Via libera al tribunale speciale
Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli: «Toni da farsa». Il Capo di Stato Maggiore della Marina: «Latorre e Girone un esempio per tutti noi»
NEW DELHI - Le autorità giudiziarie indiane hanno disposto la costituzione di un tribunale ad hoc per esaminare il caso dei due marò ritornati ieri a New Delhi. Lo riferiscono oggi i media indiani. L'Alta corte di New Delhi ha emanato ieri sera un'ordinanza per formare uno speciale organo giudicante come stabilito nella sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio e il governatore dello Stato indiano del Kerala, Oommen Chandy, ha chiesto al primo ministro Manmohan Singh che il tribunale sia costituito a Kollam (in Kerala, appunto) anziché a New Delhi.
Governo indiano: nessuna assicurazione sulla sentenza. Il governo indiano non ha fornito «nessuna garanzia» al governo italiano in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi, ha detto il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un'intervista all'emittente Tv Ibn. Al giornalista che gli domandava come mai il ministro degli Esteri Salman Khurshid avesse rassicurato l'Italia sul fatto che i due marò non rischiano la pena di morte, Kumar ha risposto: «Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale? Khurshid è anche un avvocato e sul perché abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere».
De Mistura: c'è l'assicurazione scritta. Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, assicura invece che Latorre e Girone non rischiano la pena di morte perché il governo di New Delhi ha fornito all'Italia una «assicurazione scritta ufficiale del ministero degli Esteri a nome del governo indiano». Raggiunto telefonicamente a New Delhi, dove si è recato per accompagnare i due militari italiani, De Mistura commenta le dichiarazioni di Kumar: «La dichiarazione del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid è una dichiarazione scritta, l'ho vista ieri, ed è a nome del governo. Per noi fa testo. Posso immaginare che in un qualunque Paese del mondo un ministro della Giustizia, se intervistato, esprima cautela sulle decisioni di una Corte. Abbiamo una assicurazione scritta sul fatto che non ci sarà la pena di morte, che in questo caso specifico la pena di morte non è considerabile».
L'ammiraglio Binelli Mantelli: è una farsa. La vicenda dei marò «sta sempre più assumendo i toni di una farsa», interviene il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il quale auspica che «si concluda quanto prima» e che i due militari italiani «siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana».
Tribunale speciale. Lo scorso 9 marzo il governo indiano aveva già avviato le procedure per il tribunale speciale dopo le accuse di ritardo da parte della Corte Suprema. Come promesso ieri al sottosegretario italiano agli Esteri Staffan de Mistura, il governo di New Delhi intende ora accelerare il complesso iter. Ai giornalisti il ministro della Giustizia Ashwani Kumar ha detto che la proposta inviata dal ministro dell'Interno è stata approvata «in principio» dal suo dicastero, il quale «è impegnato a mettere a punto altri dettagli». Spera «di ottenere il via libera definitivo dal presidente della corte Suprema Altamas Kabir già la prossima settimana». Secondo lui, il nuovo tribunale si occuperà del caso con una procedura accelerata («fast track»). L'organismo dovrà decidere se la giurisdizione sul caso spetta all'India oppure se rientra nell'ambito nel diritto internazionale che prevede la competenza della giustizia italiana in base alla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos). In una lettera il governatore del Kerala Chandy, nel chiedere che il tribunale venga costituito a Kollam, ricorda che proprio nel tribunale di Kollam sono raccolti tutti i documenti riguardanti la morte in mare di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012.
«Un esempio per tutti noi». Queste le parole con le quali il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi elogia il comportamento di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, all'indomani del loro rientro in India. «Capo Latorre e Capo Girone - dice De Giorgi - hanno avuto il coraggio dell'obbedienza, nel momento più difficile, guardando all'interesse dell'Italia, coerentemente con i valori di lealtà, onore e amore di Patria che devono sempre ispirare le nostre azioni e le nostre scelte». «Noi marinai - aggiunge l'ammiraglio - continueremo a fare il nostro dovere con orgoglio e disciplina, sull'esempio di Latorre e Girone, fiduciosi nella vittoria delle nostre ragioni. Sosterremo incondizionatamente i nostri Fucilieri e le loro famiglie. Per mare per terram».
I due marò «hanno chiesto che sia rispettata la loro privacy» e non intendono essere fotografati. Lo ha detto oggi all'ANSA il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono da ieri sera ospitati all'interno dell'ambasciata d'Italia a New Delhi negli stessi alloggi dove si trovavano prima del permesso. «Ho chiesto se si concedevano ai fotografi - ha detto il diplomatico che li ha riaccompagnati in India - e loro mi hanno detto di no. È giusto rispettare questa decisione». I due fucilieri hanno rinunciato oggi al consueto pranzo al ristorante dell'Istituto di Cultura annesso alla residenza diplomatica. «Di solito vengono qui a mangiare, ma oggi non li abbiamo visti» ha detto un cameriere. Il loro arrivo, ieri, nella capitale è avvenuto in segreto ed è passato inosservato nonostante la massiccia presenza di televisioni e fotografi.
Governo indiano: nessuna assicurazione sulla sentenza. Il governo indiano non ha fornito «nessuna garanzia» al governo italiano in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi, ha detto il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un'intervista all'emittente Tv Ibn. Al giornalista che gli domandava come mai il ministro degli Esteri Salman Khurshid avesse rassicurato l'Italia sul fatto che i due marò non rischiano la pena di morte, Kumar ha risposto: «Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale? Khurshid è anche un avvocato e sul perché abbia detto quelle cose, sta a lui rispondere».
De Mistura: c'è l'assicurazione scritta. Il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, assicura invece che Latorre e Girone non rischiano la pena di morte perché il governo di New Delhi ha fornito all'Italia una «assicurazione scritta ufficiale del ministero degli Esteri a nome del governo indiano». Raggiunto telefonicamente a New Delhi, dove si è recato per accompagnare i due militari italiani, De Mistura commenta le dichiarazioni di Kumar: «La dichiarazione del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid è una dichiarazione scritta, l'ho vista ieri, ed è a nome del governo. Per noi fa testo. Posso immaginare che in un qualunque Paese del mondo un ministro della Giustizia, se intervistato, esprima cautela sulle decisioni di una Corte. Abbiamo una assicurazione scritta sul fatto che non ci sarà la pena di morte, che in questo caso specifico la pena di morte non è considerabile».
L'ammiraglio Binelli Mantelli: è una farsa. La vicenda dei marò «sta sempre più assumendo i toni di una farsa», interviene il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il quale auspica che «si concluda quanto prima» e che i due militari italiani «siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana».
Tribunale speciale. Lo scorso 9 marzo il governo indiano aveva già avviato le procedure per il tribunale speciale dopo le accuse di ritardo da parte della Corte Suprema. Come promesso ieri al sottosegretario italiano agli Esteri Staffan de Mistura, il governo di New Delhi intende ora accelerare il complesso iter. Ai giornalisti il ministro della Giustizia Ashwani Kumar ha detto che la proposta inviata dal ministro dell'Interno è stata approvata «in principio» dal suo dicastero, il quale «è impegnato a mettere a punto altri dettagli». Spera «di ottenere il via libera definitivo dal presidente della corte Suprema Altamas Kabir già la prossima settimana». Secondo lui, il nuovo tribunale si occuperà del caso con una procedura accelerata («fast track»). L'organismo dovrà decidere se la giurisdizione sul caso spetta all'India oppure se rientra nell'ambito nel diritto internazionale che prevede la competenza della giustizia italiana in base alla Convenzione Onu sul Diritto del Mare (Unclos). In una lettera il governatore del Kerala Chandy, nel chiedere che il tribunale venga costituito a Kollam, ricorda che proprio nel tribunale di Kollam sono raccolti tutti i documenti riguardanti la morte in mare di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012.
«Un esempio per tutti noi». Queste le parole con le quali il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi elogia il comportamento di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, all'indomani del loro rientro in India. «Capo Latorre e Capo Girone - dice De Giorgi - hanno avuto il coraggio dell'obbedienza, nel momento più difficile, guardando all'interesse dell'Italia, coerentemente con i valori di lealtà, onore e amore di Patria che devono sempre ispirare le nostre azioni e le nostre scelte». «Noi marinai - aggiunge l'ammiraglio - continueremo a fare il nostro dovere con orgoglio e disciplina, sull'esempio di Latorre e Girone, fiduciosi nella vittoria delle nostre ragioni. Sosterremo incondizionatamente i nostri Fucilieri e le loro famiglie. Per mare per terram».
I due marò «hanno chiesto che sia rispettata la loro privacy» e non intendono essere fotografati. Lo ha detto oggi all'ANSA il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono da ieri sera ospitati all'interno dell'ambasciata d'Italia a New Delhi negli stessi alloggi dove si trovavano prima del permesso. «Ho chiesto se si concedevano ai fotografi - ha detto il diplomatico che li ha riaccompagnati in India - e loro mi hanno detto di no. È giusto rispettare questa decisione». I due fucilieri hanno rinunciato oggi al consueto pranzo al ristorante dell'Istituto di Cultura annesso alla residenza diplomatica. «Di solito vengono qui a mangiare, ma oggi non li abbiamo visti» ha detto un cameriere. Il loro arrivo, ieri, nella capitale è avvenuto in segreto ed è passato inosservato nonostante la massiccia presenza di televisioni e fotografi.
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