Si chiudono le indagini nell'ambito dell'inchiesta divisa in due tronconi sull'attività del clan Pesce. La Dda di Reggio, infatti, ha emesso l'avviso di conclusione indagini per 17 persone ritenute vicine al clan di Rosarno
ROSARNO - La Dda di Reggio Calabria ha emesso l’avviso di conclusione indagini nei confronti di 17 persone arrestate nel corso delle operazioni, condotte nel 2012, Califfo 1 e 2 contro presunti affiliati alla cosca Pesce di Rosarno e sulla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, suicidatasi nell’agosto del 2011. L’inchiesta era nata dopo il ritrovamento, in carcere, di un “pizzino» del presunto boss Francesco Pesce, di 34 anni, nel quale erano contenute quattro direttive. Con la prima, secondo gli investigatori, Pesce accreditava dal punto di vista criminale l’unico maschio libero della sua famiglia, il fratello Giuseppe, latitante dal 2010, al quale cedeva il comando della cosca. Veniva poi disposto che un uomo consegnasse ad una donna straniera del denaro. La terza indicazione riguardava l'affiliazione di un giovane, mentre con la quarta affidava il compito di notificare le disposizioni da lui scritte a un uomo. Sviluppando le informazioni contenute nel biglietto, i carabinieri hanno condotto le operazioni Califfo 1 e 2 alle quali hanno contribuito anche le dichiarazioni di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia che si è suicidata nell’agosto 2011 a Rosarno, non riuscendo più a sopportare le pressioni dei propri familiari.
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