Il libro proibito ne "Il nome della rosa" era quello della "Poetica" di Aristotele che tratta della commedia e del riso. Oggi, ad essere negato, si ritrova proprio il capolavoro di Umberto Eco, finito tra le "letture proibite" in un carcere.
Il libro sarebbe infatti stato vietato a un boss mafioso di Gela, Davide Emmanuello, detentuto ad Ascoli Piceno e sottoposto al regime 41 bis. A denunciare la vicenda agli organi di stampa è stato un altro detenuto, Pasquale De Feo, dal sito "Le Urla del Silenzio", un blog al quale i condannati all'ergastolo affidano le loro storie.
In una lettera, inviata anche al direttore del "Manifesto", Norma Rangeri, De Feo ha raccontato che ad Emmanuello, "ristretto - come ha scritto - nel regime di tortura del 41 bis ad Ascoli Piceno, qualche mese addietro rifiutarono di far leggere il libro della biblioteca del carcere, "Il nome della rosa" , perché ritenuto pericoloso dall'area educativa".
"Con la legge n. 94/2009 di Alfano - ha proseguito nella sua lettera De Feo - è l’educatrice a decidere quali libri della biblioteca un detenuto può leggere; neanche Mussolini era sceso così in basso. Ad Antonio Gramsci permettevano di avere quattro libri in cella e libertà di leggere tutti i libri della biblioteca. Parliamo di ottant’anni fa (...). Siamo nel terzo millennio e ci sono ancora le censure sui quotidiani, riviste, libri da leggere, violando la Costituzione con la copertura del sistema penitenziario, principalmente dei magistrati di sorveglianza".
Libro vietato ad un boss nisseno:
Arriva la smentita: "La notizia è falsa"
PALERMO. «In merito alla notizia, pubblicata nei giorni scorsi, secondo la quale al detenuto Davide Emmanuello sarebbe stato negato dal carcere di Ascoli Piceno il prestito del libro "Il nome della Rosa", preciso che agli atti della biblioteca dell'istituto di pena non esiste alcuna richiesta di prestito del romanzo da parte del carcerato. Il volume, peraltro, è stato oggetto di lettura di molti dei detenuti ristretti al regime di 41 bis di quell'istituto di pena. La notizia, quindi, è falsa». Lo ha detto il direttore generale dei detenuti e del trattamento del ministero della Giustizia Roberto Piscitello. La notizia, ripresa da un blog e che riguardava un boss mafioso di Gela, è stata pubblicata nei giorni scorsi dagli organi di stampa.
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