Al centro delle indagini c'è Francesco Paolo Maniscalco il quale avrebbe imposto ad alcuni esercizi commerciali palermitani l'acquisto del caffè prodotto dalle proprie aziende. Undici i prestanome utilizzati per le aziende a lui riconducibili
Sequestrate dalla guardia di finanza due società operanti nel settore del commercio all'ingrosso di caffè, due bar (bar "Trilly" e bar "Intralot") e la palestra "Body Club", per un valore di 4 milioni di euro, attività riconducibili al pluripregiudicato Francesco Paolo Maniscalco (49 anni), condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa e ritenuto in passato uomo di fiducia di Totò Riina. L'operazione, denominata "Coffee break" è scattata a seguito del provvedimento del Gip Riccardo Riccardi, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. Le indagini dirette dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto procuratore Dario Scaletta hanno evidenziato come l'uomo, denunciato per per il reato di trasferimento fraudolento di valori ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, avesse intestato le proprie attività a diversi prestanome, continuando a curarne la gestione.
Per mandare avanti le attività l'uomo avrebbe utilizzato undici persone, alcune appartenenti al proprio nucleo familiare, e per sfuggire ai controlli, oltre a cambiare continuamente i soci, avrebbe chiuso diverse attività per poi riaprirle cambiando nome. L'uomo, con la collaborazione di un altro esponente della criminalità organizzata, avrebbe imposto, ad un bar del palermitano, l'acquisto di caffè commercializzato da una delle società a lui riconducibili, la "Caffe Floriò sas". Alcuni collaboratori di giustizia hanno confermato il progetto dell'uomo di diventare leader incontrastato nella fornitura di caffè a Palermo. Nel corso delle indagini, le forze dell'ordine hanno accertato l'elevato tenore di vita della famiglia dell'uomo, nonostante gli esigui redditi dichiarati al Fisco. Dopo la scarcerazione del "boss del caffè", il suo giro d'affari avrebbe avuto un incremento del 300%.
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