dopo un giorno e mezzo di coma nell’ospedale Perrino di Brindisi, dove era stato ricoverato per politrauma contusivo e emorragia cerebrale.
I presunti assassini di Salati sarebbero stati ingaggiati da Pasimeni attraverso Ercole penna, attuale collaboratore di giustizia. Si tratta di Francesco Gravina, Vito Stano e Cosimo Giovanni Guarini, arerstati insieme a Pasimeni, al quale il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere dov'era già detenuto. I quattro sono accusati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
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