giovedì 8 ottobre 2009

Cattolica Eraclea Arciprete chiede aiuti a imprese in odor di mafia




Il prete ringrazia la ditta del boss
Scoppia nuova polemica in Sicilia


Cattolica Eraclea (Agrigento), 8 ottobre 2009 - Non bastava la dedica al boss mafioso del presidente dell'Akragas calcio (poi costretto a dimettersi), una nuova polemica si è scatenata in Sicilia. Nella bufera è finito un sacerdote, don Nino Giarraputo, reo di avere ringraziato pubblicamente una ditta di costruzioni di Favara (Agrigento), tra i cui proprietari figura un imputato di mafia.


Le parole "incriminate" sono state pronunciate davanti al vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, nella chiesa di Cattolica Eraclea. Ad ascoltarle in prima fila anche il capo dei vigili urbani, gli amministratori con la fascia tricolore e i parrocchiani accorsi per dare il benvenuto all’arciprete nel giorno del suo insediamento. Il clima era di festa, fino a quando l’arciprete, rivolgendosi al vescovo seduto dietro l’altare della chiesa, ha detto: "Le nostre chiese hanno bisogno di tanta attenzione e noi gliela daremo in tutti i modi e sono certo che anche le imprese di Favara non mancheranno, come la Catena costruzioni della famiglia Valenti-Pitruzzella".


Il video della cerimonia è finito su Youtube e la ditta, a cui si fa riferimento, è anche dell’imputato per mafia Santo Pitruzzella. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta, dopo che i carabinieri hanno inoltrato una informativa sul discorso d’insediamento del parroco. "Si tratta di un atto dovuto - ha detto il procuratore di Agrigento Renato Di Natale - per valutare bene i fatti".


Don Giarraputo getta acqua sul fuoco: "Non capisco il clamore che stanno suscitando le mie parole, ho solo ringraziato l’impresa che ha realizzato i lavori di costruzione e manutenzione nella chiesa di Favara dove sono stato prete per tre lustri".


Ma la curia di Agrigento, con una nota, esprime il suo rammarico. "La chiesa - scrive - ha sempre denunciato qualsiasi mentalità mafiosa e condanna ogni azione macchiata da illegalità e criminalità". Per la Curia ‘’le dichiarazioni dei singoli sacerdoti, e nel caso specifico quelle fatte da don Giarraputo, che possano prestare il fianco ad interpretazioni dubbie o suscitare scandalo in chi ascolta vengono fortemente condannate come inopportune e dannose". E precisa inoltre che "per le costruzioni di nuovi edifici di culto ci si avvale di tutte le indicazioni richieste dalla legge, esigendo dalle ditte appaltatrici il certificato antimafia rilasciato dalla Camera di Commercio".


"Caso padre Giarraputo"
Procura apre inchiesta




Oltre alla Chiesa, anche la Legge vuole vederci chiaro. La Procura della Repubblica di Agrigento ha infatti aperto un'inchiesta in seguito alle dichiarazioni dell'arciprete di Cattolica Eraclea, don Nino Giarraputo, il quale, durante messa di insediamento, ha detto di "essere sicuro che le ditte delle famiglie Valenti e Pitruzzella di Favara allungheranno la mano".

Il sacerdote ha infatti voluto sottolineare che la chiesa da lui "diretta" avrà bisogno di più attenzione da parte di tutti, convinto che anche le imprese appartenenti alle famiglie Valenti e Pitruzzella di Favara, note già da anni alla Direzione distrettuale antimafia come "vicine" alle cosche mafiose, faranno la loro parte. "Le nostre chiese, Eccellenza, - aveva detto rivolgendosi all'arcivescovo di Agrigento - hanno bisogno di tanta, ma tanta attenzione. E noi gliela daremo in tutti i modi. E sono sicuro che le imprese di Favara non mancheranno".

Le due ditte di Favara nominate da don Giarraputo sono riconducibili a persone arrestate negli anni Ottanta e Novanta con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Uno dei fratelli Valenti venne arrestato nel 1999 perché ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Favara. Santo Pitruzzella, titolare dell'omonima ditta, venne pure arrestato nel 1988 per mafia. Suo padre, Gioacchino Pitruzzella, è stato indicato come "uomo d'onore" dal pentito Antinino Calderone. Le ditte di Valenti e Pitruzzella hanno costruito a Favara la chiesa dei Santissimi apostoli Pietro e Paolo, dove don Giarraputo è stato parroco prima di essere trasferito a Cattolica Eraclea.

DALLA CURIA: "ESPRIMIAMO RAMMARICO" - "La Chiesa agrigentina, guidata da monsignor Francesco Montenegro, esprime tutto il suo rammarico. La Chiesa - si legge in un comunicato stampa - denuncia qualsiasi mentalità mafiosa e condanna ogni azione che è macchiata da illegalità e criminalità. In questo senso si è sempre impegnata con dichiarazioni pubbliche, documenti ed impegno fattivo e formativo. Eventuali dichiarazioni, di singoli sacerdoti e, nel caso specifico quelle fatte dal sacerdote Giarraputo, che possano prestare il fianco ad interpretazioni dubbie o suscitare scandalo in chi ascolta, vengono fortemente condannate come inopportune e dannose. Si precisa inoltre che nella costruzione dei nuovi edifici di culto gli uffici preposti della Curia di Agrigento si avvalgono di tutte le indicazioni richieste dalla legge esigendo dalle ditte appaltatrici il certificato antimafia rilasciato dalla Camera di Commercio recante la dichiarazione anti-mafia in ottemperanza alla legge 31 maggio 65, numero 575 e successive modificazioni".

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