«Cinque milioni di euro? Ne ho spesi molti meno»
BARI - Travolta da un sistema più grande di lei. Prendeva da una parte per coprire falle precedenti. Ma quando ci si mettono di mezzo spese «voluttuarie» e molto, ma molto costose, il gioco è fatto. Ecco come sono spariti oltre cinque milioni di euro, una cifra, però, che la professoressa Caterina Coco contesta.
La docente in materie finanziarie presso l’Università di Bari, in carcere da martedì con l’accusa di esercizio abusivo della professione finanziaria, indagata a piede libero per truffa e falso, ha sostanzialmente ammesso le responsabilità che le vengono addebitate. Lo ha fatto nel corso dell’interrogatorio di garanzia durato circa due ore che si è tenuto ieri mattina nel carcere di Bari, davanti al gip Alessandra Piliego e al pm Giuseppe Dentamaro, con il procuratore aggiunto Anna Maria Tosto, titolare del fascicolo.
La professoressa ha ammesso i rapporti economici con i risparmiatori che poi l’hanno denunciata. Ha spiegato motivi e modalità con cui quei rapporti si sono sviluppati negli anni, indicando anche altre persone che le avevano affidato i propri risparmi e che non figurano nell’elenco delle 22 persone che, di fatto, hanno dato il via all’inchiesta condotta dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari. Ma, soprattutto, la Coco ha ammesso di «aver utilizzato in maniera non congrua» il denaro affidatole, come riferito a margine dell’interrogatorio da uno dei suoi difensori, l’avvocato Maurizio Giannone del Foro di Roma, che ha partecipato all’atto dovuto, insieme con l’avv. Andrea Di Comite.
La donna avrebbe riferito, quindi, di aver usato parte di questi soldi per far fronte agli impegni presi con alcuni risparmiatori e parte per spese personali, soprattutto gioielli, borse costose, ma anche, sembra, vestiti e vacanze
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