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venerdì 16 ottobre 2009
Processo "Agorà", acquisiti i verbali del pentito Rizzuto
Processo "Agorà", acquisiti i verbali
del pentito Rizzuto
C’è un nuovo pentito di mafia, Calogero Rizzuto, 49 anni di Sambuca di Sicilia, che ha riempito pagine e pagine di verbali sulla realizzazione del centro commerciale “Agorà” di Castrofilippo. L’uomo, che ha deciso di collaborare con la giustizia lo scorso mese di settembre, ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee ai magistrati della Dda che i pubblici ministeri Asaro e Micucci, del processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato che si è aperto ieri a Palermo, hanno chiesto al Gup Lorenzo Matassa di far entrare nel procedimento che vede sul banco degli imputati Calogero Costanza, Gerlando Morreale, Beniamino Di Gati, Calogero Di Caro, Luigi Messana, Diego Messana e Angelo Di Bella.
Per questo motivo le arringhe dei Pm per gli imputati di questo procedimento che dovevano essere emesse ieri da parte dei Pm non sono state ufficializzate. L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 19 ottobre. Un rinvio che si è reso necessario per permettere ai legali di fiducia degli imputati di prendere visione di quelle dichiarazioni rilasciate da Rizzuto il 15 settembre ed il 6 ottobre scorso. Il processo "Agorà", che è stato diviso in tre tronconi, ha visto in precedenza la condanna con il patteggiamento per l’ex capo di cosa nostra agrigentina Maurizio Di Gati e Francesco Conti ai quali sono stati inflitti un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno.
Per altri tre imputati, Antonio Di Bella, Vincenzo Leone e Antonio Di Bella, c’è stato il rinvio a giudizio con l’inizio del processo con il rito ordinario che prenderà il via il prossimo 11 gennaio. Per altri sette imputati, invece, l’abbreviato iniziato ieri mattina. Secondo l’accusa la realizzazione del centro commerciale “Agorà”, dalla fase della progettazione a quella della realizzazione, entrò nel mirino di Cosa nostra. I boss, tuttavia, dovettero avere a che fare con la maxi retata Alta mafia che portò poi in carcere nel marzo del 2004 quarantatrè persone, cambiando i vertici dell'organizzazione.
Cosa nostra allora riuscì – sempre secondo la Direzione distrettuale Antimafia- a riciclare la propria strategia imprenditoriale, passando di mano sia il terreno su cui si stava realizzando il centro commerciale, sia le relative autorizzazioni, mantenendo tuttavia il controllo delle ditte cui erano stati affidati i singoli incarichi. Secondo gli inquirenti, dunque, il centro commerciale sarebbe stato realizzato da imprese che facevano capo proprio ai soggetti coinvolti e alle loro imprese, riconducibili al super latitante di Campobello di Licata Giuseppe Falsone.
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Intanto a Francesco Conti non hanno ancora fatto il processo
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