Ascoltati tutti e sei gli indagati dell'operazione "Doppio canale" accusati a vario titolo di traffico di stupefacenti, 2 si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e 4 hanno respinto le accuse
Due indagati che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e quattro che hanno respinto le accuse. È il bilancio degli ultimi interrogatori di garanzia delle persone coinvolte nell’operazione antidroga della Squadra mobile e della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro denominata «Doppio canale», scattata all’alba dell'11 gennaio per sgominare due organizzazioni criminali dedite ad un fiorente smercio di sostanze stupefacenti a Catanzaro, e con affari e collegamenti in provincia di Reggio Calabria e Vibo Valentia, ed accordi anche in Puglia e Basilicata.
Davanti al giudice per le indagini preliminari distrettuale Livio Sabatini, che ha firmato l’ordinanza cautelare a loro carico, hanno scelto il silenzio Sergio Marino, 37 anni, di Simeri Crichi (difeso da Antonio Chiarella); ed Emanuele Nicoletta, 23, di Catanzaro (difeso da Antonio Larussa), entrambi sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la firma. Hanno invece fornito la propria versione proclamandosi innocenti il terzo indagato destinatario del medesimo provvedimento, Renato Marcello, 53 anni, di Zagarise (difeso da Pasqualino Ledonne), nonchè gli ultimi indagati sottoposti a custodia agli arresti domiciliari: Giuseppe Procopio, 30, di Catanzaro (difeso da Antonio Sgromo); Rocco Stranieri, 32, di Catanzaro (difeso da Antonio Abate); e Giuseppe Zaffino, 35 anni, di Catanzaro (difeso da Nicola Tavano). Prima di loro solo altri cinque indagati hanno scelto di rispondere alle domande del gip, mentre tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’operazione «Doppio canale» ha coinvolto complessivamente trentuno persone, per le quali i sostituti procuratori Pierpaolo Bruni e Vincenzo Capomolla avevano chiesto l’emissione di provvedimenti restrittivi. Il gip ha accolto la richiesta nei confronti di 25 persone, a 10 delle quali è contestato il traffico di stupefacenti, soprattutto cocaina, mentre agli altri è contestata una serie di episodi di spaccio. Dall’inchiesta antidroga, secondo quanto reso noto dagli investigatori, sono emersi collegamenti dei gruppi malavitosi ricostruiti con il clan Mancuso di Limbadi e con soggetti vicini alla cosca dei Piromalli-Ruga del Reggino. Le indagini, avviate nel 2007, hanno permesso di effettuare numerosi arresti in flagranza e diversi sequestri di cocaina, marijuana e hashish.
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