Il piano per ucciderlo fu deciso un anno prima
Ritrovata per caso in un cassetto tra la biancheria della madre. Un anonimo metteva in guardia il giovane di Cinisi, descrivendo quello che poi sarebbe successo: la colpa doveva ricadere sui fascisti. Ma affiorano anche nomi nuovi: un compagno comunista di Peppino. E un uomo delle forze dell'ordine
di MICHELE INSERRA
REGGIO CALABRIA - Il destino di Peppino Impastato era già segnato da almeno un anno. Non è più una semplice ipotesi dopo che ieri pomeriggio è spuntata una lettera inedita da un cassettone all’interno della camera da letto della mamma di Peppino, Felicia Bartolotta. «Ti faranno male» si legge nella missiva di un anonimo amico datata 14 aprile 1977. Oltre un anno dopo faranno tanto male a Peppino: il 9 maggio del 1978 verrà barbaramente ammazzato. Ma ora c'è la conferma: quella decisione era stata decretata tredici mesi prima su ordine del numero uno di Cosa Nostra Tano Badalamenti.
La mamma di Peppino era deceduta il 7 dicembre del 2004. Da quel momento nessuno aveva osato mai “profanare” quella stanza che rappresenta una parte della Casa della Memoria di Cinisi, al corso Umberto 220, nata nel 2005, e riconosciuta a dicembre scorso dal governatore Rosario Crocetta bene di interesse storico-culturale. Ieri, per la prima volta, c’erano lavori in corso. Ed era giunto il momento di svuotare quella stanza colma di ogni cosa e di ogni ricordo. C’era Giovanni, il fratello di Peppino, e Claudio Lacamera, responsabile del progetto “Un ponte della memoria”. Hanno impiegato una intera giornata per “ripulire” armadi e cassetti. E in un cassettone anni Cinquanta tra la biancheria della donna è spuntata una lettera indirizzata a Peppino Impastato. Una missiva mai vista prima e dal contenuto che ha lasciato Giovanni e Claudio Lacamera senza fiato. Il piano per eliminare Peppino e prevedeva che le colpe dovevano ricadere sui fascisti. Parallelamente al piano per fare “tanto male” a Peppino viaggiava anche il piano per bruciarlo politicamente. E il nemico era, come spesso accade, in casa. Spunta infatti il nome di un compagno del partito comunista.
Balza agli occhi anche un consiglio nella missiva: «Guardati bene dai tuoi veri nemici». E c'è il nome di un uomo in divisa tuttora in servizio nel Palermitano.
Per quel delitto sono stati condannati i mandanti ma mancano gli esecutori materiali. Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell’aprile del 1995, l’indagine era stata riaperta. L’11 aprile 2002 Badalamenti fu condannato all’ergastolo ma il 30 aprile 2004, a 80 anni, morì in un centro medico penitenziario di Ayer (Massachusetts). Il 5 marzo 2001, Vito Palazzolo, braccio destro di Badalamenti, anche lui amico degli Impastato, aveva rimediato trent’anni.
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