PALERMO. Beni per un valore di 210 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo a un imprenditore palermitano, Giuseppe Sammaritano, di 59 anni, già indagato per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita e condannato nel 2007 per favoreggiamento.
Secondo gli inquirenti sarebbe stato vicino alle 'famiglie' della Noce, di Torretta e di Carini. A carico dell'imprenditore, ci sono le dichiarazioni di diversi pentiti tra i quali l'ex capomafia Calogero Ganci che l'ha accusato di avere messo a disposizione le sue attività per investire oltre 300 milioni di lire di provenienza illecita.
Anche il collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Briguglio ha parlato dell'imprenditore sostenendo che avesse rapporti con mafiosi del mandamento di Pagliarelli ai quali avrebbe consentito di cambiare grosse somme di lire in euro. I legami con la cosca di Carini sono emersi invece da alcuni pizzini trovati al boss Salvatore Lo Piccolo durante l'arresto.
Dalle indagini è emerso inoltre che l'imprenditore ha cercato e ottenuto la protezione mafiosa per acquisire spazio sul mercato pagando l'organizzazione criminale per il servizio. Gli accertamenti patrimoniali delle Fiamme Gialle del G.I.C.O.. hanno scoperto che l'originaria società con la quale l'imprenditore, nei primi anni 90, ha iniziato la sua attività presentava valori di bilancio irrisori o addirittura negativi.
Del successivo autofinanziamento (per ben 7 miliardi delle vecchie lire tra il 1995 ed il 2000) non è stata trovata traccia nella contabilità societaria. I beni di cui il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro sono 6 società della grande distribuzione di detersivi e prodotti per la casa a Palermo e Carini, 6 terreni, 36 fabbricati che si trovano tra Palermo, Partinico, Trappeto e San Vito Lo Capo, due auto di grossa cilindrata (una Mercedes e un'Audi) e disponibilità finanziarie per circa 7 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti sarebbe stato vicino alle 'famiglie' della Noce, di Torretta e di Carini. A carico dell'imprenditore, ci sono le dichiarazioni di diversi pentiti tra i quali l'ex capomafia Calogero Ganci che l'ha accusato di avere messo a disposizione le sue attività per investire oltre 300 milioni di lire di provenienza illecita.
Anche il collaboratore di giustizia Francesco Giuseppe Briguglio ha parlato dell'imprenditore sostenendo che avesse rapporti con mafiosi del mandamento di Pagliarelli ai quali avrebbe consentito di cambiare grosse somme di lire in euro. I legami con la cosca di Carini sono emersi invece da alcuni pizzini trovati al boss Salvatore Lo Piccolo durante l'arresto.
Dalle indagini è emerso inoltre che l'imprenditore ha cercato e ottenuto la protezione mafiosa per acquisire spazio sul mercato pagando l'organizzazione criminale per il servizio. Gli accertamenti patrimoniali delle Fiamme Gialle del G.I.C.O.. hanno scoperto che l'originaria società con la quale l'imprenditore, nei primi anni 90, ha iniziato la sua attività presentava valori di bilancio irrisori o addirittura negativi.
Del successivo autofinanziamento (per ben 7 miliardi delle vecchie lire tra il 1995 ed il 2000) non è stata trovata traccia nella contabilità societaria. I beni di cui il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro sono 6 società della grande distribuzione di detersivi e prodotti per la casa a Palermo e Carini, 6 terreni, 36 fabbricati che si trovano tra Palermo, Partinico, Trappeto e San Vito Lo Capo, due auto di grossa cilindrata (una Mercedes e un'Audi) e disponibilità finanziarie per circa 7 milioni di euro.
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