Questo blog di notorietà internazionale, per protesta contro uno “Stato Latitante” non verrà aggiornato.
sabato 7 febbraio 2009
OPERAZIONE SICANIA E' FATTI DI CRONACA DEL 2006
OPERAZIONE SICANIA E' FATTI DI CRONACA DEL 2006
Un anno straordinario per i Carabinieri
OPERAZIONE CC 2006
I numeri
28391 pattuglie e perlustrazioni effettuate, 57707 militari impegnati, 90606 persone identificate, 66940 veicoli controllati, 3502 posti di controllo effettuati, 985 pattuglie sul territorio, 299 accertamenti a mezzo etilometro molti dei quali risultati positivi. 370 sono state invece le persone tratte in arresto in flagranza di reat, in esecuzione di misure emesse dall'autorità giudiziaria. Questo è stato il 2006 dei carabinieri tradotto in dati numerici.
Fantasia
Ogni operazione viene «battezzata» dalle forze dell'ordine che la effettuano. Anche il 2006 ha visto i carabinieri dare sfogo alla loro fantasia in tal senso. «Sicania», «Ghost» fantasma in italiano, «Welcome Back», «The Raiders», «Uragano», «Velvet». Denominazioni date con la volontà di colpire l'attenzione della gente, prima di conoscere i contorni di attività investigative ad ampio raggio dove a volte l'intuito, l'esperienza, le capacità sono spesso aiutate proprio dalla fantasia.
Un anno straordinario per i Carabinieri Arrestati i super latitanti Putrone e Di Gati e svelati i retroscena di quattro efferati delitti
Nella foto in alto, seduti da sinistra il maggiore Massimo Cucchini, Anna Maria Palma della Dda e il colonnello Rodolfo Passaro. Conferenza stampa domenicale lo scorso 26 novembre per annunciare l'arresto dell'ex latitante originario di Maurizio Di Gati.
Omicidio di giacomo
Nella notte tra i 30 e il 31 dicembre scorso un commando di giovani entra in una villadi Pietre Cadute e uccide durante una rapina Stefano Di Giacomo. Nove mesi dopo i carabinieri arrestano i 5 giovani presunti autori dell'agghiacciante delitto
Ghost 2006
Uno degli arrestati nell'operazione «Ghost II - Saraceno» esce dalla caserma Biagio Pistone. E' il mattino del 22 giugno, in manette sono appena finite 10 persone in mezza provincia per associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamenti tra Favara, Licata e Canicattì
l bilancio di Rodolfo Passaro «Risultati positivi, faremo di più»
Francesco Di Mare Sarà ricordato come l'anno dell'arresto di Maurizio Di Gati, ma non solo per questo. Il 2006 del comando provinciale dell'Arma dei carabinieri va in archivio con una serie di successi investigativi come di rado è accaduto negli ultimi decenni. Ieri mattina il colonnello e comandante provinciale Rodolfo Passaro ha sintetizzato i 12 mesi ormai alle spalle quasi con modestia, esaltando il lavoro dei suoi uomini, ma guardando già al futuro.Il 2006 però è stato l'anno delle manette scattate ai polsi del capo mafia di Racalmuto, con un blitz scattato il 26 novembre scorso nelle campagne di Favara. Secondo alcuni Di Gati si è praticamente consegnato alle forze dell'ordine, scegliendo la strada del pentimento, ma nulla toglie all'incessante attività investigativa condotta dall'Arma in particolare negli ultimi mesi. Con l'ex latitante in cella l'anno alla fine verrà ricordato - oltre che per i 370 arrestati per vari reati e con varie misure cautelari- come quello dei gialli svelati. Quattro sono stati i delitti i cui autori sono stati identificati e arrestati dall'Arma. Si è cominciato il 3 febbraio con le manette scattate ai polsi della favarese Giuseppa Attardo, ritenuta responsabile dell'omicidio del camastrese Francesco Gambacorta, seguito poi in luglio con l'arresto di un'altra persona ritenuta coinvolta nella vicenda a sfondo sentimentale, il favarese Calogero Arnone. Il 3 maggio a finire in carcere un altro favarese, Giuseppe Sgueli arrestato perché ritenuta autore del delitto della moglie Ermira Iucolino. E poi l'epilogo di due storie di ragazzi diversi tra loro, ma accomunati da una fine atroce. Quella dell'aragonese Stefano Di Giacomo, assassinato la notte del 30 dicembre scorso mentre giocava a carte in una villetta a Siculiana con decine di amici e quella del raffadalese Maurizio Giglione trovato cadavere nelle campagne tra Raffadali e Agrigento dopo essere scomparso da casa.Per Di Giacomo i carabinieri hanno arrestato 5 giovani di Porto Empedocle e Realmonte entrati in azione a scopo di rapina, sfociata poi nel delitto del neo laureato in Geologia. Per la fine di Giglione sono stati indicati come presunte responsabili altre cinque persone note alla vittima nell'ambito di una squallida storia di paese.
Meschini
Assassini
Fetenti
Inutili
Accattoni
Non sono ovviamente mancate le operazioni a tappeto con manette a raffica, nel campo della lotta alla mafia e all'associazione a delinquere finalizzata in altri settori. Il 10 maggio l'operazione «Sicania» con 12 persone arrestate nell'ambito della guerra di mafia che sconquassò Sant'Angelo Muxaro negli scorsi decenni; in giugno la «Ghost II - Saraceno» con 10 persone in manette in tutta la provincia per associazione mafiosa tra Licata, Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Canicattì, Ravanusa e Favara; il 4 luglio l'operazione «Welcome Back» in quel di Ribera con 5 persone in carcere per mafia, riconducibili alle famiglia dei Capizzi; il 3 agosto l'operazione «The Raiders», ovvero gli incursori, 8 in tutto specializzati in rapine su scala regionale, ma ammanettati dai carabinieri dopo lunghe indagini.Il 22 settembre scattò il blitz «Uragano» con 33 persone denunciate, spazzando via un sottobosco di truffe e abusi d'ufficio assortiti in tutta la provincia. Il «botto» finale è stata l'operazione Velvet, dall'omonimo locale notturno chiuso dall'Arma con 14 persone arrestate per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.
Il colonnello Rodolfo Passaro
«E' un bilancio superiore a quello dello scorso anno sia per quantità che soprattutto per qualità».Misurato come sempre, il colonnello dei carabinieri Rodolfo Passaro ieri mattina ha snocciolato le note salienti di questo 2006 che ha visto l'Arma in prima linea nella terra di frontiera agrigentina: «L'arresto di Di Gati è stato un momento di straordinaria importanza, ma è evidente come l'attività dei nostri uomini sia stata incessante su tutto il territorio provinciale. Lotta alla mafia dunque, ma anche contrasto della criminalità cosiddetta comune, notando una crescente collaborazione da parte dei cittadini».In particolare Passaro sottolinea la maggiore «collaborazione con alcuni imprenditori impegnati in molti campo del tessuto sociale ed economico agrigentino e questo fa ben sperare per il futuro. Di certo tanto è stato fatto, ma molto e ancora meglio di deve fare». Il colonnello ha confermato come il 2007 si presenti come l'anno dell'inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri a Villaseta. La parte prettamente operativa del comando provinciale attualmente ubicato interamente nella caserma «Pistone» accanto alla Prefettura traslocherà negli ex locali della Procura. «Di certo si trasferiranno molti uffici e importanti settori della nostra attività - ha evidenziato Passaro - ma il cuore pulsante del Comando provinciale rimarrà in questa prestigiosa sede». A chi gli ha chiesto cosa si poteva fare di più, Passaro ha risposto con serenità: «Nella coscienza di tutti c'è la volontà di fare di più, ma il nostro impegno si conferma giorno dopo giorno con ulteriori risultati che certamente arriveranno a garanzia della gente».
F.D.M.
11:42 PM - Thursday 28 December 2006 - Invia un commento
FESTIVAL DEI PENTITI
ADESSO SO KAZZI…….MA KAZZI !!!!!!
BUONE FESTE
Dopo le rivelazioni di due “ PENTITI “ eccellenti…e due scadenti
ora tremano in tanti !!!!! Il collaborante avrebbe già fatto tanti nomi, compresi quelli di politici coinvolti in appalti truccati …..
Di Gati Maurizio , Putrone Luigi , Vaccaro Giuseppe , Mongiovì Pietro ….sono gli antipasti del cenone del Santo Natale,naturalmente a tanti gli sarà indigesto gia affetti da sintomi di miocardia e diarrea.
In attesa di ulteriori sviluppi noi ci prepariamo a festeggiare l’arrivo del Nuovo Anno….
09:11 PM - Tuesday 19 December 2006 - Invia un commento
Poker di Pentiti PM. PALMA - DE ROBBIO
Di Gati Maurizio Putrone Luigi
11:09 AM - Sunday 17 December 2006 - Invia un commento
News MAURIZIO DI GATI si pente
( PM. PALMA - DE ROBBIO )
TELEACRAS NEWS
16 / 12 / 2006 - CRONACA
Anche Di Gati si pente
E’ una notizia ventilata gia’ alcuni giorni addietro. Adesso e’ ufficiale. Cosa nostra agrigentina: altro pentimento eccellente. Collabora con i magistrati della Dda, Maurizio Di Gati.
di Angelo Ruoppolo.Forse sono le stesse ragioni che hanno provocato il pentimento del primo pentito, Pasquale Salemi. Maurizio Di Gati, come ‘’ Maraschino ‘’ di Porto Empedocle, sarebbe stato posato, dopo l’inganno a Giuseppe Falsone di Campobello di Licata ed a Bernardo Provenzano. Forse perche’ Di Gati ha pensato che dopo l’omicidio di due amici suoi, uno a Favara e l’ altro a Sant’Angelo Muxaro, avrebbero tentato di uccidere anche lui. Dal paese, Racalmuto, gli hanno raccontato con paura che giravano dei ‘’ campobellesi ‘’. Forse perche’ poco prima di lui si e’ pentito Ignazio Gagliardo, che per Di Gati e’ stato quasi un fratello, e allora per lui, Di Gati, e’ iniziato l’incubo della cattura e degli ergastoli. Forse perche’ lo ha convinto la moglie, cosi’ come la moglie di Gagliardo. Il giorno dell’arresto, il 26 novembre, la donna di Maurizio Di Gati sarebbe stata infatti nella villa a due piani di contrada Pioppitello, tra Favara e Agrigento. Martedi’ 5 dicembre la signora Di Gati e’ stata prelevata dai carabinieri e allontanata dal Paese della ragione, senza una ragione, poi si e’ capito. Quel giorno hanno arrestato anche i fratelli del boss, Beniamino e Roberto, che poi si e’ impiccato in carcere, forse perche’ vittima della disperazione e dello sconforto. E allora, Pasquale Salemi, Alfonso Falzone, Giulio Albanese, Luigi Putrone, Ignazio Gagliardo e adesso anche Maurizio Di Gati. Anna Maria Palma, Procuratore aggiunto alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ascolta l’ex boss. Forse sa’ della scomparsa di Alfonso Delfino, funzionario dell’ Ufficio tecnico del comune di Racalmuto. Di lui non si hanno piu’ notizie dal 29 aprile del 98, due mesi dopo l’attentato incendiario alla sua villa di contrada Noce, a poche centinaia di metri dalla casa di Leonardo Sciascia. Allora aveva 58 anni. A lanciare l’allarme furono la moglie e i due figli, dopo aver ritrovato in campagna soltanto l’automobile di Alfonso Delfino, che si occupo’ anche delle procedure di appalto delle due reti idriche incriminate nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta Appalti liberi. Forse Di Gati sa’ del duplice omicidio di Angelo Carlisi e Calogero Zaffuto, di Grotte, uccisi tra Porto Empedocle e Agrigento la mattina del 21 aprile del 1993. Forse sa’ dell’ omicidio di Antonino Cuffaro, ucciso a Raffadali il 3 maggio del 93. Forse sa’ dell’ omicidio di Carmelo Marziano, di Naro, ucciso lungo la strada verso il paese il 12 gennaio del 1991. Forse sa’ tanto altro ancora e ha 6 mesi di tempo per svuotare il sacco.
OMICIDIO Bruno Giuseppe
Contrada Favarotta luogo dell'esecuzione mafiosa , a sinistra il Dott. Salvatore Lombardo e il Comandante della stazione locale dei C.C Eugenio D'Aragona
SANT’ANGELO MUXARO
Ucciso pastore ritenuto vicino al gruppo Fragapane.
Mafia, è di nuovo guerra
Omicidio di mafia,ieri mattina,nell’Agrigentino. A cadere sotto i colpi di Cosa nostra è stato Giuseppe Bruno, non ancora trentenne,di Sant’Angelo Muxaro. L’omicidio è avvenuto nelle campagne del piccolo paese della provincia di Agrigento. Secondo una prima ricostruzione fatta dagli inquirenti, Bruno sarebbe stato colpito al volto da diversi proiettili. Giuseppe Bruno sarebbe stato vicino alla famiglia mafiosa dei Fragapane.
DI MARE E BROCCIO
Da Di Gati a Falsone la nuova faida mafiosa
Cosa Nostra. Gli ultimi delitti testimoniano che il gruppo capeggiato dal racalmutese sarebbe in grande difficoltà.
Segnali inquirenti, quelli che continuano ad arrivare dal fronte della criminalità organizzata. Segnali che testimoniano il fatto che sarebbe in corso una nuova faida in seno alle “famiglie” di Cosa Nostra nell’ambito delle quali potrebbe essere in atto una sorta di riordino degli assetti. Eravamo rimasti, nell’estate dello scorso anno, al bliz di Santa Margherita Belice che doveva consacrare il racalmutese Maurizio Di Gati, da anni latitante, al vertice provinciale di Cosa Nostra. Ma gli ultimi delitti di mafia preparati in provincia, testimoniano come il gruppo Di Gati in questo periodo sia in gravissima difficoltà. Basti pensare all’eliminazione di Carmelo Milioti, ritenuto elemento di grande spessore e molto vicino al racalmutese. L’ultimo atto,in ordine cronologico,è stato perpretato ieri,con l’eliminazione di Giuseppe Bruno, ritenuto vicino al clan di Salvatore Fragapane, per molti anni indiscusso capomafia della provincia di Agrigento e predecessore di Maurizio Di Gati. Questa situazione di crisi in cui verserebbe il gruppo del racalmutese potrebbe spiegarsi leggendo attentamente le dichiarazioni del collaboratore di giustizia di Caccamo, Nino Giuffrè. Questi rivelò un episodio grottesco ma al contempo assai significativo riguardante proprio Di Gati. Un giorno, Giuseppe Falsone, altro personaggio di grande spicco di Cosa Nostra agrigentina, pure lui latitante, scrisse a Bernardo Provenzano chiedendogli notizie di quel giovane di Racalmuto, Maurizio Di Gati, e se l’ascesa di questi fosse avallata dal capo regionale di Cosa Nostra.
Quest’ultimo cadde dalle nuvole e “bacchettò” Giuffrè che fino a quel momento aveva tenuto Di Gati sotto la sua ala protettiva, lasciando il superboss all’oscuro di tutto.
Ebbene, quell’interessamento si Giuseppe Falsone, ai limiti dell’irritazione, potrebbe costituire la chiave di lettura dell’attuale situazione degli schieramenti in campo. Giuffrè, dopo il pentimento, è passato in disgrazia e con lui tutti buona parte dei suoi amici più stretti e referenti. Di Gati era uno di questi. Gli uomini di Provenzano, invece (Falsone è uno di questi), continuano a gestire il territorio. In alcuni casi, come potrebbe essere quello della provincia di Agrigento,stanno cercando di riacquistare il crontollo della situazione eliminando gli avversari. Se quest’analisi dovesse trovare conferma nelle risultanze investigative, non sarebbe difficile affermare che oggi l’uomo di maggiore spessore e pericolosità di Cosa Nostra nell’Agrigentino sarebbe proprio Giuseppe Falsone di Campobello di Licata.
DARIO BROCCIO
10:25 PM - Saturday 16 December 2006 - Invia un commento
UN PUGNO DI PIDOCCHI LASCIANO
LE TERRE DI KAMICOS
UN PUGNO DI PIDOCCHI LASCIANO LE
TERRE DI KAMICOS
Come scorie radioattive vengono allontanate dalle terre di Kamicos un pugno di Pidocchi appartenenti al PENTITO STRAZZATUS o PUCYS INUTILYS Mongiovì Pietro.
Dopo tre mesi di sofferenza per la popolazione che non vedeva l’ora di liberarsi di certa SPORCIZIA , finalmente è arrivato il momento sperato!!!
Stamane venivano allontanati verso località ignota (la FOGNA unica località idonea per loro).
Una buona parte della popolazione esulta all’allontanamento di questi VERMI e si augura che non ci mettano più piede!!!
Aspettiamo ulteriori sviluppi !!!
Angelo Vaccaro Notte
10:57 PM - Friday 8 December 2006 - Invia un commento
LUIGI PUTRONE SI PENTE ( PM. PALMA - DE ROBBIO )
IL BOSS LUIGI PUTRONE COLLABORA CON I MAGISTRATIInviato da : redazione Giovedì, 05 Ottobre 2006 - 19:39 Il boss Luigi PutroneRASSEGNA STAMPA WEB Mafia - Si pente Putrone, condannato per 13 omicidiAGRIGENTO - Luigi Putrone, condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per 13 omicidi tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, da alcuni mesi collabora con i magistrati della Dda di Palermo.Le scorse settimane, come riporta il quotidiano 'La Sicilia', sono scattate le misure di protezione per i familiari del boss di Agrigento. Latitante per un lungo periodo, Putrone, che ha due fratelli attualmente detenuti per mafia, era stato catturato nei mesi scorsi nella Repubblica ceca.La sicilia on line27/09/2006Agrigento, 12:02MAFIA: BOSS AGRIGENTINO PUTRONE COLLABORA CON GIUSTIZIAIl boss agrigentino Luigi Putrone, starebbe collaborando con i magistrati della Dda di Palermo. L'ergastolano di 45 anni, gia' capo della famiglia mafiosa di Porto Empedocle, condannato con sentenza definitiva per 13 omicidi, fra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, era stato estradato lo scorso luglio dalle autorita' della Repubblica Ceca e trasferito in Italia dal personale dell'Interpol. In quell'occasione i carabinieri di Agrigento gli notificarono un ordine di custodia cautelare in carcere e due ordini di esecuzione per la carcerazione. L'ordinanza di custodia cautelare era stata emessa il 25 giugno 2002 dalla procura della Repubblica del Tribunale di Palermo per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione. Il primo ordine di esecuzione per la carcerazione risale al 12 settembre 2003 dalla procura generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Palermo con il quale gli veniva inflitto l'ergastolo per i reati di associazione mafiosa e omicidio premeditato in concorso. Il secondo ordine di carcerazione era stato emesso il 13 ottobre 2004 dalla procura generale di Palermo con il quale gli e' stato inflitto un altro ergastolo per associazione mafiosa, 12 omicidi, sequestro di persona a scopo di estorsione. Putrone, reggente negli anni Novanta del clan Messina-Salemi-Albanese, attivo a Porto Empedocle, latitante dal 20 marzo del '98 e ricercato in campo internazionale dal 15 aprile dello stesso anno, era nell'elenco dei trenta latitanti piu' pericolosi predisposto dal ministero dell'Interno. E' stato detenuto nella Repubblica Ceca, presso la citta' di Usti Nad Labem, dall'11 agosto 2005, quando e' stato arrestato con la collaborazione della polizia locale. Era stato individuato grazie alle intercettazioni telefoniche compiute dalla Sicilia. Il capomafia viveva dal 2000 nella citta' al confine della Germania, sotto l'identita' di Umberto Bonfiglio. Prima dell'arresto, era latitante dal marzo del 1998, quando scatto' ad Agrigento la prima operazione antimafia denominata "Akragas". Si ritiene che Putrone sia, fra l'altro, coinvolto nell'uccisione dell'agente di custodia in servizio al carcere agrigentino, Pasquale Di Lorenzo. Ma soprattutto ebbe un ruolo essenziale anche nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore Mario santo Di Matteo. Il capomafia lo tenne in consegna nelle delicatissime fasi iniziali del sequestro, dal dicembre '93 ai primi mesi del '94, prima di affidarlo a Giovanni Brusca.la repubblica edizione online 27 settembre 2006 Palermo L'agrigentino Putrone, condannato già per 13 omicidi, ha deciso di collaborare con lo StatoSi pente un altro dei killer del piccolo Di MatteoAGRIGENTO – Luigi Putrone, condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per 13 omicidi tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, da alcuni mesi collabora con i magistrati della Dda di Palermo. Le scorse settimane sono scattate le misure di protezione per i familiari del boss di Agrigento. Il primo atto del pentimento del superkiller agrigentino è stata la revoca il proprio avvocato di fiducia, nominandone un altro che avrebbe già fra i suoi clienti altri collaboratori di giustizia.Luigi Patrone, 45 anni, mafioso di Porto Empedocle, fu arrestato il 12 agosto del 2005 a Usti Nab Laben, nella Repubblica Ceca, ai confini con la Germania.Il boss, latitante dal 1998, era ricercato per associazione mafiosa e una decina di omicidi. Putrone è ritenuto dagli investigatori un esponente di primissimo piano di Cosa Nostra e il suo nome figurava nell'elenco dei trenta superlatitanti italiani diffuso dal Viminale.Secondo gli inquirenti, Putrone, coinvolto in tutte le più eclatanti vicende di mafia dell'Agrigentino, avrebbe assunto per alcuni anni il controllo delle cosche mafiose della provincia, insieme al boss Gerlandino Messina; nel 2003 era stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'Appello di Palermo nel cosiddetto Processo Akragas che prendeva il nome dall'operazione alla quale era sfuggito. In quell'occasione, infatti, il boss riuscì ad evitare la condanna fuggendo in modo rocambolesco dalla finestra di un hotel di Agrigento nel quale lavorava. Il capomafia agrigentino sarebbe stato in stretto contatto anche con i corleonesi, come dimostra il suo coinvolgimento nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, poi strangolato e sciolto nell'acido su ordine di Giovanni Brusca. Il figlio del pentito Santino, nelle delicatissime fasi iniziali del sequestro, fu infatti affidato alla cosca di Putrone, dal dicembre '93 ai primi mesi del '94. Luigi Putrone è inoltre accusato di essere il mandate o l'esecutore di 14 omicidi, nei suoi confronti pendono inoltre due ergastoli e una condanna di 18 anni per pizzo e estorsione. Nel 2001, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario fu indicato come uno dei boss emergenti di Cosa nostra. (re.si.)LA GAZZETTA DEL SUD (giovedì 28 settembre 2006)DUE ARRESTI ECCELLENTI, redazione di Lorenzo Baldo
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