Decapitata la famiglia di Campobello di Mazara, in manette anche il sindaco Ciro Caravà, in carica dal 2006, è indagato per associazione di tipo mafioso
TRAPANI. I carabinieri del Ros stringono il cerchio attorno al superlatitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro: dall'alba è in corso un'operazione che ha decapitato la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (Trapani), ritenuta una delle ultime roccaforti del ricercato numero uno. In manette 11 persone, tra cui lo stesso sindaco di Campobello.
Al centro delle indagini, avviate nel 2006 sotto la direzione della procura distrettuale antimafia di Palermo, c'è quello che è considerato uno dei sodalizi più vicini a Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e 'punto di riferimento' per l'intera struttura di Cosa Nostra.
Secondo gli investigatori, la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano, avrebbe mantenuto uno stretto collegamento con il 'boss dei boss' e, "attraverso un pervasivo controllo del territorio", sarebbe riuscita ad "infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell'area".
Le 11 persone destinatarie dell'ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo, tutte ritenute affiliate alla 'famiglia', sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. Anche il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, in carica dal 2006, è indagato per associazione di tipo mafioso.
Caccia a Messina Denaro, nomi e ruoli degli arrestati
TRAPANI. L'indagine sulla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, sfociata nell'arresto di 11 persone tra cui il sindaco CIRO CARAVÀ, è stata avviata nel 2006 per fare "terra bruciata" attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Maria Teresa Principato e dai sostituti procuratori Marzia Sabella e Pierangelo Padova, si è concentrata oltre che sull'attività di importanti uomini d'onore anche su alcuni "insospettabili" accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni.
Le indagini dei carabinieri hanno permesso di far luce sugli assetti e le dinamiche criminali della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente una delle più attive del mandamento di Castelvetrano retto da Matteo Messina Denaro. In particolare è stata accertata la rivalità tra due opposti schieramenti riconducibili rispettivamente all'anziano boss Leonardo Bonafede e a Francesco Luppino, arrestato di recente nell'ambito dell'operazione "Golem", ritenuto uno dei fiancheggiatori del latitante trapanese. Gli investigatori hanno accertato la gestione occulta, da parte di cosa nostra, di società ed imprese in grado di monopolizzare il mercato olivicolo ed altri settori dell'economia.
Il Sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, in carica dal giugno del 2006 e rieletto nelle ultime amministrative nel maggio 2011, era considerato "l'espressione politica della locale consorteria mafiosa".
Nel corso dell'operazione, oltre al capo della famiglia LEONARDO BONAFEDE, inteso "u zu Nardino", è stato arrestato FILIPPO GRECO, noto imprenditore di Campobello, da tempo trasferitosi a Gallarate (VA), ritenuto uno dei principali finanziatori nonché il "consigliere economico" dell'organizzazione mafiosa.
Misure cautelari sono state inoltre eseguite nei confronti di CATALDO LA ROSA e SIMONE MANGIARACINA, considerati il "braccio operativo" del capo della famiglia mafiosa.
Destinatari dei provvedimenti cautelari sono inoltre: CALOGERO RANDAZZO, già condannato per associazione mafiosa; GASPARE LIPARI, che avrebbe svolto la funzione di "collegamento" tra il sindaco ed il capomafia; VITO SISGNORELLO, anche egli condannato per mafia.
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