Nella maxi-operazione della polizia nella capitale sono stati individuati esponenti considerati dagli investigatori “i 'sancta sanctorum' del crimine romano e siciliano”. Colpiti i clan Fasciani, Triassi e D'Agati
ROMA. Cinquantuno arresti della Squadra mobile di Roma nei confronti di un'associazione di stampo mafioso che da anni aveva il controllo delle attività illecite sul litorale della Capitale. L'operazione antimafia è considerata una delle più vaste condotte dalla polizia a Roma.
Nella maxi-operazione della polizia nella capitale sono stati individuati esponenti considerati dagli investigatori “i 'sancta sanctorum' del crimine romano e siciliano”. Colpiti i clan Fasciani, Triassi e D'Agati, che da anni si sono spartiti il malaffare soprattutto sul litorale.
La lunga indagine condotta dalla Squadra Mobile di Roma ha consentito di fornire elementi alla Procura della Repubblica, per contestare ed individuare l'esistenza di un'associazione di stampo mafioso nella Capitale.
Il lavoro svolto dagli agenti ha permesso di seguire tutti i passaggi criminali dei vari affari delle organizzazioni: dall'ingresso di un nuovo appartenente agli accordi tra i capi per la spartizione del territorio, alle riunioni per dirimere le controversie sorte nella gestione del territorio. Ma anche la pianificazione di omicidi o tentati omicidi necessari per garantire e ripristinare la supremazia su qualsiasi attività.
"LEGAME INSCIDIBILE CON COSA NOSTRA". Per quasi un ventennio due gruppi criminali, appartenenti ai clan Fasciani e Triassi, hanno intrattenuto affari a Roma e si sono spartiti il territorio in una sorta di 'pax mafiosa', in base alle quale tutti potevano tranquillamente gestire i loro illeciti traffici. E' quanto emerge dalle indagini della Squadra Mobile della Capitale, che hanno portato all'arresto di 51 persone a Roma.
Sono state quindi colpite le intere famiglie dei Fasciani: in manette sono finiti il capo indiscusso Carmine e i fratelli Giuseppe e Terenzio Nazzareno. Tra i Triassi sono stati arrestati Vito e Vincenzo, appartenenti alla nota famiglia mafiosa dei Cuntrera-Caruana, che da anni si erano trasferiti ad Ostia mantenendo un legame inscindibile con Cosa Nostra siciliana. Della cupola mafiosa faceva parte anche un altro appartenente a Cosa nostra, da anni stanziatosi ad Ostia, considerato il terzo anello del gruppo di comando dell'organizzazione.
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