CATANIA. Alle prime luci dell'alba i carabinieri della Compagnia di Giarre hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili a vario titolo dell'omicidio di Salvatore Buda, avvenuto il 23 gennaio scorso a Calatabiano. Le ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale di Catania su richiesta della Procura della Repubblica. I particolari dell'operazione saranno resi noti in un incontro con la stampa in programma alle 11 nella sala conferenze della Procura di Catania.
Buda, pastore di 47 anni, fu ucciso al culmine di una lite con colpi di fucile all'interno di un'automobile in un fondo rurale adibito a pascolo in contrada Felicetto. Poco dopo, accompagnato dal suo legale, si costituì ai carabinieri Salvatore Musumeci, 39 anni. Secondo quanto ricostruito dall'uomo, tra lui e Buda erano sorti contrasti per il furto di alcuni capi di bestiame. In particolare Musumeci si sarebbe recato dalla vittima per chiedere informazioni su alcuni vitelli che gli erano stati sottratti nei giorni precedenti. Ne sarebbe nata una lite e una colluttazione: uno dei due avrebbe imbracciato, a scopo intimidatorio, un fucile dal quale sarebbe partito accidentalmente un colpo che avrebbe centrato al volto Buda, uccidendolo sul colpo. L'arma non fu trovata. L'omicidio di Buda non sembrò riconducibile a dinamiche legate alla criminalità organizzata, anche se i due nel passato sono stati ritenuti vicini a consorterie mafiose.
L'omicidio di Salvatore Buda, pastore di 47 anni, ucciso il 23 gennaio scorso a Calatabiano (Catania), fu deciso perchè l'uomo avrebbe avuto un ruolo nel furto di alcuni ovini. Lo hanno accertato i carabinieri della Compagnia di Giarre, che stamane hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per omicidio. L'operazione è stata denominata «Bella cumpassa», da una delle frasi pronunciate da uno degli indagati quando scoprirono che nell'ovile della vittima ci sarebbero effettivamente stati alcuni dei capi di bestiame rubati.
Uno dei destinatari dell'ordinanza, Salvatore Musumeci, 39 anni, era gia in carcere dopo che si era costituito ai carabinieri autoaccusandosi dell'omicidio. Uno dei provvedimenti restrittivi è stato notificato in carcere a una persona già detenuta per altri motivi. Gli arrestati sono Alfio Nucifora, di 43 anni; G.F, di 36; N.M., di 51; T.G., di 31. in carcere il provvedimento cautelare è stato notificato a Francesco Cavallaro, di 28 anni.
I destinatari dell'ordinanza sono accusati, a vario titolo e in concorso tra di loro, di omicidio volontario, sequestro di persona, rapina aggravata e detenzione e porto abusivo di armi.
Musumeci, autoaccusandosi del delitto, disse che l'uccisione di Buda era avvenuta al culmine di una lite per il furto, avvenuto nei giorni precedenti, di alcuni capi di bestiame. Raccontò che aveva avuto con Buda una colluttazione e che poi da un fucile era partito accidentalmente un colpo che aveva raggiunto il pastore al volto uccidendolo sul colpo. Questa versione fornita a Musumeci era subito apparsa lacunosa, incompleta e contraddittoria agli investigatori, che avviarono indagini sui tabulati telefonici per scoprire quali fossero stati i contatti telefonici di Musumeci.
I militari hanno così accertato che il furto di bestiame c'era effettivamente stato e ai danni di uno degli odierni arrestati, N.M., che, invece di denunciare l'accaduto, si era rivolto a Musumeci e Nucifora, quest'ultimo ritenuto dagli investigatori legato ad esponenti del clan Laudani. Musumeci e Nucifora avrebbero contattato Buda, che avrebbe temporeggiato, fin quando non fu deciso di attuare contro di lui una spedizione punitiva. La vittima sarebbe stata condotta dove teneva il bestiame e lì sarebbe stata giustiziata con un colpo di fucile al volto.
Durante le perquisizioni domiciliari nelle abitazioni degli arrestati i carabinieri hanno trovato alcune cartucce di fucile, sulle quali sono in corso accertamenti. Nonostante il gip non abbia riconosciuto l'aggravate mafiosa, secondo gli investigatori l'omicidio di Buda è maturato in un contesto di criminalità organizzata e per questo motivo i carabinieri proseguono le indagini.
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