sabato 7 febbraio 2009

MAFIA NEWS NOTIZIE


Mafia, processo "Domino 2": otto ergastoli

I giudici della corte d'assise di Agrigento hanno inflitto otto ergastoli ed oltre 30 anni di reclusione a 12 imputati, assolvendone uno. Si tratta del troncone ordinario del processo scaturito dall'inchiesta "Domino" condotta dalla Squadra mobile di Agrigento che nel dicembre 2006 fece luce su 10 omicidi avvenuti negli anni Novanta fra Racalmuto, Grotte ed Aragona. L'accusa era sostenuta dai pm della Dda di Palermo, Fernando Asaro e Gianfranco Scarfò. Il carcere a vita è stato deciso per Salvatore Fragapane di Santa Elisabetta, ex capo provincia di Cosa Nostra; per i fratelli Diego ed Ignazio Agrò di Racalmuto, per Giovanni Acquilina di Grotte, per Calogero Castronovo di Agrigento, per Nicolò Cino di Racalmuto, per Giuseppe Fanara di Santa Elisabetta e per Giuseppe Sferrazza di Racalmuto. Assolto il boss Salvatore Di Ganci, originario di Polizzi Generosa, ma residente a Sciacca, per il quale era stato chiesto l'ergastolo. Condannati Diego Salvatore Pitruzzella di Racalmuto a 16 anni e il latitante Gerlandino Messina di Porto Empedocle, a 14 anni, ritenuto il numero due di Cosa nostra agrigentina, e a due anni e 6 mesi Gioacchino Emanuele di Racalmuto. Gli imputati condannati dalla corte d'assise, sono stati ritenuti colpevoli anche del danno all'immagine provocato alla provincia di Agrigento. Un danno che dovrà essere quantificato davanti al giudice civile. Nel processo si erano costituiti parte civile la Regione, la Provincia regionale, i Comuni di Grotte e Racalmuto e alcuni familiari delle vittime. "È un forte segnale della tutela della legalità e della giustizia quello che viene dalla Corte d'Assise di Agrigento - ha commentato il presidente della provincia regionale Eugenio D'Orsi - il risarcimento ottenuto è il simbolo di una svolta, un ulteriore tassello per quel progressivo isolamento della criminalità da parte di cittadini, degli imprenditori e delle istituzioni".
10:21 - Jan. 17, 2009 -

CAMORRA: ARRESTATO
IL BOSS DEI CASALESI GIUSEPPE SETOLA

NAPOLI (Reuters) - I carabinieri hanno arrestato oggi in una clinica a Mignano Pontelungo, nel Casertano, il super latitante Giuseppe Setola, considerato esponente di spicco del clan camorristico dei Casalesi, sfuggito due giorni fa alla cattura attraverso un passaggio sotterraneo nella sua abitazione, che conduceva alle fogne.

Lo hanno riferito fonti investigative della Direzione distrettuale antimafia, aggiungendo che il presunto boss si era ferito durante la fuga attraverso i cunicoli, e si era dovuto far ricoverare nella clinica in cui è stato catturato.
Le fonti aggiungono che le forze dell'ordine da questa mattina hanno passato al setaccio gran parte del Casertano, sequestrando alla famiglia di Setola beni per un valore di 10 milioni di euro.

Napoli, 14 gen.- (Adnkronos) - A quanto apprende l'ADNKRONOS, le forze dell'ordine avrebbero arrestato pochi minuti fa il boss Giuseppe Setola a Mignano Montelungo, ai confini tra la provincia di Caserta e di Frosinone. Il boss era sfuggito due giorni fa, scappando attraverso le fogne, ad un blitz dei carabinieri.Proprio questa mattina, beni per 10 milioni sono stati sequestrati al clan Setola, attivo nel casertano. I militari della Guardia di Finanza di Marcianise, su disposizione della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, hanno sequestrato alla cosca capeggiata dal latitante arrestato pochi minuti fa a Mignano Montelungo appartamenti, conti correnti bancari e auto. Setola viene considerato legato al clan Bidognetti uno dei capi camorra della cosca dei Casalesi.Sempre a quanto apprende l'ADNKRONOS, il boss Giuseppe Setola, dopo due giorni di fuga, è caduto nella trappola tesa dalle forze dell'ordine che gli avevano fatto letteralmente terra bruciata. Una volta individuato a Mignano Montelungo, luogo di una storica battaglia della seconda guerra mondiale, il boss è stato arrestato in un'operazione congiunta senza spari dai militari dell'operazione 'Strade sicure', polizia e carabinieri.Con lui sono state arrestate altre 3 o 4 persone che ne proteggevano la latitanza. Secondo quanto si è appreso dagli inquirenti, il presunto autore della strage di Castelvolturno si nascondeva in un'abitazione distante pochi metri da una casa di cura presso la quale si recava per curarsi delle ferite procuratesi durante la fuga dalle fogne di Trentola Ducenta. Nell'abitazione dove è stato arrestato c'erano armi, munizioni e molto denaro. Il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia Franco Roberti ha detto all'ADNKRONOS: "E' stata una grande operazione di intelligence e di polizia giudiziaria". All'arrivo delle forze dell'ordine Setola e i suoi guardaspalle hanno tentato la fuga attraverso i tetti ma sono stati bloccati e ammanettati. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, esprime "grandissima soddisfazione" per l'arresto del latitante e afferma: "Si tratta di un colpo durissimo inferto alla Camorra. Desidero ringraziare di cuore la magistratura e tutte le forze dell'ordine che hanno lavorato per il conseguimento di questo importantissimo risultato". Il segretario del Pd Walter Veltroni ha telefonato questo pomeriggio al Comandante Generale dei Carabinieri Gianfrancesco Siatzu "per esprimere a titolo personale e a nome di tutto il partito i complimenti più sentiti per l'arresto del boss della camorra Giuseppe Setola".


di Alfonso Pirozzi e Patrizia SessaCASERTA - Il cerchio, alla fine, si e' stretto. E cosi' la fuga del superlatitante Giuseppe Setola e' finita. Il boss dei Casalesi e' stato arrestato in un piccolo comune, Mignano Montelungo: ha tentato la fuga, sui tetti. Poi, quando si e' reso conto che non c'era proprio piu' nulla da fare si e' arreso. Ha alzato le mani e ai carabinieri ha detto: ''Avete vinto voi''. Finisce cosi' la latitanza di Setola, boss che ha ucciso piu' e piu' volte, che ha terrorizzato il Casertano. Due giorni fa, per un soffio, sfuggi' alla cattura: lo fece attraverso condotti fognari, poco prima che i carabinieri potessero arrestarlo. La fuga, dunque, ancora una volta, fino ad oggi, in un'abitazione a due piani, vicino a una clinica privata. Non era solo, c'erano due guardaspalle e due insospettabili, un'infermiera e un analista.
Proprio oggi erano stati sequestrati beni - per un valore di 10 milioni di euro - riconducibili a lui e alla sua famiglia. Nel sequestro anche due case date in affitto a militari Usa. Poi, poco dopo le ore 15, il blitz e il colpo portato a segno dai carabinieri del comando provinciale di Caserta. La guerra contro i Casalesi ''non e' ancora finita'', dice il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore. La guerra contro la camorra ''continua''. Ma di certo oggi, come ha sottolineato il capo della Dda di Napoli, Franco Roberti, ''e' stato un grande momento per lo Stato, la cattura di Setola l'avevamo promessa e la promessa l'abbiamo mantenuta''. Tante le soddisfazioni espresse per la cattura del boss. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha parlato di un ''colpo durissimo inferto alla camorra'', e di successo ha parlato anche il presidente del Senato, Renato Schifani, un successo che ''segna un ulteriore e fondamentale passo avanti nella lotta ad una delle organizzazioni criminali piu' pericolose''. Congratulazioni, ai carabinieri, sono arrivate anche dal leader del Pd Veltroni e dal capo della polizia, Antonio Manganelli, cosi' come il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, in una telefonata al comandante generale dell'Arma, Gianfrancesco Siazzu, ha definito i carabinieri ''esemplari'' e il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha parlato di ''uno straordinario successo per tutti, forze dell'ordine, magistratura e cittadini''. Sono diciotto gli omicidi imputati a Setola, dal maggio scorso. Il fiato sul collo lo sentiva. Nell'abitazione di Mignano Montelungo era scalzo, il boss tra i piu' pericolosi d'Italia, e cosi' e' fuggito. Con lui c'erano due uomini, arrestati, molto probabilmente guardaspalle e che sarebbero fuggiti con lui anche due giorni fa, a Trentola Ducenta. Sono Paolo Gargiulo, di Aversa, 23 anni: secondo quanto si e' appreso, l'uomo e' cugino di Nicola Gargiulo, detto 'Capitone', del clan Bidognetti. In manette anche un italo-americano, John Peram Loran, di Pozzuoli (Napoli). Anche loro erano armati ma non hanno opposto resistenza e non hanno tentato la fuga quando i carabinieri sono arrivati nell'abitazione. C'erano, poi, due 'insospettabili', anche loro arrestati: un'infermiera, Luciana Comparelli, e un analista Riccardo Iovine, cugino di primo grado di Antonio Iovine. La donna, proprietaria dell'abitazione, lavorava nella casa di cura 'Villa Floria', proprio vicino al covo di Setola. Secondo quanto si e' appreso, la donna, Luciana Comparelli, era amante di Riccardo Iovine, l'altro 'insospettabile' che era in casa con Setola. L'uomo e' un analista, lavora in un ospedale di Caserta. Ha un legame di parentela che 'pesa': quello con Antonio Iovine, l'altro superlatitante della camorra, in fuga da oltre dieci anni insieme con Michele Zagaria. Setola, nell'abitazione dove si rifugiava, aveva con se' tanti medicinali, una busta, e poi armi, due pistole ed un fucile a pompa. E molti soldi, 200 mila euro. Il tutto in una borsa di quelle comunemente utilizzate per andare in palestra. Quando e' stato arrestato Giuseppe Setola con i carabinieri si e' lamentato per l'arresto della moglie. Ha da poco compiuto 38 anni, il boss. E' nato il 5 novembre 1970 a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Era latitante - considerato uno fra i 30 di 'massima pericolosita'' - dall'aprile 2008 quando era fuggito dagli arresti domiciliari che gli erano stati concessi in una clinica oculistica di Pavia per una presunta grave malattia agli occhi. Fino a quel momento era accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso e omicidio. Durante la latitanza, pero', Setola avrebbe collezionato una nuova impressionante serie di reati. Fra l'altro e' accusato anche di essere stato l' ideatore ed anche uno degli esecutori materiali della strage di sei immigrati ghanesi, uccisi in un agguato a Castel Volturno il 18 settembre scorso. ''Giuseppe Setola non e' un pazzo, non e' uno stragista fanatico, non uccide in nome di Allah ma in nome degli affari'', ha detto il capo della Dda, Roberti. Ora c'e' da prendere gli altri latitanti dei Casalesi, a cominciare da Iovine e Zagaria. Ora, ribadisce Lepore, la guerra contro la camorra continua.
09:28 - Jan. 14, 2009 -

Arrestato Riina jr in casa a corleone



CORLEONE (PALERMO) - I carabinieri del Ros hanno arrestato Giuseppe Salvatore Riina eseguendo così l'ordine di carcerazione emesso in seguito alla condanna resa definitiva dalla Cassazione. Il rampollo di Totò Riina deve ancora scontare dieci mesi di carcere. La pena che gli era stata inflitta dalla Corte d'appello di Palermo era di otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa. I carabinieri sono arrivati poco prima delle ore 23 nella casa in cui vive la famiglia Riina e hanno trovato Giuseppe Salvatore e la madre Ninetta Bagarella. Al giovane i militari hanno notificato il provvedimento e subito dopo è stato fatto salire su un'auto e portato via da Corleone.RIINA JR PER LA PRIMA VOLTA IN CELLA NEL 2002Il figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, 28 anni, arrestato ieri sera dai carabinieri, era finito in cella per la prima volta nel giugno 2002 perché accusato di associazione mafiosa ed estorsione. La Corte d'appello di Palermo gli aveva inflitto una pena a otto anni e dieci mesi. Adesso deve scontare una pena residua di tre anni e un mese. Nel febbraio 2008 la corte di Cassazione aveva disposto la scarcerazione del rampollo di casa Riina, per scadenza dei termini. Il giovane era allora detenuto a Sulmona e sottoposto al 41 bis. Da allora era tornato in libertà a Corleone. Ieri sera la Cassazione ha confermato la condanna, e per Riina jr è stato emesso un ordine di carcerazione per scontare il residuo di pena.

Nessun commento:

Posta un commento