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mercoledì 7 ottobre 2009
Avellino, smantellata a Taurano la cellula del clan cava
Avellino, smantellata a Taurano la cellula
degli insospettabili del clan Cava
Taurano - Smantellata la cellula criminale di insospettabili legata al clan Cava. Cinque arresti, il sequestro di un enorme quantità di armi ed il ritrovamento di due auto rubate nel blitz denominato «Tempesta 3»: è il bilancio dell'operazione della squadra mobile di Avellino, diretta dal vice-questore Pasquale Picone sotto il coordinamento dalla Dda di Napoli.
All'operazione, seguita dal questore Antonio De Iesu, ha collaborato personale del commissariato di Lauro, coordinato dal dirigente Marco Napoli. In manette sono finiti cinque persone ritenute vicine al clan Cava. Si tratta di Antonio Virgilio Schiavone, 49 anni e Bruno Venezia di 37, ambedue di Taurano. Mario Allocca, 31 anni di Moschiano. Giovanni Sepe, 42 di Visciano ma originario di Taurano e Michele Picardi, 45 anni di Chiusano San Domenico. Gli arrestati, tutti incensurati, rispondono di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e danneggiamento di proprietà privata.
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip Di Girolamo su richiesta del pm Soviero. La polizia ha sequestrato diverse armi in loro possesso, una vera santabarbara: due pistole calibro nove con matricola abrasa, altrettanti fucili a pompa, uno a canna mozza, un silenziatore, un ordigno, quattro passamontagna e munizionamento vario. Un vero e proprio arsenale, perfettamente funzionante. Il clan usava anche due auto risultate rubate: un'Audi «A6» e una Citroen «C3».
Le indagini sono partite nel maggio 2008 da una costola dell'operazione «Tempesta» che all’epoca decapitò il gruppo criminale dei Cava con 48 arresti. Una laboriosa indagine che puntava a capire quali fossero i mutamenti del clan dopo le numerose manette fatte scattare. Un'investigazione vecchia maniera, fatta di pedinamenti, intercettazioni e verifiche sul campo che, nel tempo, ha dato i suoi frutti. Giorno dopo giorno prendeva forma il gruppo criminale che sembrava avere a capo Schiavone. Si tratta comunque di operai incensurati, ma vicini ai gruppi criminali locali, anche al clan Russo di Nola. «Delle seconde linee molto aggressive e violente - come ha ribadito il questore De Iesu - che chiedevano denaro e dividevano il frutto delle estorsioni». In tutto sono otto le persone attenzionate dalla polizia.
La stessa richiesta di custodia riguarda altrettanti soggetti. Ma il gip ha disposto l'arresto solo per quattro di essi. Per Allocca l’arresto, invece, in flagranza di reato. Nella sua abitazione di Moschiano sono state trovate le due pistole con matricola abrasa e le auto risultate poi rubate. Altri tre soggetti rimangono indagati a piede libero. Le indagini hanno portato a riscontrare almeno sei tentativi di estorsione con quattro richieste di pizzo evase dalle vittime. Un giro di racket che parte dal vallo di Lauro per arrivare a Bracigliano, Forino, Monteforte e Manocalzati. Nel mirino, soprattutto imprenditori specializzati nella silvicoltura. Nel corso delle indagini sono stati riscontrati anche momenti di frizioni interna.
Qualche episodio come lo scoppio di bombe e gli spari vicini alle abitazioni sono da riportare a ritorsioni tra criminali. Il tutto per avere il predomino del territorio mentre i boss sono tutti in galera. Da manuale il nascondiglio delle altre armi ritrovate. Erano nascoste in un fondo agricolo di proprietà dello Schiavone attiguo alla strada Taurano-Monteforte. Ritrovati anche alcuni strumenti che dovrebbero servire proprio alla costruzione di bombe. Stamane, i primi interrogatori presso il carcere di Poggioreale.
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