Quando era presidente nel 2005 spese quasi 18mila euro in doni
per politici e impiegati. La Corte dei Conti: ora paghi di tasca sua
Quanto costano i regali di Natale? A Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, 17.942,40 euro. La cifra che la Corte dei Conti l'ha condannata a risarcire allo Stato. Nel 2005, quando era presidente del Consiglio regionale campano, la Lonardo decise di fare regali di Natale ai dipendenti del Consiglio e ai consiglieri: 600 piatti natalizi ai primi, 60 medaglie d'oro massiccio ai secondi.
Un bel gesto, ma costoso. In tutto quasi 18 mila euro di regali: 3.902,40 per i piatti agli impiegati e 14.040 per le medaglie d'oro ai politici. E chi paga i regali della signora Mastella? Non la signora stessa, ma il Consiglio regionale, cioè il contribuente. "Spese di rappresentanza" dunque a carico dell'istituzione, spiegò la donatrice. Vere e proprie regalie personali, obiettò la Corte dei Conti: liberissima la Lonardo di farle, ma a carico suo, non del bilancio pubblico.
In primo grado, la Lonardo aveva invocato l'immunità garantita dalla Costituzione (ma solo "per opinioni espresse e voti dati nell'esercizio delle funzioni") e spiegato che i regali di Natale servivano a svolgere il prestigioso incarico istituzionale e a migliorare l'immagine della Regione. La sezione campana della Corte aveva negato l'immunità e concluso che la Lonardo aveva "consentito, in violazione di suoi precisi doveri d’ufficio, che la Regione Campania effettuasse esborsi per l’acquisto di doni in casi non assolutamente consentiti dalla normativa. L'acquisto dei gadget natalizi e di medaglie commemorative non soddisfaceva alcun interesse pubblico, ma un interesse privatistico assolutamente estraneo ai fini dell'Ente, mediante l'impiego di risorse finanziarie pubbliche".
"Condotta illecita", "incuria nello svolgimento dei suoi elevati compiti istituzionali" e "scarsa considerazione per la finanza dell’amministrazione regionale". Ma nonostante un giudizio così severo, in primo grado lady Mastella se l'era cavata perché la legge richiede per la condanna l'accertamento della "colpa grave" e secondo i giudici campani la sua iniziativa era in fondo "animata da uno spirito di fidelizzazione del personale e segnatamente di coinvolgimento dei legislatori regionali", dunque solo "lievemente colposa".
Ma i giudici di appello ora ribaltano la prima sentenza di assoluzione. E danno ragione alla Procura, sottolineando "evidente l’estraneità delle spese da quelle di rappresentanza" e confutando senza giri di parole la teoria della "colpa lieve". Infatti "l’espressione fidelizzazione del personale sembra voler significare l’intento di favorire l’attaccamento del personale al lavoro e alle istituzioni, ma ciò rappresenta una finalità per il cui perseguimento non necessitano spese ulteriori rispetto a quelle consentite dalla disciplina del rapporto di lavoro". Quindi la Lonardo è "gravemente colpevole" e "l’esistenza di tale elemento si desume dal carattere inescusabile della violazione di legge nella quale è incorsa, spendendo denaro pubblico per finalità estranee a quelle di legge e non corrispondenti all’interesse pubblico e alle regole della finanza regionale".
La sentenza d'appello è definitiva. Oltre ai 17.942,40 euro spesi illegittimamente, la Lonardo dovrà restituire anche 526 euro di spese processuali. Dall'epoca dei fasti campani e dei regali di Natale, molto è cambiato. La Lonardo non è più presidente, ma solo "semplice" consigliere regionale. Rieletta nonostante il naufragio dell'Udeur, il partito di famiglia, e non poche grane giudiziarie. La Lonardo è sotto processo penale per diverse vicende: tentata concussione a un direttore di Asl, raccomandazione per un'assunzione in un ente regionale, estorsione per contributi alla Onlus di famiglia, corruzione per la costruzione di un centro commerciale a Benevento.
giuseppe salvaggiulo
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