Le testimonianze: «Così, a 17 anni, è diventato un vizio». L'allarme di don Luigi Merola, Telefono Azzurro e Confesercenti: Napoli piccola Las Vegas
di Maria Pirro
Un ragazzo timido, fragile, svogliato, sorpreso alle slot-machine, accetta di raccontare: «Ho 17 anni, è quasi un anno che gioco, tutte le mattine. Non so dire se è l'ultima volta, oppure no». L'amico aggiunge: «Abbiamo cominciato insieme. Per sfizio. Una moneta da un euro, due euro e poi...»
GUARDA IL VIDEO Dramma privato e insieme collettivo raccontato dai protagonisti. È il giorno dopo il suicidio di Mario Castaldi, il 19enne che si è lanciato nel vuoto dal piazzale della chiesa del Soccorso, a Forio d'Ischia: un volo di 50 metri, questo il paradosso, per sfuggire all'incubo di aver perso tutto, persino di sognare un futuro. «Mamma scusa», l'ultimo messaggio annotato su un foglietto per spiegare il «vizio assurdo».
«È un modo per distrarsi, per divertirsi. Per sconfiggere la noia. E per provare a vincere» afferma il ragazzino incontrato nella sala giochi, a Napoli, e poi intervistato in un centro che accoglie i minori a rischio, in presenza degli operatori che lo conoscono da anni, per nulla sorpresi da queste “rivelazioni”. Eppure, colpisce questa voglia di riscatto che brucia soldi e sentimenti.
Il ragazzino dice che spende 15 euro al giorno, o meglio, tanto riesce a racimolare ogni volta che sfida la fortuna. Ha una paghetta, spiega, ma è piuttosto bassa. «Uso quella, poi vado dalla nonna a chiedere altri soldi, me li procuro dalla mia famiglia». E «quello che si vince» aggiunge l'amico «si gioca di nuovo». A casa, chiaramente, nessuno ne fa parola. «Mio padre non gioca, lavora. Non sospetta nulla. Mia madre lo stesso. Una sorella non la porterei mai lì con me». Ma l'adolescente, in qualche modo pentito, parla come se il suo destino fosse segnato: «Oramai è un vizio».
Già bocciato a scuola una volta, il ragazzino è iscritto a un istituto superiore e «una trentina di volte - ammette - nel corso dell'anno non ho seguito le lezioni proprio per giocare ai videopoker». I genitori non chiedono? «No». I professori nemmeno? «Nessuno chiama. Da scuola no... Ma siamo solo noi due che ci assentiamo per questo, non vengono con noi altri compagni di classe» precisa, volgendo lo sguardo verso l'amico. I posti frequentati? Sono diversi: «Quattro o cinque, giriamo... Da quando non ci sono più i corsi ci andiamo ancora più spesso». E lì incontrano altri baby-giocatori. «Sempre di 17 e 16 anni».
Una pausa, poi aggiunge: «Anche lì nessuno interviene. È solo scritto sulle macchinette: vietato ai minori di 18 anni».
Dice Pietro Russo, presidente Confcommercio: «In città i dati evidenziano un aumento del 31% di sale giochi e sale slot sono preoccupanti. Non facciamo di Napoli una piccola Las Vegas. Chiediamo alle istituzioni di intervenire quanto prima».
Di storie in bilico tra disperazione e cronaca ce ne sono tante, «spesso inascoltate. Il gioco d'azzardo anche tra i minori è una piaga sociale» interviene don Luigi Merola, presidente della fondazione 'A voce d''e creature, e sulle cause aggiunge: «Vanno ricercate nella mancanza punti di riferimento e modelli educativi: le famiglie sono lasciate sole o non hanno gli strumenti per intervenire, i programmi di sostegno nelle scuole e anche nelle parrocchie non bastano a sanare una ferita sempre più profonda». Così il sacerdote lancia l'allarme, nel giorno in cui annuncia la chiusura della fondazione per mancanza di fondi. «Ciò significa lasciare per strada 150 ragazzi a rischio, senza alternative».
Secondo l'ultima indagine nazionale sulla Condizione di infanzia e adolescenza realizzata da Telefono Azzurro in collaborazione con Eurispes «il 23,3% dei bambini ha giocato a soldi». E «il 39% degli adolescenti ha dichiarato di aver giocato d'azzardo». Non basta: al Sud è stata registrata la più alta percentuale di bambini che hanno ripetuto «spesso» l'operazione, non on line. «Videopoker e slot machine - si legge nel rapporto - sono i giochi d'azzardo che destano maggiore preoccupazione».
Quanto ai rischi, «i dati raccolti fanno pensare al possibile emergere di una vera e propria dipendenza: nel 2012 il 24,9% dei ragazzi che giocano ha dichiarato di perdere molti soldi e il 25,2% sente l'esigenza di giocare molto spesso». Cosa fare? Questi i consigli indicati dall'associazione: un genitore può affrontare l'argomento, deve evitare di dare il cattivo esempio e, se è preoccupato per il figlio, rivolgersi a un professionista ma può anche contattare il centro di ascolto di Telefono Azzurro.
Tra il 2008 e il 2012, solo dalla Campania si contano 921 Sos, di cui oltre la metà (569) dalla provincia di Napoli. Il bisogno di conversare, i problemi relazionali con i genitori e il disagio emotivo-psicologico rappresentano il 26,2% dei motivi di contatto. Più degli abusi fisici, che si attestano al 10,5%. Sono l’altra faccia del dramma?
di Maria Pirro
GUARDA IL VIDEO Dramma privato e insieme collettivo raccontato dai protagonisti. È il giorno dopo il suicidio di Mario Castaldi, il 19enne che si è lanciato nel vuoto dal piazzale della chiesa del Soccorso, a Forio d'Ischia: un volo di 50 metri, questo il paradosso, per sfuggire all'incubo di aver perso tutto, persino di sognare un futuro. «Mamma scusa», l'ultimo messaggio annotato su un foglietto per spiegare il «vizio assurdo».
«È un modo per distrarsi, per divertirsi. Per sconfiggere la noia. E per provare a vincere» afferma il ragazzino incontrato nella sala giochi, a Napoli, e poi intervistato in un centro che accoglie i minori a rischio, in presenza degli operatori che lo conoscono da anni, per nulla sorpresi da queste “rivelazioni”. Eppure, colpisce questa voglia di riscatto che brucia soldi e sentimenti.
Il ragazzino dice che spende 15 euro al giorno, o meglio, tanto riesce a racimolare ogni volta che sfida la fortuna. Ha una paghetta, spiega, ma è piuttosto bassa. «Uso quella, poi vado dalla nonna a chiedere altri soldi, me li procuro dalla mia famiglia». E «quello che si vince» aggiunge l'amico «si gioca di nuovo». A casa, chiaramente, nessuno ne fa parola. «Mio padre non gioca, lavora. Non sospetta nulla. Mia madre lo stesso. Una sorella non la porterei mai lì con me». Ma l'adolescente, in qualche modo pentito, parla come se il suo destino fosse segnato: «Oramai è un vizio».
Già bocciato a scuola una volta, il ragazzino è iscritto a un istituto superiore e «una trentina di volte - ammette - nel corso dell'anno non ho seguito le lezioni proprio per giocare ai videopoker». I genitori non chiedono? «No». I professori nemmeno? «Nessuno chiama. Da scuola no... Ma siamo solo noi due che ci assentiamo per questo, non vengono con noi altri compagni di classe» precisa, volgendo lo sguardo verso l'amico. I posti frequentati? Sono diversi: «Quattro o cinque, giriamo... Da quando non ci sono più i corsi ci andiamo ancora più spesso». E lì incontrano altri baby-giocatori. «Sempre di 17 e 16 anni».
Una pausa, poi aggiunge: «Anche lì nessuno interviene. È solo scritto sulle macchinette: vietato ai minori di 18 anni».
Dice Pietro Russo, presidente Confcommercio: «In città i dati evidenziano un aumento del 31% di sale giochi e sale slot sono preoccupanti. Non facciamo di Napoli una piccola Las Vegas. Chiediamo alle istituzioni di intervenire quanto prima».
Di storie in bilico tra disperazione e cronaca ce ne sono tante, «spesso inascoltate. Il gioco d'azzardo anche tra i minori è una piaga sociale» interviene don Luigi Merola, presidente della fondazione 'A voce d''e creature, e sulle cause aggiunge: «Vanno ricercate nella mancanza punti di riferimento e modelli educativi: le famiglie sono lasciate sole o non hanno gli strumenti per intervenire, i programmi di sostegno nelle scuole e anche nelle parrocchie non bastano a sanare una ferita sempre più profonda». Così il sacerdote lancia l'allarme, nel giorno in cui annuncia la chiusura della fondazione per mancanza di fondi. «Ciò significa lasciare per strada 150 ragazzi a rischio, senza alternative».
Secondo l'ultima indagine nazionale sulla Condizione di infanzia e adolescenza realizzata da Telefono Azzurro in collaborazione con Eurispes «il 23,3% dei bambini ha giocato a soldi». E «il 39% degli adolescenti ha dichiarato di aver giocato d'azzardo». Non basta: al Sud è stata registrata la più alta percentuale di bambini che hanno ripetuto «spesso» l'operazione, non on line. «Videopoker e slot machine - si legge nel rapporto - sono i giochi d'azzardo che destano maggiore preoccupazione».
Quanto ai rischi, «i dati raccolti fanno pensare al possibile emergere di una vera e propria dipendenza: nel 2012 il 24,9% dei ragazzi che giocano ha dichiarato di perdere molti soldi e il 25,2% sente l'esigenza di giocare molto spesso». Cosa fare? Questi i consigli indicati dall'associazione: un genitore può affrontare l'argomento, deve evitare di dare il cattivo esempio e, se è preoccupato per il figlio, rivolgersi a un professionista ma può anche contattare il centro di ascolto di Telefono Azzurro.
Tra il 2008 e il 2012, solo dalla Campania si contano 921 Sos, di cui oltre la metà (569) dalla provincia di Napoli. Il bisogno di conversare, i problemi relazionali con i genitori e il disagio emotivo-psicologico rappresentano il 26,2% dei motivi di contatto. Più degli abusi fisici, che si attestano al 10,5%. Sono l’altra faccia del dramma?
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