Nel mirino presunti esponenti di un clan che operavano a San Leone e nella valle dei templi. Ai posteggiatori imponevano pagamenti tra i 20 e i 50 euro al giorno
AGRIGENTO. I carabinieri del reparto operativo di Agrigento hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, firmate dal gip Luigi Petrucci del tribunale di Palermo e richieste dal procuratore aggiunto della Dda Vittorio Teresi e dal sostituto Rita Fulantelli, nei confronti dei presunti esponenti di un clan che avrebbe taglieggiato i parcheggiatori di Agrigento. Gli indagati, tutti residenti nel quartiere satellite di Villaseta, sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Avrebbero chiesto, con minacce di possibili ritorsioni, il pizzo ad alcuni parcheggiatori che operavano nella borgata marinara di San Leone e nella valle dei templi, sul piazzale della rotonda Giunone. L'operazione, per questo motivo, è stata denominata "Parcometro".
Imponevano, secondo l'accusa, il pizzo ai parcheggiatori che lavoravano fra San Leone e la Valle dei Templi, facendosi pagare una cifra che oscillava tra 20 e 50 euro giornalieri, le quattro persone arrestate dai carabinieri con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere richieste dalla Dda, sono state eseguite tra Agrigento e Reggio Emilia. L'inchiesta è stata avviata nel giugno del 2010. All'inizio i quattro indagati - tutti appartenenti secondo gli inquirenti alla famiglia mafiosa di Villaseta - avrebbero preteso il denaro per sostenere gli "amici detenuti". Poi, secondo le indagini, se i posteggiatori non pagavano, arrivavano le minacce. La riscossione del pizzo avveniva direttamente nei piazzali dei parcheggi di San Leone, ma anche nella zona del centro commerciale di Villaseta.
I nomi degli arrestati
AGRIGENTO. Gli arrestati dell'operazione "Parcometro" sono: Pietro Capraro, 26 anni, di Agrigento, ma residente a Reggio Emilia; Vincenzo Cacciatore, 47 anni, già coinvolto nell'operazione antimafia "Ombra", dei primi anni del 2000, imparentato ed anche accusato dall'ultimo pentito della mafia agrigentina, Franco Cacciatore; Guido e Nicolò Vasile (con precedenti per omicidio), rispettivamente padre e figlio, di 52 e 30 anni, il primo con precedenti per associazione mafiosa e il secondo per omicidio, già arrestati il 29 settembre scorso perché ritenuti responsabili dell'aggressione al titolare di uno stabilimento balneare di San Leone, durante il quale a quest'ultimo venne strappato con un morso il lobo di un orecchio.
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