Bruno e Umberto Nieddu freddati nella loro azienda agricola
a Noragugume. La lunga serie di omicidi è iniziata nel 1998
nicola pinna
NORAGUGUME (NUORO)
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In questa storia di sangue non è soltanto il nome del paese a evocare la terribile faida che si credeva conclusa. La notizia di un duplice omicidio a Noragugume fa pensare subito al terribile spargimento di sangue degli anni Novanta. Ma in questo caso c’è anche un altro dettaglio a riportare la memoria fino al periodo degli otto morti ammazzati tra il 1998 e il 2000: il cognome delle vittime di oggi. Si chiamavano Nieddu, Bruno e Umberto (avevano 74 e 26 anni), proprio come Antonello, ucciso alla fine del 1999 perché sospettato di aver partecipato all’omicidio di un altro compaesano.
Quello che è successo stamattina è ancora all’esame della polizia. Il killer, ma non è certo fosse da solo, ha atteso all’ingresso dell’azienda agricola, in una zona non molto distante dal centro abitato. Bruno e Umberto Nieddu avevano appena concluso le solite operazioni mattutine nell’ovile (di proprietà di un altro compaesano che vive a Milano) e non hanno neanche avuto il tempo di risalire sul loro Fiat Fiorino. Le esplosioni li hanno raggiunti in pieno e per i due allevatori non c’è stato neanche il tempo di mettersi al riparo. Tanto meno per tentare una fuga disperata in auto. Le fucilate sono state precise e nel giro di pochi minuti il gruppo di fuoco ha concluso la sua missione.
Gli agenti della Squadra mobile della Questura di Nuoro e il sostituto procuratore di Oristano iniziano le indagini partendo dal sospetto più semplice: il delitto messo a segno all’alba nella zona di Bira Birdis potrebbe essere ricollegato alla guerra tra le famiglie. Bruno e Umberto Nieddu non avevano precedenti penali e non erano finiti nell’inchiesta per la faida. Nei paesi del Nuorese, però, i rancori spesso sfuggono facilmente alle intercettazioni. Al tempo degli omicidi, come ricostruito nel corso dei processi, c’erano due fazioni contrapposte che raggruppavano più famiglie e due gruppi di fuoco che eseguivano le vendette. Tutto sembra sia iniziato per la spartizione dei pascoli ma su questo passaggio non è mai stata raccolta una prova certa. In pochi anni i morti sono stati otto ma qualcuno è anche riuscito a scamparsela. Quella che si credeva fosse l’ultima parola su le vicende di allora (oggi forse il capitolo si è riaperto) l’aveva scritta la Corte di Cassazione dopo tre anni di dibattimento e una settantina di udienze.
Le sentenze definitive hanno condannato quattro giovani del paese all’ergastolo: Bruno Acquas, Luca Falchi, Gianfranco Pinna e Giulio Cherchi, arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza. Per sei degli otto omicidi, invece, le indagini non sono servite a individuare il colpevole e da oggi c’è un altro caso per il quale sarà molto difficile individuare movente e responsabili.
Quello che è successo stamattina è ancora all’esame della polizia. Il killer, ma non è certo fosse da solo, ha atteso all’ingresso dell’azienda agricola, in una zona non molto distante dal centro abitato. Bruno e Umberto Nieddu avevano appena concluso le solite operazioni mattutine nell’ovile (di proprietà di un altro compaesano che vive a Milano) e non hanno neanche avuto il tempo di risalire sul loro Fiat Fiorino. Le esplosioni li hanno raggiunti in pieno e per i due allevatori non c’è stato neanche il tempo di mettersi al riparo. Tanto meno per tentare una fuga disperata in auto. Le fucilate sono state precise e nel giro di pochi minuti il gruppo di fuoco ha concluso la sua missione.
Gli agenti della Squadra mobile della Questura di Nuoro e il sostituto procuratore di Oristano iniziano le indagini partendo dal sospetto più semplice: il delitto messo a segno all’alba nella zona di Bira Birdis potrebbe essere ricollegato alla guerra tra le famiglie. Bruno e Umberto Nieddu non avevano precedenti penali e non erano finiti nell’inchiesta per la faida. Nei paesi del Nuorese, però, i rancori spesso sfuggono facilmente alle intercettazioni. Al tempo degli omicidi, come ricostruito nel corso dei processi, c’erano due fazioni contrapposte che raggruppavano più famiglie e due gruppi di fuoco che eseguivano le vendette. Tutto sembra sia iniziato per la spartizione dei pascoli ma su questo passaggio non è mai stata raccolta una prova certa. In pochi anni i morti sono stati otto ma qualcuno è anche riuscito a scamparsela. Quella che si credeva fosse l’ultima parola su le vicende di allora (oggi forse il capitolo si è riaperto) l’aveva scritta la Corte di Cassazione dopo tre anni di dibattimento e una settantina di udienze.
Le sentenze definitive hanno condannato quattro giovani del paese all’ergastolo: Bruno Acquas, Luca Falchi, Gianfranco Pinna e Giulio Cherchi, arrestato nel 2009 dopo anni di latitanza. Per sei degli otto omicidi, invece, le indagini non sono servite a individuare il colpevole e da oggi c’è un altro caso per il quale sarà molto difficile individuare movente e responsabili.
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