È il prosieguo dell’operazione "Atropos" che il 23 ottobre scorso portò in carcere 41 presunti affiliati al mandamento mafioso del quartiere. In particolare è stata accertata l’esistenza di un'organizzazione che gestiva il traffico e lo spaccio all'ingrosso di cocaina
PALERMO. Operazione antidroga condotta dalla Squadra Mobile a Palermo. Previste sette ordinanze di custodia cautelare, a carico di presunti esponenti mafiosi, ritenuti vicini al mandamento della Noce, accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e di numerosi episodi di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti nell’interesse di Cosa Nostra.
L’indagine costituisce il prosieguo dell’operazione denominata in codice "Atropos" che il 23 ottobre scorso portò all'arresto di 41 presunti affiliati al mandamento mafioso della Noce. Grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori sono riusciti a risalire agli altri appartenenti al clan e a delinearne il ruolo. In particolare è stata accertata l’esistenza di un'organizzazione che gestiva il traffico e lo spaccio all'ingrosso di cocaina.
Gli arrestati, oltre a rispondere di associazione mafiosa, sono accusati di aver effettuato molteplici incontri con esponenti di spicco di Cosa Nostra e di essersi messi a totale disposizione dell’organizzazione impegnandosi, tra l’altro, al sostentamento dei familiari dei detenuti e a riscuotere il provento delle estorsioni.
L’indagine costituisce il prosieguo dell’operazione denominata in codice "Atropos" che il 23 ottobre scorso portò all'arresto di 41 presunti affiliati al mandamento mafioso della Noce. Grazie a una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori sono riusciti a risalire agli altri appartenenti al clan e a delinearne il ruolo. In particolare è stata accertata l’esistenza di un'organizzazione che gestiva il traffico e lo spaccio all'ingrosso di cocaina.
Gli arrestati, oltre a rispondere di associazione mafiosa, sono accusati di aver effettuato molteplici incontri con esponenti di spicco di Cosa Nostra e di essersi messi a totale disposizione dell’organizzazione impegnandosi, tra l’altro, al sostentamento dei familiari dei detenuti e a riscuotere il provento delle estorsioni.
MOGLI BOSS LAMENTANO CALO AFFARI. Gli affari non vanno bene dentro Cosa nostra, che non riesce a fare fronte alle richieste delle famiglie dei picciotti finiti in carcere. E' quanto si evince dalle intercettazioni delle mogli dei boss finiti in carcere nel blitz che a ottobre scorso che aveva decapitato il clan della Noce. Allora nell'operazione "Atropos" della Squadra mobile, erano stati 41 gli arresti. La scorsa notte altri 6 (uno è riuscito a sfuggire al blitz) e tra questi Renzo Lo Nigro, 41 anni, ritenuto il nuovo capo di Cosa nostra alla Noce, nominato sul campo dopo gli arresti di ottobre. Nel corso dell'inchiesta emerge che Lo Nigro era pressato dalle richieste di soldi da parte delle mogli dei boss rimaste senza sostentamento. La cassa di Cosa nostra, nonostante l'azione di questi mesi, tra rapine e richieste di pizzo a tappeto, non è più florida come un tempo. Anche perché gli arresti di ottobre e le indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Lia Sava e Gianluca De Leo avevano dato fiducia ai commercianti. Alcuni di loro avevano rifiutato le richieste di pizzo. Nel corso delle intercettazioni più volte sono state registrate le lamentele delle mogli rimaste senza soldi per alcuni mesi. Con Lo Nigro sono stati arrestati Girolamo Albanese e Mario Di Cristina, stretti collaboratori. Tre sono accusati di un traffico di droga: Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo, Giorgio Stassi. Un quarto è ricercato. In regime di spending review, Cosa nostra ha cambiato strategia: ha deciso di occuparsi direttamente del traffico di droga. Il nuovo business è la cocaina, ormai richiesta da tantissimi. I boss della Noce la vendevano a 55-60 euro a grammo.
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