Blitz antimafia, 34 arresti dei carabinieri
Nera - Provincia / Sicilia — 04 Luglio 2008 06:50
Come anticipato oggi in esclusiva dal quotidiano La Sicilia, all'alba di oggi, nella province di Agrigento, Trapani, Palermo e Imperia, i carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno eseguito 34 ordinanze di custodia cautelare in carcere emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale del capoluogo dell'isola su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo. Colpite le cosche mafiose della zona occidentale della provincia agrigentina in ordine ai reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, turbativa d'asta, condizionamento di subappalti e imposizione di manodopera. A essere smantellato praticamente del tutto è stato il clan dei Capizzi, esponenti storici di Cosa nostra nella zona del saccense. Per quanto riguarda la provincia agrigentina, gli arresti sono stati così ripartiti: 7 a Burgio, 7 a Ribera, 6 a Montevago, 5 a Menfi, 2 a Sciacca, 2 a Sambuca di Sicilia, 2 a Santa Margherita Belice e 1 a Lucca Sicula. Il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, terrà una conferenza stampa alle 10.30, nella sala conferenze del palazzo di giustizia del capoluogo dell'isola per illustrare i particolari dell'operazione che è stata denominata "Scacco matto".
Camorra, 30 arresti per traffico internazionale droga a Napoli
NAPOLI (Reuters) - E' stata sgominata questa notte un'associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina e marijuana operante nel Napoletano e controllata dagli scissionisti del clan camorristico Di Lauro.
Lo riferisce una nota del comando provinciale dei carabinieri di Napoli.
I militari hanno arrestato 30 persone, in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Nel corso delle indagini è emerso che l'organizzazione, operante nell'hinterland nord-occidentale del capoluogo campano, importava cocaina dal Venezuela e dalla Spagna, nascondendola nei bagagli dei suoi corrieri e nelle scocche di auto preparate appositamente da carrozzieri compiacenti.
L'organizzazione era controllata dal gruppo degli scissionisti del clan camorristico dei Di Lauro, al centro della sanguinosa faida di Scampia negli anni scorsi.
Infine, in un'operazione separata la polizia di Caserta ha arrestato due persone ritenute legate al clan dei Casalesi e sfuggite all'arresto il primo luglio scorso, nel corso di un'operazione dei carabinieri di Caserta.
Le indagini a seguito della strage di San Michele nel 2003
Camorra, blitz contro i Casalesi: 32 arresti
In manette anche Raffaele Bidognetti figlio del boss Francesco detto 'Cicciotto' e Mezzanotte, e Paolo Schiavone, nipote di Francesco Schiavone, il temuto Sandocan. L'operazione nelle province di Caserta, Roma, Modena, Arezzo e Firenze.
Caserta, 1 lug. - (Adnkronos/Ign) - Nuovo duro colpo al clan dei Casalesi. Un blitz dei carabinieri del comando provinciale di Caserta nelle province di Caserta, Roma, Modena, Arezzo e Firenze, ha portato all'esecuzione di 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute apparteneti ai gruppi Bidognetti e Tavoletta-Campiello, attivi a Casal di Principe, Villa Literno e Parete.Tra gli arrestati ci sono anche Raffaele Bidognetti figlio del boss Francesco detto 'Cicciotto' e Mezzanotte, e Paolo Schiavone, nipote di Francesco Schiavone, il temuto Sandocan. Mentre Bidognetti, 34 anni, ha ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare mentre si trovava rinchiuso in carcere, Schiavone, figlio di Francesco Schiavone (cugino omonimo di Sandocan) detto Cicciariello, si trovava in un appartamento.Oltre a Bidognetti e a Schiavone i carabinieri hanno arrestato altre 30 persone. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, traffico di droga, ricettazione e illecita concorrenza. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia da Raffaello Cantone, Catello Maresca e Annamaria Lucchetta.Le indagini hanno avuto inizio verso la fine del 2003 a seguito della strage di San Michele, quando furono uccisi Natale e Rovescio e altre tre persone furono ferite. Ad eseguire quella spedizione di morte furono sicari del clan Tavoletta-Campiello.
Sgominate cosche del Siracusano La polizia ha eseguito 61 ordinanze di custodia cautelare ad Avola, Noto e Pachino. Gli indagati sarebbero complessivamente un centinaio. Nel mirino il clan Trigila, operante nella zona sud della provincia di Siracusa
01.07.2008
La Polizia colpisce le cosche mafiose del siracusano, i Carabinieri il clan dei Casalesi a Caserta
Oltre 90 provvedimenti restrittivi eseguiti dalle Forze dell’ordine in diverse province
Le Forze dell’ordine hanno compiuto, nelle prime ore di questa mattina, due importanti operazioni nei confronti della criminalità organizzata che opera nelle province di Siracusa e di Caserta.
La Polizia di Stato ha eseguito, nella zona sud della provincia di Siracusa, oltre 60 provvedimenti restrittivi nei confronti di personalità anche di spicco delle cosche mafiose locali. L’operazione è stata compiuta a seguito di una lunga e complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Catania e condotta dal Commissariato di P.S. di Avola. I reati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare vanno dall’associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni, all’illecita concorrenza mediante violenza o minaccia a danno di imprese, al traffico di sostanze stupefacenti, alla gestione di bische clandestine, fino ad arrivare al sequestro di persona e al tentato omicidio. Per l’esecuzione dell’imponente operazione sono impegnati sul territorio oltre 300 uomini della Polizia di Stato, con l'ausilio di unità cinofile e di elicotteristi. Gli arresti sono stati compiuti anche nelle province di Milano, Macerata, Ancona e Messina.
I Carabinieri hanno compiuto 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di persone ritenute appartenenti al clan dei Casalesi. I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi, traffico di droga, ricettazione e illecita concorrenza. I provvedimenti eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Caserta riguardano, in particolare, i gruppi criminali Bidognetti e Tavoletta-Campiello operanti nell'Agro Aversano, soprattutto nelle zone comprese tra Casal di Principe, Villa Literno e Parete. Le ordinanze sono state eseguite nelle province di Caserta, Roma, Modena, Arezzo e Firenze.
SIRACUSA - Una vasta operazione antimafia contro i clan che agiscono nelle zone di Avola, Noto e Pachino è scattata la notte scorsa. Agenti della polizia di Stato di Siracusa hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 61 persone, comprese personalità di spicco delle cosche locali.Secondo quanto si è appreso, gli indagati sarebbero complessivamente circa un centinaio, e per alcuni di loro il Gip avrebbe rigettato la richiesta di arresto. Le indagini della squadra mobile della Questura di Siracusa e del commissariato di Avola sono state coordinate dal procuratore aggiunto Ugo Rossi, della Direzione distrettuale antimafia di Catania.Sono 55 le persone arrestate dalla polizia nell'ambito dell'operazione antimafia denominata Nemesi. Alcuni dei provvedimenti restrittivi emessi dal Gip di Catania su richiesta della Dda della Procura etnea sono stati eseguiti anche in Lombardia e nelle Marche a conclusione di indagini avviate dal commissariato di Avola nel novembre del 2004.Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, all'illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, al traffico di cocaina, hashish e marijuana, alla gestione di bische clandestine, nonchè sequestro di persona, tentato omicidio e porto di pistole, rivoltelle ed esplosivi.Le indagini avrebbero permesso di individuare il ruolo di vertice di alcuni degli arrestati che sarebbero organici al clan mafioso Trigila, che storicamente opera nella zona sud della provincia di Siracusa e che fa parte del più vasto cartello criminale denominato Aparo-Nardo-Trigila, legato a sua volta a Cosa nostra di Catania.L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ugo Rossi, ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali degli ultimi 5 anni della cosca e il suo organigramma a tutti i livelli. Nell'operazione Nemesi sono stati impegnati sul territorio oltre 300 uomini della polizia di Stato, con l'apporto di unità cinofile e di elicotteri.
"Cuffaro fece un accordo criminoso" Depositate le motivazioni della sentenza del processo alle talpe alla Dda. Secondo i giudici, l'ex governatore "non è stato un mero e passivo recettore di notizie, ma l'autore consapevole di un accordo con Borzacchelli finalizzato al disvelamento sistematico di notizie segrete su indagini in corso da parte dell'autorità giudiziaria"
PALERMO - "Cuffaro non è stato per nulla un mero e passivo recettore di notizie, ma l'autore consapevole di un accordo criminoso con Borzacchelli (ex sottufficiale dei carabinieri condannato per concussione in un altro processo e coinvolto nella stessa inchiesta n.d.r.) finalizzato al disvelamento sistematico di notizie segrete su indagini in corso da parte dell'autorità giudiziaria ed il beneficiario di un sistema privato di intelligence finalizzato alla tutela ed alla impunità sua e del suo sistema di potere".È uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza del cosiddetto processo alle talpe alla Dda, che vedeva imputati, tra gli altri, anche l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, depositate ieri dai giudici della III sezione del tribunale di Palermo. L'ex presidente fu condannato a 5 anni per favoreggiamento e rivelazione di notizie riservate. I giudici esclusero, però, l'aggravante dell'avere agevolato Cosa nostra, contestata dai pm.Nella sentenza si fa riferimento esplicito alle fughe di notizie su inchieste in corso di cui Cuffaro fu responsabile come quella, che risale al 2001, relativa alla presenza di microspie a casa del boss Giuseppe Guttadauro. Per i giudici è stata raggiunta la prova della responsabilità dell'ex governatore che apprese della "cimice" proprio da Borzacchelli."Pur di realizzare l'accordo criminoso stretto con Borzacchelli e di tutelare i suoi interessi Cuffaro è stato disposto a fare eleggere al parlamento regionale a tutti i costi (anche creando una lista appositamente a tal fine) un soggetto che non era un 'candidato appetibile', come sostenuto improvvidamente dalla difesa, ma uno squallido ricattatore ed un traditore dell'Arma dei carabinieri e delle istituzioni per brama di potere e di denaro".Lo scrivono i giudici della III sezione del tribunale nelle motivazioni della sentenza del processo alle cosiddette talpe della dda di Palermo in cui era imputato, tra gli altri, l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, condannato a 5 anni per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio. I giudici fanno riferimento all'ex maresciallo dei carabinieri Antonio Borzacchelli, eletto deputato regionale nel 2001 e condannato nell'ambito della stessa inchiesta che rivelò al governatore informazioni riservate su inchieste di mafia in corso.I giudici ritengono "certo" il passaggio di numerose notizie da Borzacchelli a Cuffaro, tra le quali: quella, del 2001, relativa alle intercettazioni in casa del capomafia di Brancaccio Guttadauro, realizzata nell'interesse dell' ex assessore comunale dell'Udc, "delfino" del governatore, Mimmo Miceli, condannato poi per mafia e abituale frequentatore della csa del boss. Provata, per il collegio, anche la fuga di notizie "sulle indagini in corso a carico di Francesco Campanella (all'epoca amico e collaboratore del Cuffaro), (poi pentito n.d.r.), in relazione ai suoi rapporti con i Mandalà, uomini d'onore della famiglia mafiosa di Villabate"."Estremamente probabile" - secondo il tribunale - la rivelazione delle informazioni sull'iscrizione nel registro degli indagati dei marescialli Ciuro e Riolo, coinvolti e condannati nella stessa inchiesta, che Cuffaro, ha girato "al suo amico Michele Aiello", ex manager della sanità privata condannato nello stesso processo a 14 anni per associazione mafiosa. "Risulta, pertanto, logico, conseguente e conforme alle prove emerse - concludono - ritenere che Cuffaro, avendo stipulato un simile accordo criminoso con Borzacchelli, avesse un personale interesse al raggiungimento di un risultato comune".
Nessun commento:
Posta un commento