I morti dovevano essere 21, come gli anni del figlio
In tribunale, i familiari delle due donne uccise nel Cosentino affrontano i killer: «Fatti vedere in faccia». Ed emerge che poteva esserci carneficina voluta da Presta dopo l'assassinio del figlio
di ROBERTO GRANDINETTI
COSENZA - Per vendicare l’omicidio del figlio del boss avevano deciso di ammazzare 21 persone, una per ogni anno della giovane vittima. Lo ha confermato ieri in aula Maria De Marco, stretta parente delle due donne ammazzate il 16 febbraio del 2011 a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza. I killer sfondarono la porta di casa e uccisero senza pietà Rosellina Indrieri, 45 anni, e la figlia Barbara, 26, rispettivamente cognata e zia delle teste. «Una data terribile, mostruosa» ha ricordato ieri la donna al pm Vincenzo Luberto, della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e ai giudici della Corte di Assise del tribunale di Cosenza. E’ una delle testimoni chiave del processo a carico dei due presunti assassini, Francesco Scorza, 32 anni di Castrovillari, e Domenico Scarola, 28 di Tarsia, ieri presenti in aula nell’area riservata ai detenuti. L’ipotesi della Dda è che hanno ucciso le due donne proprio per vendicare la morte di Domenico Presta, di 21 anni appunto, figlio del boss di Tarsia Franco Presta (ora al 41 bis dopo una lunga latitanza).
Il giovane era stato ucciso un mese prima a termine di un litigio da Aldo De Marco, cognato di Rosellina e zio di Barbara, nonchè fratello di Maria De Marco, ieri fiera teste in aula. Ha parlato senza paura. Ha pure guardato in faccia Scarola: «Fatti vedere, non ti conoscevo», gli ha detto. Ha invece aggiunto di conoscere Scorza: «Avevi un bar di fronte casa mia, non è vero?», gli ha chiesto. Maria De Marco è anche zia di Silas De Marco, il giovane sopravvissuto alla “strage di San Lorenzo”. Era in casa quella sera, fu ferito da alcuni colpi di pistola, ma sopravvisse. Dopo l’arresto del boss Franco Presta ha messo da parte la paura e ha deciso di collaborare con la giustizia e indicare i due killer, ossia Scarola e Scorza. Ieri è stato sentito anche lui, insieme all’attuale compagna e a un suo amico.
Di grande effetto sono state però proprio le dichiarazioni di Maria De Marco, che ha appunto parlato del progetto vendicativo successivo all’omicidio di Domenico Presta: «Ho sentito che dovevano uccidere 21 persone, l’età di Domenico Presta. L’ho sentito dire in giro, lo dicevano parecchie persone», ha risposto al pm che voleva sapere con esattezza chi glielo avesse riferito: «Dicono - ha aggiunto - che lo avesse giurato la madre durante i funerali». La teste si è soffermata anche sulla notte della strage: «Ricordo che pioveva. Poi ho sentito le sirene della polizia, dei carabinieri e delle ambulanze. Ho saputo del duplice delitto solo il giorno dopo. Mi telefonò Stefania, la compagna di Silas: “Zia - mi disse - le hanno uccise, aiutateci!”. Ricordo che mandai il nostro avvocato di fiducia all’ospedale di Castrovillari, dove era stato portato Silas De Marco. Con quest’ultimo - ha aggiunto su domanda del pm - non ho mai avuto modo di parlare. Mia sorella (che vive in Germania, ndr) mi disse poi che Silas aveva riconosciuto gli assassini, indicandoli come “quelli del compare”».
La donna ha detto di aver subito dopo avvisato la Squadra Mobile di Cosenza, dicendo appunto che Silas aveva riconosciuto gli assassini. Maria De Marco ha ricordato anche che in due occasioni il fratello Aldo era stato picchiato da alcune persone, tra cui Domenico Presta. «Mi disse di non immischiarmi in questa storia». Poco tempo dopo Aldo De Marco uccise il figlio del boss a colpi di pistola. Seguì - a detta della Dda - la vendetta, spietata, con l’assassinio delle due donne. Alla strage sopravvissero Silas e il padre Gaetano, che era in un’altra stanza. Un mese dopo morirà in un agguato. A quel punto mancavano ancora 18 persone. Ma la vendetta si arrestò in concomitanza con l’arresto del boss Franco Presta.
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