Nel mirino appartenenti al clan Santapaola-Ercolano. Loro sono: Maurizio Zuccaro, Orazio Magrì, Fabrizio Nizza, Carmelo Puglisi, Lorenzo Saitta, Mario Strano e Francesco Crisafulli. Al centro delle indagini le dinamiche e i moventi di quattro delitti commessi tra il 1995 ed il 2009. L'inchiesta si basa su attività di riscontro dei carabinieri di Catania alle dichiarazioni del boss Santo La Causa
CATANIA. Faide tra cosche rivali, ma anche all'interno dello stesso clan per contrasti economici o di potere. Sono i moventi dei quattro omicidi, e uno tentato, commessi tra il 1995 e il 2009, le cui dinamiche e cause sono state svelate dal boss pentito di Cosa nostra di Catania, SantoLa Causa. Dopo i riscontri eseguiti alle dichiarazioni del collaboratore sono eseguiti sette ordinanze cautelari, tra mandanti ed esecutori, da parte dei carabinieri del reparto operativo del comando provinciale etneo. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Catania su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica. Tra i destinatari dei provvedimenti Maurizio Zuccaro, 52 anni, elemento di spicco di Cosa nostra etnea, già condannato per omicidio, ma sottoposto alla detenzione domiciliare perchè affetto da malattia incompatibile con la detenzione. Gli altri sono: Orazio Magrì, 42 anni, Fabrizio Nizza, 38, Carmelo Puglisi, 49, Lorenzo Saitta, 38, Mario Strano, 48, Francesco Crisafulli, 50. La Causa ha fatto luce sull'uccisione di Vito Bonanno, assassinato il 19 ottobre del 1995, perchè era del gruppo di Giuseppe Pulvirenti, 'U Malpassotu, il boss che si era da poco pentito. Pietro Giuffrida sarebbe stato eliminato, il 22 agosto del 1999, dallo stesso clan Zuccaro a cui apparteneva, per contrasti su giri di usura e traffico di droga. Franco Palermo, esponente di spicco dei Cursoti, morì, il 27 settembre del 2009, per vendetta: era ritenuto l'autore dell'omicidio di Giuseppe Vinciguerra, cugino di Magrì, assassinato il 7 aprile del 2009. L'omicidio di Salvatore Pappalardo, il 30 ottobre 1999, per cui sono stati già condannati all'ergastolo Alessandro Strano e Carmelo Giustino, nasce da contrasti per la leadership del gruppo del rione Monte Po di Cosa nostra per il controllo del racket delle estorsioni nella zona industriale di Misterbianco. Nell'agguato rimase ferito l'autista di Pappalardo, Francesco Tropea, reato per cui si procede per tentativo di omicidio.
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