domenica 25 ottobre 2009

SCACCO MATTO


SCACCO MATTO

SCACCO MATTO

f.c.) Nell’udienza di ieri, relativa al processo «Scacco Matto», dovevano essere escussi 11
testi della pubblica accusa: Calogero carlino, Giuseppe Paolo Fisco, Antonino Taffari,
Francesco Gulotta, Luigi Abbene, Vincenzo Palilla, Domenico e Calogero Indelicato,
Rosario Fara, Giorgio Alberti, Vincenzo Spuches e Stefano Venezia. Imprenditori che
in qualche modo avrebbero subito danneggiamenti nell’espletamento delle
loro attività. Giorgio Alberti, ingegnere, è uno dei tecnici responsabili della Intertecno,
la società di ingegneria capo progetto del resort di sir Rocco Forte e del quale cura la
direzione dei lavori. Per i testi, ad eccezione di Giuseppe Bivona e Antonino Taffari, sono
stati accolti i verbali e quindi non sono stati esaminati. E’ stato escusso Giuseppe Bivona,
imprenditore agricolo di Menfi, al quale sono state date alle fiamme i due casolari ubicati
nel suo terreno a Menfi e destinato alla produzione di carciofi e poi il camion.
Secondo quanto riferito da Bivona, 4 persone gli si avvicinarono perché volevano un carico
di carciofi il cui pagamento sarebbe avvenuto a Palermo da un’altra persona, ma si rifiutò
questo tipo di trattativa. Secondo Bivona ad avvicinarlo sarebbero stati Corso, Michele
Barreca, Pumilia e un certo Napoli, poi identificato in aula in Tommaso Militello, in stato di detenzione.

I VERBALI DI RIZZUTO. Il pentito narra dei danneggiamenti perpetrati a Menfi
I Campo e la ritorsione su Taffari

Per quanto riguarda la Sigenco, dopo che Rizzuto parla dell’installazione dell’impianto di produzione
del calcestruzzo all’interno del cantiere della Sigenco da parte dei Campo (interrogatorio del
Rizzuto da parte della Dda riportato ieri sul nostro quotidiano), il collaboratore di giustizia dice ancora:
«Quando ci siamo incontrati con Paternò, poiché i Campo mi avevano già informato che dovevano
iniziare i lavori della fognatura di Menfi, che erano stati aggiudicati alla Sigenco, quando
abbiamo parlato con Paternò dei lavori del ponte ci accordammo anche che avremmo fatto i lavori
di Menfi della fognatura. Quando poi i Campo sono stati messi al comando della famiglia mafiosa
di Menfi abbiamo detto loro che i lavori della fognatura li avrebbero fatti loro, che avrebbero
anche preso la tangente recuperando, così, i soldi che avevano dato ai Capizzi. Non so poi se i lavori
della fognatura siano iniziati. Non ricordo altro in questo momento circa la Sigenco».
Dopo l’ennesimo omissis che segna uno spazio bianco nella pagina del verbale, Rizzuto parla
della vendita dell’impianto di calcestruzzo dei D’Anna. «Quando dovevano vendere l’impianto
dei D’Anna, lo volevano comprare i fratelli Campo, ma Matteo Messina Denaro ha fatto sapere al
Guzzo di essere interessato all’acquisto ed allora io e Guzzo abbiamo detto ai Campo di ritirarsi in
quanto erano interessati altri amici cui non si è potuto dire di no e i Campo si sono messi subito
da parte». Rizzuto passa a parlare della questione circa il consorzio tra gli impianti di calcestruzzo di Menfi.
«Se n’è occupato Guzzo e la prima questione era quella relativa al pagamento del pizzo in quanto
Errante era non avvicinabile tanto che gli si volevanofare dei danneggiamenti cui mi sono opposto
per evitare l’attenzione delle forze dell’ordine e quindi si decise tra Campo e Guzzo di fare il consorzio
così la tangente l’avrebbe pagata il consorzio e non i singoli impianti. Nel frattempo Cascio
aveva acquistato l’impianto ed era d’accordo per la costituzione del consorzio così come i Campo.
Non erano d’accordo, invece, Errante e Taffari, che però sono stati convinti ma non so da chi».
Sono sorte, però, fibrillazioni in relazioni alla spartizione delle quote. «Era il periodo in cui erano
iniziate le discussioni con i Campo tanto che poi la questione del consorzio non l’abbiamo trattata
noi ma direttamente i Campo. So che da Guzzo è poi andato Taffari, forse inviato dal La
Rocca che si lamentava con il Guzzo della spartizione delle quote. Io dissi a Guzzo, che mi interessò
della questione, che io non ne volevo sapere niente. Dopo che Taffari aveva parlato con Guzzo,
hanno dato fuoco alla pompa del Taffari, e io e Guzzo abbiamo chiamato i Campo e, dicendo loro
che avremmo dato loro l’incarico di comandare la famiglia mafiosa di Menfi, ma a condizione
che ci spiegassero dei danneggiamenti di Menfi, loro ammisero solo i danneggiamenti a Di Carlo e
a Taffari. Chiedemmo anche dei danneggiamenti ai vigneti e loro dissero di non sapere niente.
Circa il consorzio, la somma da versare era di un euro per ogni metro cubo di calcestruzzo e doveva
andare alla famiglia di Menfi. Guzzo poi chiese notizie, ma Campo disse che ancora l’attività
del consorzio non era ancora iniziata. Ribadisco comunque che la questione del consorzio è stata
seguita direttamente da Guzzo e che io so solo quello che il Guzzo mi ha riferito. I Campo mi dissero
pure di avere dato 2 mila euro a chi ha incendiato la pompa a Taffari».
I Pm della Dda chiedono a Rizzuto cosa intende dire quando parla di Mario Davilla e Girolamo
Sala come uomini a disposizione. Rizzuto chiarisce: «Erano disponibili a quello che c’era da fare,
avevano dato la loro disponibilità. Avevano dato la disponibilità al mandamento di Sciacca». Alla domanda
di come gli risultasse tale circostanza il Rizzuto dichiara: «Perché ce l’hanno detto loro
che erano disponibili. Vennero da noi. Prima il Davilla venne per questioni di lavoro, cosa che noi giravamo
per farlo lavorare. Voleva fare una società. Poi si è messo a disposizione dicendo che se
avevamo bisogno era a disposizione . Un giorno venne cu cosu. Disse c’è mio compare che è pure
a disposizione, se c’è bisogno siamo a disposizione ». I Pm si lamentano chiedendo perché queste
cose non le avesse dette in precedenza. Rizzuto chiarisce: «Io pensavo che lei mi diceva se erano
uomini d’onore, se appartenevano alla famiglia mafiosa di Burgio o alla famiglia mafiosa di… io le
ho detto di no, però che hanno dato la loro disponibilità, hanno dato la loro disponibilità».
Altri soggetti che si sono messi a disposizione? «Altri soggetti che si sono messi a disposizione
che mi ricordo per ora no». E di Di Gangi? Che ci sa dire? «Totò di Ganci? Quello dell’operazione
Avana. Si, sentito parlare. E’ stato per un periodo di tempo, mi sembra, pure latitante, però io non
l’ho conosciuto, so che doveva uscire ma poi forse gli è arrivato qualche altro… Nell’ambiente si
diceva che doveva uscire». I Pm chiedono se sa di rapporti tra Dimino e Ganci. «Tra Dimino e Ganci
almeno allora avevano dei rapporti. Prima di essere arrestati so che avevano buoni rapporti, anche
perché in una riunione proprio io, il Guzzo e Dimino, nella quale non voleva sapere niente di
questa situazione, disse quando esce lo zio Totò se ci sono cose da chiarire poi me li discuto con lui.
Sempre lui si riferiva alla situazione che lo fecero rubare, che lo fecero fare, che aveva tutti questi
dubbi». I Pm chiedono sulla fornitura degli inerti. «Stefano Morreale prendeva gli inerti della operativa
Virgilio a nostra insaputa. Guzzo ne parlò con Rosario Cascio con cui teneva i rapporti quando
era libero. Visto che Morreale si fornisce da Virgilio, Guzzo dice a Cascio se voleva fare lui la fornitura.
Ma Morreale disse che prendeva da Virgilio perché per lui era più vicino». I Pm precisano a
Rizzuto che nell’ordinanza risulta che gli inerti non li fornì più Virgilio e che fu estromessa dall’Unicav.
Rizzuto dice: «Non la so questa cosa, come è stata non lo so». E i Pm gli chiosano che Virgilio
fu estromesso perché aveva fatto le forniture alla Sigenco non facendo fare le forniture ai Cascio.



Le rivelazioni del boss Rizzuto



Menfi e Sambuca ai ferri corti
Il collaboratore di giustizia racconta la guerra tra i clan dei due paesi

I numerosi danneggiamenti ed estorsioni compiuti a Menfi misero in tensione Rizzuto,
preoccupato che tali fatti generassero, ovviamente, controlli più serrati da
parte delle forze dell’ordine. I pm chiedono al collaboratore di giustizia
dell’incontro a Menfi con i fratelli Campo. «Con i fratelli Campo, non era presente
Bucceri». Omissis. Poi i pm chiedono del perché dell’incontro con i Campo e
non, invece, con Bucceri. «Perché Bucceri agli appuntamenti non veniva più.
Se voleva venire poteva venire, tanto che poi noi abbiamo detto a Bucceri,
ai Campo che volevamo dargli l’incarico. Per questo non c’era più Bucceri perché
volevamo dare l’incarico a loro e dovevano venire loro. Sono venuti loro, abbiamo discusso
la cosa di dare l’incarico a loro perché erano successe tutte queste cose e
non poteva essere più e che si doveva sistemare questo Menfi. Noi gli abbiamo
detto che a Bucceri se loro volevano tenerlo era responsabilità loro perché noi non
ne volevamo sapere niente». Quindi i Campo furono fatti uomini d’onore, domandano
i Pm. «Si, furono fatti uomini d’onore. Eravamo noi quattro, io, Guzzo e i due fratelli
Campo. Essi presero l’incarico di tenere Bucceri. Loro mi dissero che avevano
avuto contrasti, avevano avuto chiacchiere, l’avevano cacciato, però lo riprendiamo.
Questa fu l’ultima volta che io ho visto i Campo». Dopo il suo insediamento a Sambuca,
chiedono i pm a Rizzuto, aveva avuto contrasti con Bucceri? «Si, con lui ho
avuto i contatti, all’inizio con lui avevo i contatti, anche quando ci fu l’accordo che
hanno fatto poi i Capizzi dei 50.000 euro, lui era presente. I 50.000 euro che dovevano
uscire per i lavori alla Sigenco. Quando c’è stato questo accordo che siamo andati
a parlare con Giuseppe Capizzi, c’era presente Bucceri e Campo».
Poi i pm chiedono se i fratelli Campo o Bucceri riconoscevano comunque un predominio
, un potere di Sambuca su Menfi. «Si. Poi so che ci sono state lamentele, me lo
disse Guzzo nel discorso che lui ha avuto con La Rocca. Guzzo
mi disse che quelli di Menfi, diciamo Bucceri e i Campo, si
lamentavano che pigliavano loro i soldi e li portavano a
Sambuca e quindi questa storia doveva finire. I soldi di Menfi
dovevano restare a Menfi, da oggi in avanti ». I magistrati chiedono quante volte è accaduto
che i soldi da Menfi sono stati portati a voi, a Sambuca. «Di prima di mio cugino
(Leo Sutera) io non lo so, in mani mie una volta, quando è stata la storia del ponte
». I Pm chiedono: hanno avuto tutte queste lamentele per una volta sola? «Ma loro
si lamentavano, secondo me, di prima, perché di prima avevano portato pure a
Sambuca. Tanto che loro si volevano formare, avevano formato questo gruppo,
questo coso e si erano messi». E chi è questo gruppo? Chiedono i magistrati. «Loro,
Bucceri, c’era questo suo cugino che io non so chi è, so che era cugino di loro. Di
altri non so. Non so se poi faceva parte questo picciotto che gli ha dato la casa.
Non lo so, a noi non lo dicevano». I magistrati della Dda fanno poi riferimento a Pumilia
e chiedono a Rizzuto: per capire cosa stava succedendo a Menfi, visto che voi
non capivate, lei si è rivolto a Pumilia. Sapeva lui che lei era il capo mandamento?
«Si». Quindi, incalzano i magistrati, Pumilia sapeva che l’interesse suo ad avere notizie
era legato al suo ruolo di capo mandamento? «Certo, certo, certo». Parlando, poi,
ancora dei fatti di Menfi, si fa riferimento a Di Carlo. I pm chiedono a Rizzuto sequando
hanno dato l’incarico ai fratelli Campo di gestire Menfi e di tenere sotto
controllo il Bucceri, loro erano a conoscenza del fatto che Bucceri si era mosso
senza chiedere il permesso a Sambuca, aveva fatto qualche cosa che non doveva
fare. Rizzuto risponde: «Si, hanno fatto quella di Di Carlo, hanno dato fuoco alle
cose di Di Carlo». E questa cosa di Di Carlo lei ritiene sia riconducibile a Vito Bucceri’?
Chiedono i pm. «Mi hanno ammesso che l’hanno fatta loro. I fratelli Campo insieme
a Bucceri. Il danneggiamento a Taffari e a Di Carlo. A Taffari dissero addirittura che
hanno dato 2.000 euro per fare l’intimidazione. Taffari ultimamente non si voleva
accordare per la questione della percentuale, prendeva tempo e poi…la percentuale
del consorzio, c’era una percentuale del consorzio che gli volevano dare. Gli volevano
dare un tot di percentuale che non so quanto è, ma lui non si voleva accordare
perché gli sembrava poco. Poi va da Guzzo. Quindi per fargli capire che gli altri
facevano danni se lui non si faceva, ehh, gli hanno fatto il danneggiamento». I Pm
chiedono chiarimenti a Rizzuto: quando lei dice loro, si riferisce ai fratelli Campo e
a Bucceri o solo ai Campo? «Quella di Di Carlo il Bucceri era pure compreso, in questa
di coso, non lo so se Bucceri era al corrente o non era al corrente di quella di Taffari
». Si passa al motivo del danneggiamento a Di Carlo. «Perché non ha voluto pagare la tangente
e tutte queste belle cose e poi forse avevano problemi perché magari quello gli
ha fatto capire che voleva prendere il cemento forse da qualche altra parte, all’inizio.
Loro per farlo preoccupare gli hanno fatto questa cosa».

FILIPPO CARDINALE

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