E’ una di quelle notizie che increspa la bocca in un sorriso e dà la stura a cascate di commenti. A Rieti una suora ha partorito un bimbo di 3 chili e mezzo. La religiosa, che pare sia di nazionalità ecuadoregna, si era recata all’ospedale cittadino, il San Camillo De Lellis, lamentando forti dolori. Una prima diagnosi lasciava pensare a dolori addominali da colica renale. Poi una semplice ecografia non ha potuto nascondere la verità. La suora, che si era fatta accompagnare all’ospedale reatino da alcune consorelle, era semplicemente incinta. Ecco perché, invece di far ritorno al convento di Rieti in cui dimorava, è rimasta nel nosocomio del capoluogo laziale, dove è poi avvenuto il parto.
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Risale, invece, a meno di due anni fa la notizia di una suora africana che in Zimbabwe è rimasta incinta dopo essersi innamorata di un fedele. Sorella Musvindire, questo il nome della religiosa, espulsa dal monastero della missione di San Giuseppe a Kezi, ha dovuto rinunciare ai voti. D’altro canto il clamore per la comunità religiosa locale era diventato insopportabile. E i dettami della religione cattolica, soprattutto quelli legati al celibato e all’astinenza dagli atti sessuali, parlano chiaro. Di lei e del frutto del suo amore proibito si sono perse le tracce.
Al di là dell'ironia che, com'è facile prevedere, pioverà su questa storia, la gravidanza di una suora resta materia di scandalo. E inevitabilmente evoca personaggi letterari: parliamo di Suor Virginia, meglio nota come la Monaca di Monza, resa indimenticabile dalle pagine de “I Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Il suo amore con il conte Gian Paolo Osio e la nascita di due figli le costarono, nella Lombardia del Seicento raccontata dal Manzoni, 13 anni di reclusione e isolamento in una cella. Oggi, grazie al cielo, non finirebbe così.
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