Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi lo stesso Guardasigilli, Angelino Alfano, che ha scritto il provvedimento a quattro mani con il deputato Pdl e avvocato del premier, Nicolò Ghedini.
Il ddl si costituisce di un unico articolo in 8 commi e prevede che dalla sua entrata in vigore si sospendano tutti i processi penali in corso, in ogni fase o grado, per capo dello Stato, presidenti di Camera e Senato e presidente del Consiglio.
La sospensione non si applica nel caso di reati "funzionali", ossia commessi dalle quattro cariche nel corso dell'esercizio delle loro funzioni.
"Lo scudo vale per l'intera durata del mandato ed è reiterabile solo in caso di nuova nomina nel corso della legislatura e nella medesima funzione", ha spiegato il ministro, aggiungendo che "la sospensione riguarda anche la prescrizione e non preclude al giudice l'acquisizione di prove non rinviabili".
L'imputato, se vorrà, potrà rinunciare alla tutela, mentre le altre parti coinvolte nel processo sospeso potranno proseguire la loro azione in sede civile, "con termini ridotti alla metà", ha aggiunto.
SEGUITI CON ATTENZIONE RILIEVI CONSULTA 2004
A differenza del Lodo Schifani -- varato nel 2004 durante il precedente governo del Cavaliere e bocciato dalla Consulta perché incostituzionale -- il nuovo lodo stabilisce una durata limitata dello scudo e consente alle parti civili di esser risarcite.
"Crediamo che la nostra iniziativa possa portare un elemento di equilibrio in più per l'ordinato e sereno assetto dei poteri dello Stato", ha commentato il ministro.
"Ci siamo mossi in piena concordanza con la sentenza del 2004, abbiamo fatto un lavoro serio in riferimento ai punti deboli individuati come incostituzionali e abbiamo ribadito i principi positivamente valutati", ha aggiunto, sottolineando che "non è detto che la Corte debba tornare a pronunciarsi sul Lodo se nessuno eccepirà questa volta la sua costituzionalità".
Il Lodo Schifani fu respinto dall'Alta Corte nel 2004 perché violava gli articoli 3 e 24 della Carta sull'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e sul diritto alla tutela dei propri diritti in giudizio.
NESSUN NESSO CON NORMA BLOCCA-PROCESSI
Secondo l'opposizione, il provvedimento costituisce -- insieme alla norma sulla sospensione per un anno dei processi per reati punibili con meno di 10 anni di reclusione, inserita nel decreto sicurezza -- la massiccia offensiva lanciata dal governo Berlusconi sul fronte della giustizia, tesa a salvaguardare il premier attualmente sotto processo a Milano con l'accusa di corruzione giudiziaria.
Un nesso che Alfano nega nettamente. Facendo notare che, in ogni caso, "se Berlusconi viene condannato, non è costretto a dimettersi".
"Non vi è nessun nesso tra il decreto sicurezza e la norma che riguarda questa disposizione", ha tenuto a sottolineare il ministro durante la conferenza stampa. Anzi, il governo spera che sul disegno di legge vi sia larga convergenza in parlamento.
"Il ddl verrà immediatamente sottoposto al Parlamento, immaginiamo che possa avere largo consenso parlamentare per l'austerità del contenuto e per la scrittura che non ha lasciato spazio a eccessi, in un binario di grande sobrietà tecnica", ha detto.
La Camera prenderà in esame il Lodo a partire dal 28 luglio.
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VITTIME DELLA MAFIA
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Camorra, confermati gli ergastoli ai Casalesi
Lo ha deciso la prima sezione della Corte d'Assise di Appello di Napoli nell'aula bunker Ticino uno di Poggioreale. Le condanne a vita riguardano in particolare Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti
Napoli, 19 giu. (Adnkronos) - Confermato l'ergastolo per i 16 boss del clan dei Casalesi, condannati già in primo grado nel processo 'Spartacus'. La sentenza e' stata emessa dalla prima sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli, presieduta da Raimondo Romeres.Al termine di quattro giorni di camera di Consiglio, dunque, i giudici della Prima Corte d'Assise d'Appello di Napoli accolgono le richieste di ergastolo formulate dal pm, chiudendo il maxi processo nell'aula bunker Ticino uno di Poggioreale. Le condanne al carcere a vita riguardano tutti i boss del clan, in primis Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', e Francesco Bidognetti, ma anche Antonio Iovane e Pasquale Zagaria, i due latitanti che al momento guidano i Casalesi.Nell'ambito del processo, che riguarda, tra l'altro 16 omicidi commessi tra il gennaio 1998 e l'ottobre 1991, è stato confermato l'ergastolo anche per Giuseppe Caterino, Cipriano D'Alessandro, Enrico Martinelli, Sebastiano Panaro, Giuseppe Russo, Francesco Schiavone, Walter Schiavone, Luigi Venosa, Vincenzo Zagaria e Alfredo Zara, oltre che per i due latitanti Mario Caterino e Raffaele Diana.Soddisfatto il pg Francesco Iacone, che ha sottolineato come le attenuanti generiche siano state concesse solo a chi ha confessato, e soddisfatto si è detto anche Roberto Saviano, l'autore di ' 'Gomorra'', il best seller che ha puntato i riflettori sul sanguinario clan di Casal di Principe, secondo cui si è trattato di una vittoria dello Stato."La conferma delle condanne per i clan camorristici è un fatto importante. Importante per i cittadini di Casal di Principe e di tutta la Campania, importante per quanti in Italia si battono per l'affermazione della giustizia e della legalità, importante per la giustizia che riafferma la sua capacità di essere efficace contro la criminalità", ha affermato il segretario del Pd Walter Veltroni.
Mafia:boss e massoni
insieme per ritardare i processi
PALERMO (Reuters) - Un accordo tra mafia e massoneria per ritardare i processi ai boss: è quanto hanno scoperto i carabinieri di Trapani e Agrigento che questa notte hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate tra l'altro di corruzione in atti giudiziari e concorso esterno in associazione mafiosa.
A darne notizia fonti investigative, che hanno spiegato che fra le persone arrestate ci sono anche un agente della polizia di Stato, un ginecologo di Palermo e un dipendente del ministero della Giustizia impiegato in una cancelleria della Cassazione.
L'operazione, chiamata Hiram, scaturisce da indagini iniziate nel 2006 sulle cosche mafiose di Mazara del Vallo e Castelvetrano, nel Trapanese.
Fonti investigative hanno spiegato che a beneficiare dei ritardi dei processi, oltre che i boss, sarebbe stato anche il ginecologo palermitano, accusato di violenza sessuale.
I provvedimenti, emessi dal gip Roberto Conti su richiesta del capo della procura di Palermo Francesco Messineo, del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e del sostituto procuratore della Dda di Palermo Paolo Guido, sono stati eseguiti dal comando provinciale dei carabinieri di Agrigento e Trapani.
Le accuse sono di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari, peculato, accesso abusivo in sistemi informatici giudiziari e rivelazione di segreti d'ufficio.
Risarcimento alle vittime della mafiaCon la Legge 512/99 lo Stato ha istituito un Fondo speciale per risarcire le vittime dei reati di tipo mafioso.Grazie a questo Fondo, le vittime della mafia, o i loro eredi, o gli enti che si sono costituiti parte civile, possono ottenere il pagamento delle somme liquidate con sentenza a titolo di risarcimento dei danni subiti in conseguenza di reati mafiosi, o a titolo di provvisionale, e per rimborso delle spese di giudizio.Può usufruire del Fondo:• chi ha subito danni in conseguenza di reati di tipo mafioso;• chi ha ottenuto in suo favore, nel relativo giudizio penale o civile, successivamente al 30 settembre 1982, una sentenza (definitiva o non definitiva a seconda dei casi) che ha riconosciuto i danni subiti; equivalgono le sentenze di condanna per reati commessi avvalendosi delle condizioni mafiose o dei reati commessi al fine di agevolare l'attività delle associazioni a delinquere di stampo mafioso;• chi non ha, nei propri confronti, una sentenza definitiva di condanna per uno dei reati di cui all'art. 407 comma 2 lett. a) del codice di procedura penale o una misura di prevenzione applicata ai sensi della legge n. 575/1965 (disposizioni contro la mafia), né i relativi procedimenti in corso.
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte commettono reati avvalendosi della forza di intimidazione, della condizione di assoggettamento e di omertà, al fine di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire ad ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali.Per qualsiasi chiarimento, telefonare al
Numero Verde800 191 000
Attivo dalle 9.00 alle 19.00, dal lunedì al venerdì.
SANT'ANGELO MUXARO
IL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Clicca qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ZeghnMHHYrY
Dopo alcuni anni di letargo “ il risveglio “.
Ho appreso dai giornali che a Sant’Angelo Muxaro per le prossime elezioni comunali è stata presentata una lista per il futuro candidato a sindaco Giuseppe Tirrito “libertà e democrazia”.
Se non erro dovrebbe trattarsi di quell’ex sindaco che si auto proclamò primo membro cittadino…..che belle parole…ma dove le ha trovate?? LIBERTA’ E DEMOCRAZIA…ma lei non è quel sindaco pardon ex primo membro cittadino Giuseppe Tirrito che dopo gli omicidi dei mie fratelli rilasciò un’intervista che era da ricovero ospedaliero ???
Dove riferiva che Sant’Angelo Muxaro era un paese tranquillo, un’isola felice e che non c’erano amministrazioni corrotte e la mafia non esisteva. Invece la fogna o feccia o mafia o cosca dei pidocchi brulicava pubblicamente, ma la sua miopia affermava che il paese era sereno..... malgrado tutte le cazzate che ha detto a destra e a manca ha ancora il coraggio di candidarsi??? è vergognoso, da nausea non è possibile che i cittadini Santangelesi diano credito ad una persona Ignobile Bugiarda e Fasulla .
Come farà adesso visto che alcuni componenti della “Cosca dei Pidocchi “ sono morti ….altri si trovano in galera , ne sono rimasti pochi in libertà (forse) ma non saranno in grado di poterlo eleggere.
Quale sarà il suo “Delirio” le solite promesse fasulle e virtuali , strade stradelle e metri cubi di bitume…oppure qualche promozione per i dipendenti comunali…o ancora incrementare le cooperative …..o forse minacce e ricatti???
Bisogna avere una bella faccia...... per ricandidarsi, io credo che l’ha perduta, mi spiace per gli amici e conoscenti che appoggiano questa lista ….cambiate “Il Primo Membro”…solo allora forse potete avere delle chances ……
ascoltate il mio consiglio o diversamente ritiratevi dalla lista , per potere garantire ai Santangelesi libertà e democrazia ,non sostenete questo “Membro” non votatelo mandatelo alla ricerca di fuchi ....(ma non saffuchi) .....per cortesia il paese aveva trovato un sereno equilibrio dopo la bonifica della “Cosca dei Pidocchi” e il trasferimento dell'ex primo membro in un'altra città .
Libertà e democrazia non è un prodotto Cinese e per tanto non può essere contraffatto.
NON VOTATELO
Mafia: si pente Sardino, il "postino" del boss Falsone
di Calogero Giuffrida
Avrebbe cominciato a collaborare con la giustizia Giuseppe Sardino, 44 anni, ex consigliere comunale di Naro, arrestato l'8 aprile scorso su richiesta dalla Dda di Palermo dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento nell'operazione "Mercurio".Sardino, accusato di aver favorito la latitanza del capo attuale di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone, ospitandolo anche in alcuni casolari di campagna e facendo da "postino" per i "pizzini" scritti dal boss, starebbe da qualche settimana cominciando a collaborare con la giustizia. Dopo le sue rivelazioni sarebbero stati scoperti anche dei covi in cui Falsone avrebbe trascorso recentemente alcuni periodi di latitanza. Sono state già eseguite numerose perquisizioni e materiale ritenuto molto importante dagli investigatori sarebbe stato posto sotto sequestro. Dopo i riscontri alle prime dichiarazioni, per i familiari di Sardino sarebbe già scattato il piano di protezione.L'arresto di Sardino era scaturito dal più ampio quadro delle ricerche del supelatitante Falsone. Insieme a Sardino, nella stessa operazione, erano stati arrestati per favoreggiamento anche l'avvocatessa Gaetana Maniscalchi, di 37 anni, ex presidente del Consiglio comunale di Naro rimessa poi in libertà dal tribunale del riesame, il pensionato Carmelo Vellini, 74 anni, di Naro, e Giuseppe Costanza, 72 anni, di Favara.Sono già otto i collaboratori di giustizia che con le loro rivelazioni stanno facendo tremare i clan dell'Agrigentino: Maurizio e Beniamino Di Gati, Pasquale Salemi, Alfonso Falzone, Giulio Albanese, Luigi Putrone, Ignazio Gagliardo e Giuseppe Vaccaro.
SICUREZZA: MANGANELLI, STOP ALL'INDULTO QUOTIDIANO
di Anna Laura BussaROMA - Il capo della Polizia Antonio Manganelli lancia l'allarme: ''In Italia c'e' un indulto quotidiano''. Tutti parlano e ''nessuno fa''. La certezza della pena non esiste e la situazione ''e' davvero vergognosa''. Chiamato dall'opposizione in Senato per spiegare meglio come stanno le cose sul fronte sicurezza, visto che c'e' da esaminare il decreto del governo, Manganelli spiega che in teoria le norme, cosi' come sono state concepite, potrebbero anche andare bene, ma ci sono ancora lacune e applicarle nella realta' e' tutta un'altra cosa. Si possono adottare tutte le misure del mondo, e' in sintesi il pensiero del capo della Polizia, ma se poi non si avverte piu' la certezza della pena, tutto diventa inutile e si ''vanificano'' gli sforzi di polizia e magistratura. Lui, precisa, non vuol giocare ''a fare il giurista'', ma visto che e' stato chiamato a dire la sua, non esita a denunciare che i Cpt sono troppo pochi (''da gennaio su 10.500 immigrati solo 2.400 hanno trovato posto'') e che il periodo di 60 giorni di permanenza in questi Centri, attualmente previsti dall'ordinamento, e' davvero insufficiente per scoprire le vere generalita' del clandestino e per sbrigare tutte le pratiche necessarie all'espulsione. Risultato di cio' e' ''noi forze di polizia che diciamo che l'immigrazione clandestina va contrastata con un certo rigore - afferma Manganelli - rinunciamo gia' in partenza a qualsiasi possibilita' di contrastarla''. La mancanza piu' grande, pero', a suo avviso, e' che non si possa ri-arrestare il clandestino gia' espulso che ritorna in Italia. E' vero, precisa, che alcune norme possono anche andare, come quella, criticatissima dall'opposizione, di prevedere il carcere e la confisca della casa per chi affitta ad uno straniero ''irregolare'', ma sono molte le cose da rivedere: con le organizzazioni benefiche che concedono spazi a questi irregolari, ad esempio, come la mettiamo? E' sempre vero poi che il 30% dei reati comuni e' commesso dai clandestini (che diventa 60-70% nel Nord Est), ma e' anche vero, insiste Manganelli, che il problema non sono gli sbarchi, piuttosto chi entra con il visto turistico in Italia e poi ci resta, nonostante sia scaduto il permesso di soggiorno. Quello che si dovrebbe fare, suggerisce il capo della Polizia, e' puntare tutto sugli accordi bilaterali tra l'Italia e i Paesi di provenienza dei clandestini che devono fare la loro parte. E poi andrebbero abolite norme come quella che prevede che ci sia anche l'assenso del detenuto per fargli scontare la condanna nella sua terra d'origine ('negli Usa non e' cosi''). Il Pdl esulta e sostiene, come fa Isabella Bertolini, che di fatto Manganelli difende il decreto del governo. Ma soddisfatto e' anche Walter Veltroni, che si associa all'allarme sulla certezza della pena, mentre punta il dito contro le ronde notturne sostenute, invece, da buona parte della maggioranza. Il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli fa sua la denuncia del capo della Polizia, ma sottolinea come sia necessario rimettere mano alla legge Gozzini, se si vuole far tornare a credere nella certezza della pena. ''Speriamo che dopo l'audizione di Manganelli'', osserva il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Cota, i politici la smettano di parlare di insicurezza solo percepita e di problemi sopravvalutati dell'immigrazione clandestina e sostengano invece i provvedimenti del governo. Di parere opposto il senatore del Pd Felice Casson, secondo il quale invece il capo della Polizia con le sue critiche avrebbe ''demolito il decreto''. ''Ma io - avverte - sono d'accordo con lui perche' molte delle misure previste sono vuote, delle semplici norme manifesto''.
Alfano spiega al Csm la strategia antimafia del governo
Seduta straordinaria del plenum del Consiglio superiore della magistratura, oggi alle 15.30 a Palazzo Marescialli, per ricevere il guardasigilli Angelino Alfano e conoscere le linee guida del suo programma in materia di politica della giustizia.Alfano illustrerà i suoi progetti: dalla riforma del sistema giudiziario alla lotta alla mafia in nome di Falcone: "Salendo le scale del ministero della Giustizia il giorno del mio insediamento, - ha detto Alfano - ho visto il monumento a Giovanni Falcone e ho capito che il ricordo del 23 maggio del 1992 e le emozioni provate allora avrebbero rappresentato il binario della mia attività antimafia”. Il guardasigilli agrigentino sembra avere le idee chiare su come colpire i mafiosi: "I primi passi sono già stati fatti in Consiglio dei ministri e altri ne faremo ancora per combattere i boss. Abbiamo inserito - ha spiegato Alfano commentando il pacchetto sicurezza varato dal governo - misure di prevenzione tra quelle di competenza della direzione nazionale antimafia e una serie di interventi che riguardano l'efficacia delle confische, perché passa troppo tempo tra la confisca e l'utilizzo del bene mafioso. Passa ai prefetti la competenza di decidere sui beni confiscati per renderli subito fruibili e colmare l'insopportabile intervallo che finora c'è stato tra la confisca e l'effettivo reale riutilizzo del bene. Si blocca la trafila dei prestanome, le misure di prevenzione patrimoniali si potranno applicare indipendentemente da quelle personali. Questo è un sistema di regole, operative nel giro di ore, di straordinaria efficacia e d'impatto immediato nella lotta alla mafia”.E' sulla riforma della giustizia e sulla separazione delle carriere tra giudici e pm che si attendono novità dal guardasigilli: "Sono per un rafforzamento della distinzione delle funzioni nella magistratura, come avviene in tutti i paesi europei. Ma di questo, e di un'altra serie di questioni importanti, parlerò con i magistrati”, ha anticipato il ministro annunciando intanto la riforma del processo civile. "Occorre avviare una stagione di riforme organiche nel nostro paese a cominciare da quella della giustizia civile. Non è possibile avere tempi così lunghi nel processo civile dove una causa viene conclusa dopo dieci anni e un recupero credito dopo decine di mesi. Occorre rivedere questo sistema”, ha spiegato Alfano, parlando ai magistrati della Anm riuniti a Palermo, il 23 maggio scorso, in ricordo di Giovanni Falcone a sedici anni dalla strage di Capaci.
27/05/2008
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