ROMA - Un'esecuzione di camorra a pochi chilometri da Roma, sul litorale, dove la mafia torna ad alzare il tiro. In strada a Nettuno e in pieno giorno. Modestino Pellino, un pregiudicato luogotenente del clan Moccia, è l'ultima vittima «illustre» della guerra tra bande che imperversa nella capitale e nel suo hinterland e che per alcuni mesi sembrava essere stata sospesa con una tregua.
Il killer ha colpito Pellino con sette colpi alle spalle, sotto gli occhi di diverse persone e in una piazza circondata da palazzi.
E c'è chi ha visto tutto. L'aggressore ha sorpreso la vittima alle spalle mentre intorno alle 17,30 parlava al cellulare e in un'altra mano aveva un ombrello, all'angolo della piazza Garibaldi. Poi gli ha scaricato alla schiena sette colpi di pistola calibro 9, due dei quali lo hanno preso in pieno alla schiena, un altro al fianco sinistro e altri sono rimbalzati sul muro di cinta della casa di fronte finendo in un cortile.
Grande lo spavento della piazza, che è una di quelle centrali a Nettuno, circondata da negozi e da abitazioni e a quell'ora molto trafficata.
Secondo alcune testimonianze il killer, che indossava jeans neri, maglietta nera e cappellino dello stesso colore, è poi fuggito dalla laterale via Bainsizza. La moglie di Pellin avrebbe riferito agli investigatori che suo marito era uscito per una passeggiata.
Tra le ipotesi, quindi, cìè anche quella di un appuntamento con il killer, del quale Pellino non imaginava le iintenzioni. L'uomo, infatti, era disarmato ed era uscito, forse rapidamente, senza documenti.
Sono in corso ricerche, posti di blocco e controlli della polizia per verificare se il killer avesse un complice che lo attendeva e per capire che via di fuga abbia usato. In prima fila nella caccia al killer, oltre al commissariato di Anzio e Nettuno, c'è la Squadra mobile di Roma.
Con l'omicidio di Pellino a Roma e in provincia torna l'ombra della criminalità organizzata sulla Capitale. E torna quindi la paura degli agguati, dopo la scia di sangue dello scorso anno, quando una vera e propria guerra tra bande per il controllo del territorio, diverse bande criminali hanno fatto morti e feriti in strada.
Pellino era stato ai vertici del clan camorristico dei Moccia ed era considerato il «luogotenente» del clan Moccia di Afragola, attivo a Napoli e nell'hinterland. Attualmente era sottoposto a sorveglianza speciale e dopo essere riuscito a sfuggire più volte alla cattura era stato arrestato nel 2010, dopo due anni di latitanza. Non a caso era ritenuto uno dei più pericolosi componenti del «gruppo di fuoco» del clan, per il quale avrebbe gestito attività illecite come estorsioni, droga ed armi.
Durante il periodo di latitanza, il nome di Pelino, era stato proposto per l'inserimento dei cento ricercati più pericolosi a livello nazionale. Solo qualche giorno fa un altro episodio aveva sconvolto il litorale romano, con un gesto intimidatorio nei confronti dei gestori di uno stabilimento balneare a Ostia. Un ordigno era stato piazzato in spiaggia e la sua presenza era stata annunciata da una telefonata anonima.
Il killer ha colpito Pellino con sette colpi alle spalle, sotto gli occhi di diverse persone e in una piazza circondata da palazzi.
E c'è chi ha visto tutto. L'aggressore ha sorpreso la vittima alle spalle mentre intorno alle 17,30 parlava al cellulare e in un'altra mano aveva un ombrello, all'angolo della piazza Garibaldi. Poi gli ha scaricato alla schiena sette colpi di pistola calibro 9, due dei quali lo hanno preso in pieno alla schiena, un altro al fianco sinistro e altri sono rimbalzati sul muro di cinta della casa di fronte finendo in un cortile.
Grande lo spavento della piazza, che è una di quelle centrali a Nettuno, circondata da negozi e da abitazioni e a quell'ora molto trafficata.
Secondo alcune testimonianze il killer, che indossava jeans neri, maglietta nera e cappellino dello stesso colore, è poi fuggito dalla laterale via Bainsizza. La moglie di Pellin avrebbe riferito agli investigatori che suo marito era uscito per una passeggiata.
Tra le ipotesi, quindi, cìè anche quella di un appuntamento con il killer, del quale Pellino non imaginava le iintenzioni. L'uomo, infatti, era disarmato ed era uscito, forse rapidamente, senza documenti.
Sono in corso ricerche, posti di blocco e controlli della polizia per verificare se il killer avesse un complice che lo attendeva e per capire che via di fuga abbia usato. In prima fila nella caccia al killer, oltre al commissariato di Anzio e Nettuno, c'è la Squadra mobile di Roma.
Con l'omicidio di Pellino a Roma e in provincia torna l'ombra della criminalità organizzata sulla Capitale. E torna quindi la paura degli agguati, dopo la scia di sangue dello scorso anno, quando una vera e propria guerra tra bande per il controllo del territorio, diverse bande criminali hanno fatto morti e feriti in strada.
Pellino era stato ai vertici del clan camorristico dei Moccia ed era considerato il «luogotenente» del clan Moccia di Afragola, attivo a Napoli e nell'hinterland. Attualmente era sottoposto a sorveglianza speciale e dopo essere riuscito a sfuggire più volte alla cattura era stato arrestato nel 2010, dopo due anni di latitanza. Non a caso era ritenuto uno dei più pericolosi componenti del «gruppo di fuoco» del clan, per il quale avrebbe gestito attività illecite come estorsioni, droga ed armi.
Durante il periodo di latitanza, il nome di Pelino, era stato proposto per l'inserimento dei cento ricercati più pericolosi a livello nazionale. Solo qualche giorno fa un altro episodio aveva sconvolto il litorale romano, con un gesto intimidatorio nei confronti dei gestori di uno stabilimento balneare a Ostia. Un ordigno era stato piazzato in spiaggia e la sua presenza era stata annunciata da una telefonata anonima.
di Lorenzo Attianese
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