PALERMO. "Prima da esponente Dc, poi da autorevole componente del Ccd e del Cdu, infine da parlamentare, Saverio Romano ha contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, intrattenendo rapporti diretti e mediati con rappresentanti di spicco dei clan come Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Nino Mandalà e Mimmo Miceli". Comincia così la requisitoria del pm Nino Di Matteo, pubblica accusa insieme all'aggiunto Ignazio Defrancisci, al processo per concorso esterno in associazione mafiosa, all'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano.
Il processo si svolge in abbreviato davanti al gup Fernando Sestito. La requisitoria poggia sull'ipotesi dell'esistenza di un patto politico-elettorale-mafioso stretto da Romano con l'ala vincente di Cosa nostra, quella di Bernardo Provenzano e dei suoi uomini di Belmonte Mezzagno e Villabate, per acquisire potere e sostegno elettorale.
Il processo si svolge in abbreviato davanti al gup Fernando Sestito. La requisitoria poggia sull'ipotesi dell'esistenza di un patto politico-elettorale-mafioso stretto da Romano con l'ala vincente di Cosa nostra, quella di Bernardo Provenzano e dei suoi uomini di Belmonte Mezzagno e Villabate, per acquisire potere e sostegno elettorale.
Saverio Romano e Salvatore Cuffaro, e le loro "carriere politiche parallele all'insegna di una comune clientela mafiosa", sono al centro della requisitoria del pubblico ministero Nino Di Matteo, pubblica accusa al processo per concorso esterno in associazione mafiosa all'ex ministro dell'agricoltura del Pid Saverio Romano.
Per il magistrato non è possibile comprendere la vicenda Romano se non si analizza alla luce del contesto comune con quella dell'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia a 7 anni di carcere. Un'impostazione, quella della procura, che spinge il pm a partire da lontano: da quando nel '91 Saverio Romano e Salvatore Cuffaro andarono a chiedere i voti per le elezioni ad Angelo Siino, l'uomo che ha gestito gli appalti, per anni, per conto di cosa nostra.
Ma per il pm l'anno centrale nella carriera dei due politici é il 2001: anno in cui Cuffaro viene eletto governatore e Romano deputato. "E' l'anno - spiega Di Matteo - in cui Romano deve onorare le cambiali staccate quando da giovane corteggiava e blandiva i boss per acquisire spazio ed esercitare potere".
Per il magistrato non è possibile comprendere la vicenda Romano se non si analizza alla luce del contesto comune con quella dell'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia a 7 anni di carcere. Un'impostazione, quella della procura, che spinge il pm a partire da lontano: da quando nel '91 Saverio Romano e Salvatore Cuffaro andarono a chiedere i voti per le elezioni ad Angelo Siino, l'uomo che ha gestito gli appalti, per anni, per conto di cosa nostra.
Ma per il pm l'anno centrale nella carriera dei due politici é il 2001: anno in cui Cuffaro viene eletto governatore e Romano deputato. "E' l'anno - spiega Di Matteo - in cui Romano deve onorare le cambiali staccate quando da giovane corteggiava e blandiva i boss per acquisire spazio ed esercitare potere".
Mafia, chiesti otto anni per Romano
Il processo si è aperto dopo due richieste di archiviazione e un'imputazione ordinata dal Gip Giuliano Castiglia. Sono soprattutto i collaboratori di giustizia a chiamare in causa il parlamentare ed ex ministro, descrivendolo come un politico a disposizione delle cosche
PALERMO. Il pm Nino Di Matteo ha chiesto la condanna a otto anni di carcere per l'ex ministro dell' Agricoltura Saverio Romano per concorso in associazione mafiosa. Il processo si svolge con il rito abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare di Palermo Fernando Sestito. Il processo si è aperto dopo due richieste di archiviazione e un'imputazione ordinata dal Gip Giuliano Castiglia. Sono soprattutto i collaboratori di giustizia a chiamare in causa il parlamentare, descrivendolo come un politico a disposizione delle cosche mafiose.
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