sabato 7 febbraio 2009

PROCESSO SICANIA VERSO LA SENTENZA

PROCESSO SICANIA VERSO LA SENTENZA










CATTURATO LATITANTE

DELLA COSCA LO PICCOLO







PALERMO - Agenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo hanno arrestato il latitante Fabio Chianchiano, di 43 anni, accusato di far parte della famiglia mafiosa dei boss Lo Piccolo. L'uomo era ricercato dallo scorso luglio, da quando era sfuggito all'arresto durante il blitz che portò in carcere altre nove persone accusate di estorsioni e mafia. Chianchiano è stato arrestato dalla polizia di Stato in un'abitazione del quartiere Zen a Palermo. In passato aveva rifornito di armi il boss Sandro Lo PIccolo durante la sua latitanza. Il ricercato, oltre ad essere uno degli armieri della famiglia Lo Piccolo, è anche accusato di avere imposto estorsioni a commercianti e gestito un traffico di cocaina e marijuana in una vasta zona della città.

IN CELLA ANCHE UNA COMPLICE - Si chiama Sabrina Correnti, 26 anni, la donna arrestata con l'accusa di favoreggiamento per avere ospitato nella sua abitazione il latitante Fabio Chianchiano. La donna non sarebbe la sua compagna. Quando i poliziotti hanno fatto irruzione nell'appartamento in casa c'era anche la figlia della donna, una bambina di 10 anni. Chianchiano era ricercato dallo scorso luglio nell'ambito di una operazione denominata "Addio pizzo 4". Secondo quanto riferiscono gli investigatori il latitante si occupava, in particola modo, dello spaccio di droga. Inoltre nell'ordinanza di custodia cautelare gli viene contestato di aver fornito una pistola calibro 38 a Sandro Lo piccolo. Proprio per conto dei boss di San Lorenzo, inoltre, Chianchiano avrebbe controllato anche le estorsioni. Il procuratore aggiunto Alfredo Morvillo ha definito Fabio Chianchiano "un elemento di spessore mafioso e di spicco della famiglia dello Zen che ha preso il posto del boss Michele Catalano nell'organigramma del mandamento di San Lorenzo".







Processo «Sicania»

verso la sentenza









E’ ormai entrato in dirittura d’arrivo il processo (celebrato con il rito

ordinario) scaturito dall’inchiesta antimafia denominata «Sicania».

liliumjoker





Sul banco degli imputati siedono Stefano Fragapane, Vincenzo Fragapane, Francesco Fragapane, nonché Alfonso Milioto e Stefano La Porta, tutti di Santa Elisabetta. Gli imputati, difesi dagli avvocati Quattrocchi, Gaziano e Pennica, sono chiamati a rispondere a vario titolo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso e turbativa di mercato. Il presidente del collegio giudicante, Antonina Sabatino, ha fissato le date per le conclusioni delle parti. L’udienza del 28 ottobre sarà interamente dedicata alla pubblica accusa, mentre il 4 e l’11 novembre concluderanno i legali di parte civile (Cacciatore e Sciarrotta) e quelli della difesa. Il 18 novembre, i giudici entreranno in camera di consiglio per emettere la sentenza. In considerazione della previsione di una permanenza in camera di

consiglio di diversi giorni, il presidente Sabatino a chiesto la

disponibilità alle parti affinché la stessa, e quindi anche l’ultima

udienza, si svolgano all’interno del carcere Pagliarelli di Palermo, che è attrezzato per ospitare lunghe sedute camerali dei giudici. In tal modo si risparmierebbero ingenti risorse non soltanto per il soggiorno dei magistrati, ma anche e soprattutto per quanto riguarda l’impiego delle forze dell’ordine.



DARIO BROCCIO







Processo Sicania. In quattro sono imputati di associazione mafiosa

Secondo l’accusa avrebbero preso parte ad una riunione delle«famiglie»



Santa Elisabetta , udienza

Dedicata alle intercettazioni






SANTA ELISABETTA. (*geca*)



Ultimo atto dell’istruttoria dibattimentale del processo “Sicania”, scaturito dall’omonima inchiesta che, nel maggio del 2006, ha portato in carcere i presunti affiliati di Cosa Nostra nella zona montana. Sul banco degli imputati, nello stralcio ordinario, il ventottenne sabettese Francesco Fragapane, considerato dalla

Dda ai vertici del clan, i sabettesi Stefano, Vincenzo e Giuseppe Fragapane, rispettivamente di 30, 61 e 60 anni; Alfonso Milioto, 43 anni e Stefano La Porta, 58 anni,anche loro di Santa Elisabetta.Tutti sono accusati di associazione mafiosa ad esclusione di Stefano Fragapane che risponde solo di illecita concorrenza.

Per tutta la giornata di ieri, nell’aula sette del palazzo di giustizia,

ha deposto il perito Gioacchino Genchi che ha curato l’attività di ascolto di tutte le utenze telefoniche a disposizione degli imputati durante le indagini preliminari. Il consulente ha coordinato pure, per conto della Direzione distrettuale antimafia, la lungae complicata attività di intercettazione ambientale. Nel corso della precedente udienza,due settimane fa, ha ricostruito la vicenda del

casteltermines e Raimondo Pona,58 anni, finito in carcere nel blitz del maggio del 2006 perché la sua voce era stata attribuita, in un primo momento, a quella sentita all’interno del casolare dei Fragapane a Santa Elisabetta .Secondo l’accusa originaria avrebbe partecipato ad una riunione operativa della famiglia mafiosa. Successivi accertamenti hanno portato alla conclusione che la voce

non era in realtà la sua e fu prosciolto. La nuova deposizione di Genchi è proseguita fino alla serata di ieri in relazione a tutta l’attività di intercettazione. Il perito è stato prima interrogato dai pubblici ministeri Gemma Miliani e Rita Fulantelli.

Poi è stata la volta degli avvocati della difesa Antonino Gaziano, Salvatore Pennica ed Enrico Quattrocchi e di quelli delle parti civili, Tiziana Cacciatore Giuseppe Sciarrotta. La complessa attività riassunta nelle ultime due udienze sarà di particolare importanza per individuare i rapporti fra gli imputati e le contestazioni di associazione mafiosa che vengono fatte. Il presidente della prima sezione penale Antonina Sabatino (a latere Silvia Franzoso e Laura

Petitti) predisporrà un calendario per la requisitoria dei pubblici ministeri e le conclusioni di parti civili e difese.



15 ottobre 2008

Ge. Ca.








Assolto l'ex ministro Mannino





PALERMO - La Corte d'appello di Palermo ha assolto il senatore Calogero Mannino dall'accusa di concorso in associazione mafiosa.





Confermando la sentenza di primo grado, i giudici hanno condannato la parte civile al risarcimento di tutte le spese processuali. La Corte è rimasta in Camera di consiglio quattro ore e mezzo. L'accusa aveva chiesto per Mannino la condanna a otto anni di reclusione.

"Giustizia è fatta. Ho atteso con pazienza e fiducia questa sentenza che ha confermato il verdetto di pimo grado". Lo ha detto il senatore dell'Udc Calogero Mannino, assolto dalla corte d'appello di Palermo dall'accusa di concorso in associazione mafiosa.







PENTITI , AVRAI STIPENDIO,

INDENNITA' ECC...





Un mafioso, magari capo del mandamento agrigentino, che per anni ha ucciso, fatto uccidere, ordinato e imposto pizzo ed estorsioni, che ha fatto per anni vita da cane randagio, latitante più o meno vicino casa, appena decide di pentirsi e collaborare con la giustizia deve essere premiato. Giusto, sacrosanto, soprattutto se le «canzoni» «cantate» ai magistrati da colui che si è macchiato di cotanti peccati mortali indirizza gli inquirenti verso legiuste strade per stanare chi è ancora delinquente non pentito. Fatti quattro conti in tasca a uno dei più noti pentiti della provincia di Agrigento, da mesi

sotto torchio dei magistrati palermitani e della stessa città dei Templi, non si può non rimanere quanto meno stupefatti. Costui, dopo avere vuotato più di un sacco, riempiendo di sostanza fogli e fogli di verbali d’interrogatorio, incassa alla fine del mese uno stipendio di circa 2 mila euro. Più di un insegnante, più di un impiegato di medio livello, più di un giornalista, più di chiunque altro ha sempre svolto un onesto mestiere, senza essersi mai pentito di avere ammazzato qualcuno. E non finisce qui. Il pentito che merita il rispetto dello Stato per l’aiuto ottenuto nella caccia ai delinquenti in libertà, ottiene anche alcune indennità, il cambio di cognome dei parenti più stretti - sempre che questi lo vogliano - e altro ancora. Cosa? Ad esempio il pagamento fatto da altri di tutte le «sante bollette» che ogni uno o due mesi vengono a rallegrare

le cassette delle lettere delle nostre case. Chissà cosa frulla per la testa di chi ha letto queste poche righe, magari trascorrendo alcuni degli interminabili minuti da disoccupato, seduto nel bar sotto casa.

Grazie al pentitismo la mafia ha subito colpi quasi mortali. Grazie ai pentiti sono stati delineati scenari fino a pochi anni fa indefiniti. Ma anche i pentiti, almeno quelli veri e utili alla causa della legalità, certamente un grazie per lo stipendio alla fine del mese lo riserveranno a chi di dovere.



FRANCESCO DI MARE







Interrotto summit di camorra
arrestato reggente clan Mazzarella





NAPOLI - Sorpreso insieme ad altre due persone durante un summit di camorra, Paolo Ottaviano - ritenuto l'attuale reggente del clan Mazzarella - è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile della questura di Napoli.

Ottaviano, che è nipote del capoclan attualmente in carcere, è destinatario di un provvedimento di fermo, emesso dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, per il reato di associazione a delinquere di stampo camorristico. L'uomo, al momento dell'arrivo della polizia era in compagnia di altri due affiliati al clan, anche loro finiti in manette.

A sorprendere i tre esponenti del clan "Mazzarella" - Paolo Ottaviano di 35 anni, Biagio Aiello Rapicano di 27 e Francesco Rinaldi di 50 anno, questi ultimi due arrestati in flagranza per il reato di associazione camorristica di stampo mafioso - sono stati gli agenti dei "Falchi" della VI sezione della Squadra Mobile della Questura di Napoli, in piazza Mercato.

I tre, nel corso di una riunione, erano intenti ad effettuare i conti della gestione del mercato di calzature griffate false. I poliziotti hanno sequestrato un catalogo di calzature "Hogan" ed un elenco di commercianti, a cui i prodotti falsificati erano imposti per la vendita sul mercato. Gli agenti hanno, inoltre, sequestrato denaro contante ed un libro mastro attestante la contabilità del clan per la gestione dell'illecito mercato del falso.







PROCESSO SICANIA 2





Salvatore e Vincenzo Vaccaro Notte ( i miei FRATELLI )



Parte il dibattimento del processo “Sicania 2” scaturito dall’omonima operazione che, nel luglio del 2007, portò in carcere i presunti responsabili di cinque omicidi e due tentati omicidi di mafia. Ieri mattina, nell’aula bunker del carcere Petrusa, hanno deposto i primi testi dei Pm Rita Fulantelli e Gemma Miliani. Fra questi Veronica Phlieger, vedova del santangelese Vincenzo Vaccaro Notte e cognata di Salvatore Vaccaro Notte.



Il loro duplice omicidio, fra il 1999 e il 2000, sarebbe stato portato a termine perché - secondo l’accusa - non si sarebbero piegati alle richieste del clan. La donna (parte civile con l’assistenza dell’avvocato Tiziana Cacciatore) ha raccontato che il marito era stato contattato da alcuni esponenti della cosca perché volevano costringerlo a cedere l’agenzia di onoranze funebri. Ha parlato di pressioni e litigi. “In paese - ha detto in aula Veronica Phlieger - c’era già l’agenzia dei Milioto e la nostra attività dava fastidio. Mio marito però non ha ceduto alle minacce. Prima tentarono di avvicinarlo a Cosa Nostra, ma non ci riuscirono. Gli dissero che si sarebbero rivolti ai Fragapane”.



Gli altri delitti oggetto del processo sono quelli di Filippo Cuffaro, Salvatore Oreto e Giuseppe Alongi, eliminati per contrasti con il clan. I due tentati omicidi (fra il ’90 e il ’99) hanno come vittime Salvatore Grassonelli di Porto Empedocle, morto suicida in carcere e il raffadalese Silvio Cuffaro.



Sempre ieri ha deposto Anna Maria Sciabica, collega di Salvatore Vaccaro Notte alla Forestale. La testimonianza è durata pochi minuti: la donna ha raccontato di avere visto un’auto al bivio fra Sant’Angelo e San Biagio.



La Corte di assise ha accolto l’istanza dei Pm e ha rinunciato all’audizione di Angelo Vaccaro Notte, fratello delle due vittime. Saranno acquisiti al fascicolo del dibattimento i verbali resi al processo scaturito dalla prima inchiesta. Sono sette gli imputati davanti alla Corte di assise presieduta da Giuseppe Messina (a latere Lisa Gatto). Sono il grottese Giovanni Aquilina di 59 anni, Carmelo Milioto, 28 anni, Salvatore Fragapane, 51 anni, Stefano Fragapane, 29 anni e Giuseppe Fanara, 51 anni, tutti di Santa Elisabetta; nonché Francesco Leto, 73 anni, di Sant’Angelo Muxaro e Giuseppe Brancato, 49 anni di Canicattì. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Americo, Castronovo, Contato, Furia, Galluzzo, Gaziano, Pennica, Posante, Quattrocchi e Tipo. Prossime udienze il 20, 23 e 30 ottobre.












liliumjoker



Circa 10 anni fa un esercito di “Bestie e Criminali” meglio conosciuti come “ COSCA dei PIDOCCHI “ decideva l’assassinio dei miei FRATELLI ed il Mio .
In questa foto ci sono alcuni componenti che sono degni di vivere nelle “ FOGNE “ , mancano le foto di Di Raimondo Vincenzo deceduto per cancro prima degli arresti ( che se sarebbe crepato il giorno della nascita avrebbe contribuito ad avere un mondo migliore), Sacco Agostino che si è impiccato prima degli arresti ( un perverso, un pedofilo, una larva ) Stefano Mangione arrestato nel 2002 in un Summit a Santa Margherita Belice…….nel Mosaico

mancano dei tasselli di altre “ Lampe da 5 “.


Dicesi “Cosca dei Pidocchi” perché composta da più persone , appartenenti a ceti sociali di “Sacchinari” , “Vermi” , “Puci” , “ Pidocchi” , “ Elementi Ciambella” , “Lampe da 5”…..insomma gente che fa poca luce per sé e per gli altri ……in effetti tale “SPORCIZIA” operava in gruppi , ben armati agivano sulle “Vittime” cogliendole di soppresa e sparando a tradimento alle spalle ferendoli per poi finirli successivamente……ma in realtà non sono altro che “Vermi o Uomini senza Coglioni” perché uccidere gente inerme disarmata e perlopiù alle spalle e in tanti , fa capire le “Origini” meschine di questa “SPORCIZIA” indegna di respirare ossigeno e di vivere in mezzo alla “Società Civile” come la nostra



Angelo Vaccaro Notte





09:09 PM - Oct. 23, 2008 - Invia un commento
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Vero è che i Milioto avevano già l´agenzia d`onoranze Funebre a S`Angelo Muxaro.
"Ma senza Licenza "e quindi abusivamente,ma grazie a qualche complice lecca coglioni come loro che lavorava nella pubblica amministrazione e forse ci lavora ancora gli rendeva la Vita facile.

Sostegno elettorale e false ricevute ,queste erano le garanzie che poteva dare il milioto leccare i coglioni.

GR1
Anonymous  - 01:04 AM - Oct. 20, 2008 - Edit - Delete
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Io credo che il Milioto non era l'unico lecca coglioni , tanti altri vicini al ex sindaco tirrito leccavano il culo ed altro.

Vis. ( Roma )
Anonymous  - 09:01 AM - Oct. 20, 2008 - Edit - Delete
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ancora ne mancano di infami e portantini di messagi
Anonymous  - 04:32 PM - Oct. 23, 2008 - Edit - Delete
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Hai ragione mancano altri tasselli,di munnizza come la chiami tu ne manca tanta.
Lo stato cosa apetta che vadono in pensione??

Bravo Angelo sei davvero una persona inimitabile.

Roma66
Anonymous  - 06:24 PM - Oct. 23, 2008 - Edit - Delete
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Scusa la mia curiosità ma quei PORCI nella foto rappresentano quei BASTARDI che si sono impiccati???
Molto bella la foto............Lo credo anch'io che ne manchino altri

Un Sant'Angelese a Palermo
Anonymous  - 08:37 PM - Oct. 23, 2008 - Edit - Delete
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ma se non erro dopo i fatti oltre a dileguarsi lex sindaco pure qualche altra persona che aveva un lavoro ad agrigento e aveva anche il compito di portare messagi dai vari paesi alla cosca a deciso di andare a lavorare al nord .ma prima oh poi lo prendono pure mi auguro.
palermo  - 03:52 PM - Oct. 28, 2008 - Edit - Delete
Scusate il ritardo
Ne manca tanta “MUNNIZZA” per completare il mosaico….diversi tasselli.

Quei “PORCI” rappresentano quelle “BESTIE” che sono morti prima degli arresti.

Nella razza umana ci sono diverse categorie di persone tra la quale “lampade , lampadine e lampioni”
che riescono a malapena a fare luce in pochi metri quadri ad esempio ex primo membro di Sant’Angelo Muxaro e “Cosca dei Pidocchi” ….oppure la “munnizza” che va in decomposizione o incenerita , ma certi tipi di “munnizza” è TOSSICA e inquina l’ambiente ad esempio ex primo membro e “Cosca dei Pidocchi”.

Vista la crisi economica e il rincaro delle bollette telefoniche tutta questa “FOGNA” COSCA dei PIDOCCHI & S.p.A sono in difficoltà di mandare messaggi , perché il credito si è azzerato e sarebbe ora di staccare i fili.

SALUTONI

KAMIKOS  - 09:38 AM - Oct. 29, 2008 - Edit - Delete
cosca dei pidocchi
Perché li hai chiamati cosca dei pidocchi ???
Non era meglio cosca dei figli di PUTTANA ???
Chi ha messo al mondo questi criminali faceva sicuramente la PUTTANA.
Complimenti un bel sito.

Honey . JO (Bedford)

Anonymous  - 12:17 PM - Nov. 1, 2008 - Edit - Delete
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io mi chiedo come mai non anno preso pure qualche dottore, qualche professore . sicuramente saranno i prossimi a cadere. poveri mafiosi e portantini che fine avete fatto.
palermo  - 02:39 PM - Nov. 4, 2008

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