Tutto parte dalla denuncia di un imprenditore: un anno fa fu lui a far arrestare Giuseppe Fulco, colto in flagrante mentre chiedeva soldi al cantiere che curava i lavori per la strada secondaria. Dalle intercettazioni in carcere si delinea una rete che condiziona tutta la zona, a partire dall'A3: «... ed io so che ogni mese... (col le mani mima il segno del pagamento)... c’è quello dell’autostrada»
COME in un cesto di ciliegie: ne afferri una e se ci si muove con perizia vengono fuori anche le altre. E così è stato un arresto avvenuto un anno fa a trascinare in manette l'asse portante del clan Nasone-Gaietti. Ed è stata un'estorsione a un'impresa impegnata sulla statale 18 a far emergere il sistema criminale che vessava le ditte appaltatrici dei lavori sull'A3.A monte di tutto, però, c'è un uomo che ha avuto il coraggio di denunciare. Si tratta di un imprenditore, il titolare dell'impresa che per conto dell'Anas si occupava del consolidamento di un costone roccioso. Dopo aver subito una serie di intimidazioni, si presentò in caserma per verbalizzare un episodio inquietante: nel suo cantiere si era recato un uomo a bordo di uno scooter del quale aveva annotato il numero di targa. «Mi chiedeva - riferisce l'imprenditore ai carabinieri - se ritenevo giusto che da Catania stavo eseguendo un lavoro a Scilla senza far “campare” le persone del posto. All’inizio ho fatto finta di non capire la sua richiesta ma in seguito ho chiesto io a lui di cosa avesse bisogno. L’uomo, con fare minaccioso, mi chiedeva a quanto ammontava l’importo dei lavori ed appurato che la cifra ammontava a 245.000 euro, avanzava una richiesta di denaro pari a 6.000 euro».
Ma non finisce lì: l'uomo «faceva capire che anche le altre imprese che lavorano in zona sono soggette alle medesime richieste e che è normale che corrispondano una cifra proporzionale all’importo dell’appalto che stanno eseguendo». L'autore dell'estorsione venne fermato dai carabinieri con un blitz ben organizzato: i militari lo hanno catturato mentre gli venivano consegnati i soldi.
Era l'1 giugno 2011 e da quel giorno partiva una seconda indagine per capire se era vero che nella zona tutte le imprese erano sottoposte a estorsioni. E secondo gli inquirenti, le prove raccolte «consentono di affermare in modo inequivocabile l’attuale esistenza a Scilla della cosca di ‘ndrangheta denominata Nasone-Gaietti, di delinearne l’organizzazione, la composizione e le gerarchie interne, nonché di individuarne gli obiettivi economici illecitamente perseguiti, in particolare la sistematica richiesta e riscossione del “pizzo” dalle numerose imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 SA-RC».
In particolare, sono state preziose le intercettazioni ambientali raccolte durante le visite in carcere dei familiari di Giuseppe Fulco. Ai congiunti arrivano infatti somme di denaro da parte ma la sorella si lamenta: «Si... 500 euro.. Che poi, voglio dire, tutti questi grandi amici che fanno gli spavaldi...». E lui: «Siccome qua... non è arrivato nessuno... ed io so che ogni mese... (col le mani mima il segno del pagamento, ndr)... c’è quello dell’autostrada (indica con le dita la cifra 8, ndr)».
E' un'altra conferma per gli inquirenti. Dall'attività investigativa arriveranno i riscontri e progressivamente si svelava tutta l'organizzazione. Fino a svuotare il cesto delle ciliegie.
ANDREA GUALTIERI
Nessun commento:
Posta un commento