“Erano pronti a scappare all’estero”
Tra le persone colpite dalle ordinanze di custodia ci sono i due ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta. L’accusa è per tutti
di false comunicazioni sociali
torino
Quattro componenti della famiglia Ligresti - Ionella, Giulia Maria, Paolo Gioacchino e Salvatore - sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Torino nell’ inchiesta su Fonsai. Sette in totale le ordinanze di custodia cautelare che hanno colpito anche alcuni manager che hanno ricoperto posizioni di vertice in Fondiaria-Sai. In carcere le figlie di Salvatore Ligresti Giulia e Jonella e Paolo. Ai domiciliari Salvatore. L’altro figlio Gioacchino Paolo Ligresti non è stato arrestato e risulta allo stato «ricercato».
I finanzieri sanno che il manager si trova in Svizzera e prima di prendere ufficialmente contatti con le autorità elvetiche, attendono di sapere se l’ uomo intende rientrare in Italia e consegnarsi. Le altre persone colpite dalle ordinanze di custodia cautelare sono i due ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e l’ex vicepresidente pro-tempore Antonio Talarico. Per i componenti della famiglia Ligresti e per le altre persone arrestate questa mattina dal nucleo di polizia tributaria di Torino della Guardia di Finanza per ordine della magistratura, il reato contestato è quello di false comunicazioni sociali.
I fatti contestati attengono all’occultamento al mercato di un «buco» nella riserva sinistri di circa 600 milioni di euro. Un’informazione sensibile e determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione avrebbe provocato un grave danno ad almeno 12.000 risparmiatori.
L’inchiesta della procura di Torino su Fonsai era stata aperta nell’estate 2012 sulla scia di quella milanese su Premafin, società del gruppo Ligresti. Avviata per l’ipotesi di falso in bilancio e ostacolo all’attività di vigilanza relativamente al quadriennio 2008-11, si era ampliata lo scorso febbraio con l’aggiunta dell’ipotesi di infedeltà patrimoniale dopo la presentazione di numerose querele da parte degli azionisti. La guardia di finanza aveva perquisito più volte le sedi del gruppo sparse sul territorio italiano e sequestrato numerosi supporti informatici con almeno 12 terabytes di materiale che è stato analizzato nel corso degli ultimi mesi. Il buco di 600 milioni si riferisce alle riserve sinistri che Fonsai aveva contabilizzato nel bilancio 2010, poi utilizzato per predisporre l’aumento di capitale del 2011
Salvatore Ligresti e i figli Giulia, Jonella e Paolo erano già indagati nell’inchiesta coordinata dai procuratori torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ipotizzavano da parte dei vertici di Fonsai di aver «truccato» la voce destinata alla cosiddetta riserva sinistri alterando tra il 2008 e il 2010 il bilancio della società, per poi comunicare ai mercati notizie false sul bilancio dell’azienda quotata in borsa, alterando il prezzo delle sue azioni.
Salvatore Ligresti, patriarca della famiglia e coinvolto nell’ inchiesta Fonsai, si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Milano. Ai domiciliari anche Antonio Talarico e Fausto Marchionni.
Secondo il gip di Torino, «la custodia in carcere appare l’unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari per Jonella, Giulia Maria e Gioacchino Paolo Ligresti, essendo assolutamente necessario che sia impedito loro qualsiasi contatto con i terzi, sia di persona che a mezzo del telefono, al fine di contenere in particolare la loro propensione al reato e il rischio di fuga, non essendo ragionevole prevedere che tali esigenze potrebbero essere salvaguardate con semplici misure prescrittive quali il divieto di ricevere visite e di avere contatti telefonici associati agli arresti domiciliari».
I finanzieri sanno che il manager si trova in Svizzera e prima di prendere ufficialmente contatti con le autorità elvetiche, attendono di sapere se l’ uomo intende rientrare in Italia e consegnarsi. Le altre persone colpite dalle ordinanze di custodia cautelare sono i due ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta e l’ex vicepresidente pro-tempore Antonio Talarico. Per i componenti della famiglia Ligresti e per le altre persone arrestate questa mattina dal nucleo di polizia tributaria di Torino della Guardia di Finanza per ordine della magistratura, il reato contestato è quello di false comunicazioni sociali.
I fatti contestati attengono all’occultamento al mercato di un «buco» nella riserva sinistri di circa 600 milioni di euro. Un’informazione sensibile e determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione avrebbe provocato un grave danno ad almeno 12.000 risparmiatori.
L’inchiesta della procura di Torino su Fonsai era stata aperta nell’estate 2012 sulla scia di quella milanese su Premafin, società del gruppo Ligresti. Avviata per l’ipotesi di falso in bilancio e ostacolo all’attività di vigilanza relativamente al quadriennio 2008-11, si era ampliata lo scorso febbraio con l’aggiunta dell’ipotesi di infedeltà patrimoniale dopo la presentazione di numerose querele da parte degli azionisti. La guardia di finanza aveva perquisito più volte le sedi del gruppo sparse sul territorio italiano e sequestrato numerosi supporti informatici con almeno 12 terabytes di materiale che è stato analizzato nel corso degli ultimi mesi. Il buco di 600 milioni si riferisce alle riserve sinistri che Fonsai aveva contabilizzato nel bilancio 2010, poi utilizzato per predisporre l’aumento di capitale del 2011
Salvatore Ligresti e i figli Giulia, Jonella e Paolo erano già indagati nell’inchiesta coordinata dai procuratori torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ipotizzavano da parte dei vertici di Fonsai di aver «truccato» la voce destinata alla cosiddetta riserva sinistri alterando tra il 2008 e il 2010 il bilancio della società, per poi comunicare ai mercati notizie false sul bilancio dell’azienda quotata in borsa, alterando il prezzo delle sue azioni.
Salvatore Ligresti, patriarca della famiglia e coinvolto nell’ inchiesta Fonsai, si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Milano. Ai domiciliari anche Antonio Talarico e Fausto Marchionni.
Secondo il gip di Torino, «la custodia in carcere appare l’unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari per Jonella, Giulia Maria e Gioacchino Paolo Ligresti, essendo assolutamente necessario che sia impedito loro qualsiasi contatto con i terzi, sia di persona che a mezzo del telefono, al fine di contenere in particolare la loro propensione al reato e il rischio di fuga, non essendo ragionevole prevedere che tali esigenze potrebbero essere salvaguardate con semplici misure prescrittive quali il divieto di ricevere visite e di avere contatti telefonici associati agli arresti domiciliari».
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