Setola chiedeva tangenti anche ai camorristi
CASERTA - Lo avevano già fatto con i fratelli Tamburrino, commercianti di moto e auto con parentele illustri ai vertici del clan. Ci avevano provato con successo pure con Gaetano Vassallo, l’ecomafioso poi diventato collaboratore di giustizia.
Avevano sperimentato la forza delle armi e la persuasione dei kalashnikov, incassando il corrispettivo in denaro: decine di migliaia di euro pagati senza fiatare, senza neppure provare a scomodare i pesantissimi sponsor casalesi che pure sovrintendevano ai loro successi imprenditoriali.
Ai tempi del terrore setoliano, non c’era sconti per nessuno. Anche i camorristi dovevano pagare la tangente, anche i riciclatori ufficiali del clan. Un paradosso e un marchio di fabbrica raccontati con dovizia di particolari negli atti dell’ultima inchiesta della Dda di Napoli, che ieri ha portato all’arresto di dieci persone. Secondo il gip Nicola Miraglia Del Giudice, che ha integralmente recepito la richiesta dei pm antimafia Cesare Sirignano, Catello Maresca, Giovanni Conzo e Raffaello Falcone, sarebbero responsabili di una serie di intimidazioni e minacce, fatti commessi tra la primavera del 2008 e il mese di gennaio del 2009 (quando Giuseppe Setola fu arrestato, a Mignano Montelungo).
Principali vittime, i fratelli Passarelli, figli di quel Dante che era stato il cassiere dei Casalesi e ufficiale pagatore della famiglia Schiavone e a loro volta destinatari di misure cautelari. Al centro dell’inchiesta dei carabinieri del Reparto operativo di Caserta c’è il pagamento di somme di denaro per circa 120 mila euro.
I destinatari della misura cautelare sono accusati, in particolare, di avere imposto a Biagio, Franco, Davide e Gianluca Passarelli il pagamento di 30.000 euro per l’acquisto di un immobile a Lusciano; di 25.000 euro come prestito personale al boss Giuseppe Setola; di 25.000 euro come tangente per la costruzione della sede di una società della loro famiglia, la Commerciale Europea a Pignataro Maggiore, stabilimento dove viene impacchettato lo zucchero Kerò; di 40.000 euro come tangente da versare periodicamente. La richiesta estorsiva si era concretata il 15 settembre del 2008, tre giorni prima della strage di Castelvolturno, quando furono esplose alcune raffiche di mitra contro le saracinesche del supermercato Md di via Aversa, a Villa Literno, di proprietà della famiglia Passarelli. Il giorno successivo l’incontro chiarificatore tra i fratelli e Giuseppe Setola, che arrivò con il kalashnikov a tracolla, il giubbetto antiproiettile e una carriola carica di armi al seguito.
Le stesse utilizzate nel massacro sulla Domiziana e sequestrate a Monteruscello il 30 settembre del 2008, quando furono arrestati tre esponenti di spicco del gruppo: Oreste Spagnuolo (oggi pentito), Alessandro Cirillo e Giovanni Letizia. Si parlarono seduti ai tavoli dell’agriturismo «Terra mia», sul lago d’Averno.
Così la racconta Gennaro Cardillo, proprietario del locale, sequestrato un anno fa, pure lui coinvolto in uno dei tanti filoni d’inchiesta sul gruppo camorristico del killer finto cieco: «Il giorno successivo vennero nel mio ristorante i fratelli Franco e Davide Passarelli con Natale Carmine ed il figlio, Setola Giuseppe, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia. Setola venne con un furgone bianco a bordo del quale vi era un’altra persona di cui non ricordo il nome. Rimasi sconvolto dalle armi di cui disponeva Setola, trasportate su un carrello trainato dal suo accompagnatore con pistole ed altre armi. Setola aveva sempre il solito kalashikov a tracollo ed un giubbotto antiproiettile. Si intrattennero tutti a cena nel mio ristorante che era chiuso al pubblico (...). Non mi sembrava che vi fosse tensione tra loro, anzi sembravano discutere cordialmente e non animatamente».
L’ordinanza è stata notificata in carcere dai carabinieri di Caserta a sette dei dieci indagati. Si tratta di Giuseppe Setola, Salvatore Santoro, Davide Granato, Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo, Massimo Alfiero, Carmine Natale, tutti i protagonisti della stagione di sangue chiusa con un bilancio terribile: diciotto morti, diciotto feriti, centinaia di intimidazioni armate, decine di attentati. Sono finiti in manette all’alba di ieri, invece, Emilio Natale, Arturo Massaro e Stefano Esposito, fiancheggiatori del gruppo setoliano ancora a piede libero.
Rosaria Capacchione
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