"Nessun attacco alla magistratura calabrese"; questa la precisazione del procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati
E' iniziata a Milano la conferenza stampa indetta dopo l'operazione congiunta di ieri, delle procure reggina e milanese, che ieri ha portato all’arresto di dieci persone vicine alle cosche dei Lampada e dei Valle. L'incontro con la stampa negli uffici della Procura di Milano alla presenza del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, che con i suoi pm ha collaborato all’indagine.
La 'ndrangheta è «trasversale a tutti i partiti, mentre la mafia odia i comunisti», ha sottolineato il pm Ilda Boccassini (in foto a destra). Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati ha voluto precisare che «una cosa è il tentativo della 'ndrangheta d’infiltrarsi nella politica, un’altra sono le responsabilità penali individuali». L'operazione di ieri, che ha portato in carcere, tra gli altri, il magistrato calabrese Giuseppe Vincenzo Giglio e che vede indagato il gip di Palmi Giancarlo Giusti, «non è un processo alla magistratura di Reggio Calabria, ma ad alcuni magistrati», ha sottolineato ancora il procuratore Bruti Liberati (a destra) che ha anche chiarito che non si può «generalizzare» nemmeno sulla politica, perchè «alcuni politici sono vittime del tentativo di infiltrazione».
Il procuratore Boccassini, nel corso dell'incontro con i giornalisti ha spiegato che «ci sono lavori in corso, non solo a Catanzaro ma anche a Milano», sulla possibile presenza di «talpe» che possano aver rivelato informazioni agli esponenti mafiosi. «Di talpe probabilmente - ha aggiunto Boccassini- ce n'è stata più di una».
Rispondendo poi ad una domanda su quali responsabilità abbiano, anche di tipo penale, i politici che compaiono nelle carte dell’operazione di ieri e su cui la 'ndrangheta avrebbe fatto confluire i voti, l’aggiunto Ilda Boccassini ha risposto: «La Dda di Milano nei confronti delle persone delle istituzioni come dei mafiosi agisce quando ha le prove per affrontare un dibattimento».
Il pm Alessandra Dolci ha chiarito che per il contrasto alla zona grigia «qualora non ci siano elementi per il concorso esterno in associazione mafiosa, valorizzeremo le misure di prevenzione a carattere personale e patrimoniale».
Un «aspetto doloroso» dell’inchiesta che ieri ha portato anche all’arresto di un giudice del tribunale di Reggio Calabria, per presunti legami con la 'ndrangheta, è stato quello di vedere, ha detto la Boccassini «appartenenti alla Guardia di Finanza, alla magistratura, alla politica e alle istituzioni che tengono comportamenti non consoni». Ilda Boccassini ha spiegato però che gli inquirenti sono rimasti sconcertati da una «campagna politica per ingraziarsi l'antimafia, che non esiste, che è solo parlata». Una campagna proveniente «da chi sa che cosa significa trovare un bazooka sotto casa». Il riferimento è alle minacce che nel 2010 furono messe in atto nei confronti del procuratore di Reggio Calabria, Pignatone. Pur senza citarlo, è apparso evidente che il magistrato milanese si riferisse a Vincenzo Giglio, presidente della sezione del Tribunale di Reggio Calabria noto per le sue iniziative antimafia talvolta di stampo polemico di altri colleghi.
«Ho provato sgomento nel vedere un magistrato che si presta a sfruttare la vita e il potere per ingraziarsi un’antimafia che non esiste». Un duro commento quello del pm Ilda Boccassini a proposito della finta solidarietà manifestata, stando all’accusa, dal magistrato Giuseppe Vincenzo Giglio al procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, vittima di un attentato intimidatorio.
«E' doloroso vedere – ha aggiunto – comportamenti non consoni da parte di politici, appartenenti alla Guardia di Finanza e alla magistratura». Tra gli arrestati di ieri ci sono anche un maresciallo delle Fiamme Gialle e il politico Francesco Morelli.
Nel corso della conferenza stampa è intervenuto anche il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, il quale ha sottolineato che, con le attuali modalità d’azione della 'ndrangheta «Milano può diventare come Reggio Calabria». Prestipino ha spiegato che «con la struttura organizzativa della 'ndrangheta si estendono anche le sue relazioni esterne: Milano può diventare come Reggio Calabria».
«Il professionista che lavora fianco a fianco con la famiglia Gallico a Palmi ha uno studio a Milano e a Como – ha aggiunto in riferimento all’avvocato penalista Vincenzo Minasi, arrestato ieri nell’ambito delle indagini -. Il centro dei suoi interessi è in mezzo tra le due regioni e lavora con un professionista che è a Lugano e che sposta i soldi negli Stati Uniti».
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