La sentenza per il senatore del Pdl, accusato di concorso in associazione mafiosa, è attesa per il 18 ottobre. “Non ho nulla da temere, voglio uscire subito da questa vicenda”
PALERMO. Il senatore del Pdl Antonio D'Alì ha chiesto di essere processato col rito abbreviato. L'ex sottosegretario all'Interno è accusato di concorso in associazione mafiosa. L'udienza si terrà, davanti al gup di Palermo Giovanni Francolini, il 3 ottobre prossimo.
La sentenza è attesa per il 18 ottobre. D'Alì, che è accusato di avere avuto rapporti con le cosche trapanesi, è difeso dagli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino. Il gup, accogliendo l'istanza della difesa, ha respinto per difetto di legittimazione, la richiesta di costituzione di parte civile di cinque associazioni: Libera, Io non pago il pizzo, Centro Pio La Torre, Antiracket Marsala e Antiracket Castellammare.
"Ho scelto il rito abbreviato perché voglio uscire subito da questa vicenda – ha detto D’Alì –. Non ho motivo di temere nulla e gli atti depositati al processo, infatti, certificano la mia estraneità ai fatti contestati. Spero che al più presto questo processo venga chiuso e venga dimostrata la mia innocenza".
La sentenza è attesa per il 18 ottobre. D'Alì, che è accusato di avere avuto rapporti con le cosche trapanesi, è difeso dagli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino. Il gup, accogliendo l'istanza della difesa, ha respinto per difetto di legittimazione, la richiesta di costituzione di parte civile di cinque associazioni: Libera, Io non pago il pizzo, Centro Pio La Torre, Antiracket Marsala e Antiracket Castellammare.
"Ho scelto il rito abbreviato perché voglio uscire subito da questa vicenda – ha detto D’Alì –. Non ho motivo di temere nulla e gli atti depositati al processo, infatti, certificano la mia estraneità ai fatti contestati. Spero che al più presto questo processo venga chiuso e venga dimostrata la mia innocenza".
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