venerdì 11 dicembre 2009

Filippo Graviano: "Mai avuto rapporti con Marcello Dell'Utri"


Filippo Graviano: "Mai avuto rapporti con Marcello Dell'Utri"

Il boss mafioso Filippo Graviano ha smentito oggi alcune dichiarazioni rese dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza, asserendo di non aver avuto alcuna promessa da parte di ambienti politici e di non aver mai conosciuto il senatore Pdl Marcello Dell'Utri, nell'ambito del processo a quest'ultimo per concorso esterno in associazione mafiosa. Continua a leggere questa notizia

Graviano era stato citato più volte in passato da Spatuzza come sua fonte riguardo le informazioni secondo cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo stesso Dell'Utri sarebbero stati referenti politici della mafia nelle stragi dei primi anni 90.

"Non ho mai detto quelle cose a Spatuzza", ha detto il boss ergastolano, riferendosi alle dichiarazioni di Spatuzza circa un colloquio avvenuto nel 2004 nel carcere di Tolmezzo in cui, secondo il pentito, Graviano avrebbe detto: "Se non arriva nulla da dove deve arrivare possiamo pensare a parlare con i magistrati ma prima dobbiamo parlarne con mio fratello Giuseppe", facendo riferimento a presunti aiuti da parte dei politici.

Berlusconi, che non risulta indagato in alcun procedimento di mafia sia a Palermo che a Firenze, ha sempre respinto le accuse di Spatuzza definendole infondate.

Informato dai reporter a Bruxelles delle smentite di Graviano, il premier si è limitato a dire: "E cosa volevate? Non si meraviglia?".

NON AVEVO BISOGNO DI AIUTI, NON CONOSCO DELL'UTRI

Per avvalorare il fatto di non aver avuto alcun bisogno di appoggi né aiuti dalla politica, Graviano ha spiegato oggi che all'epoca, nei primi anni 90, non aveva ancora grossi guai con la giustizia, ma solo una piccola condanna.

"Nel '94 non c'era nessuno che doveva farmi promesse, perché io all'epoca dovevo scontare solo quattro mesi di carcere. Perché avrei dovuto chiedere aiuto? E poi il discorso con Spatuzza sarebbe avvenuto nel 2004. Da allora sono passati cinque anni, se avessi voluto consumare una vendetta lo avrei già fatto", ha spiegato il boss di Brancaccio, condannato con suo fratello Giuseppe all'ergastolo per le stragi di mafia del '93.

Quanto in particolare a Dell'Utri, presente anche oggi in aula, Graviano ha detto testualmente: "Non ho mai conosciuto né direttamente né indirettamente Dell'Utri, quindi non ho mai avuto rapporti con lui".

Parole che hanno rincuorato il senatore del Pdl, condannato a nove anni in primo grado, secondo cui "non c'è proprio nulla in questo processo".

"Spero che siccome non c'è niente, alla fine venga fuori", ha detto ai giornalisti che gremivano l'aula di giustizia di Palermo. "Mi sono meravigliato della dignità e della compostezza di questo signore. Ha detto cose che mi meravigliano. Nel guardarlo ho avuto l'impressione di dignità da parte di uno che si trova in carcere e ha delle sofferenze. Graviano sembra un pentito Spatuzza no", ha sottolineato.

Per il deputato del Pdl e avvocato del premier, Niccolo' Ghedini, le dichiarazioni rese oggi davanti alla Corte di Appello di Palermo da Graviano e da Cosimo Lo Nigro -- altro boss mafioso del mandamento di Brancaccio ascoltato oggi nel corso dell'udienza durata circa quattro ore -- "confermano definitivamente e in modo inequivocabile la già evidente infondatezza delle assurde prospettazioni rese dallo Spatuzza".

GIUSEPPE GRAVIANO NON RISPONDE

Nell'ambito dell'udienza odierna, oltre a Filippo Graviano, doveva essere ascoltato anche Giuseppe, che si è avvalso però della facoltà di non rispondere. Per motivi di sicurezza, i due boss ergastolani -- che non sono "pentiti" -- sono stati collegati in videoconferenza con l'aula palermitana dai penitenziari dove sono detenuti in regime di 41 bis, l'articolo di legge che consente il cosiddetto "carcere duro" contro i mafiosi.

"Giuseppe Graviano è sepolto vivo, è in una situazione alienante, perché dovrebbe rispondere al processo? Cosa ci guadagna?", ha commentato il suo avvocato, Giuseppe Giacobbe, annunciando che il suo assistito ha inviato un memoriale via fax alla corte di appello presieduta da Claudio Dall'Acqua denunciando che "non è sottoposto a un 41-bis normale, è tutto un sistema mirato ad annientare la sua personalità per acquisire nuovi collaboratori di giustizia".

Con riguardo proprio a Giuseppe, Spatuzza aveva raccontato in aula nei giorni scorsi che il boss, durante un incontro a Roma nel gennaio del '94, gli nominò Berlusconi e Dell'Utri come i referenti politici della cupola mafiosa nelle stragi di mafia del '92-'93 -- l'attentato agli Uffizi di Firenze, le bombe a Roma e in via Palestro a Milano, il fallito attentato allo stadio Olimpico della capitale.

Oltre a Filippo Graviano, anche Lo Nigro ha smentito le dichiarazioni di Spatuzza, questa volta riguardo a suoi presunti rapporti con i Graviano che ha asserito aver "avuto il piacere di conoscere solamente in carcere".

Spatuzza, 45 anni, è stato condannato all'ergastolo per 6 stragi e 40 omicidi, molti dei quali eseguiti nei primi anni 90 proprio su mandato dei Graviano, che dal carcere continuavano a impartire ordini ai loro uomini.

Arrestato nel 1997, ha cominciato a collaborare con la giustizia nel 2008.

Le sue dichiarazioni sui contatti fra mafia e politica hanno riaperto il dibattito sull'uso dei pentiti e sui benefici a loro concessi per legge in caso di collaborazione con la giustizia, con alcuni -- tra cui lo stesso Dell'Utri, che anche oggi è presente in aula -- che hanno chiesto una modifica dell'attuale legislazione.

Il governo ha smentito per ora di star pensando ad un cambiamento della legge sui pentiti né a modifiche riguardanti il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

La prossima udienza del processo a Dell'Utri è stata fissata per il 18 dicembre.

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