di Leandro Del Gaudio
Ci sono pizzerie e ristoranti accorsati a Roma ma anche in altre capitali internazionali, oltre a negozi di abbigliamento per marche griffate tra i beni sequestrati poche ore fa dalla Procura nazionale antimafia. Una maxinchiesta che punta a colpire il clan napoletano che fa capo a Edoardo Contini e a Patrizio Bosti (entrambi detenuti da tempo), ma anche un antico cartello camorristico radicato nella Capitale dalla fine degli anni Settanta e in rapporti altalenanti con la banda della Magliana.
Novanta persone arrestate a Napoli, oltre 250 milioni di euro di beni sequestrati (tra Napoli, Roma e altre città), una maxioperazione scattata all’alba in Campania, Lazio e Toscana, coordinata dalle Dda di Napoli, Lazio e Firenze, che sembra confermare il carattere internazionale assunto dal crimine organizzato napoletano, nella sua capacità di stabilire raccordi con altri contesti criminali e riciclare capitali provenienti da attività illecite.
Appena un anno fa, anche alcuni esponenti politici avevano lanciato l’allarme sulla camorra nelle pizzerie del centro di Roma (“la camorra siede a tavola”, era il titolo di alcune dichiarazioni), a proposito di ristoranti di origine e fortune sospette. Indagini della Dda di Napoli, coordinate dall’aggiunto Gianni Melillo e dai pm Marco Del Gaudio e Ida Teresi, decisivi gli accertamenti dei carabinieri del comandante provinciale Marco Minicucci e dei finanzieri agli ordini del comandante provinciale Nicola Altiero.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia guidata dal procuratore nazionale Franco Roberti e dirette dalla Dda di Napoli guidata da Giovanni Colangelo, da quelle di Roma per l’applicazione delle misure di prevenzione nella capitale e da quelle di Firenze per le perquisizioni e i sequestri relativi all’infiltrazione del clan camorristico nelle attività economiche e imprenditoriali toscane.Un’inchiesta che ha consentito di ricostruire il flusso di denaro sporco, a partire dalle attività del clan di Edoardo Contini (non a caso definito ‘o romano), dalle estorsioni alla droga, per finire in negozi, ristoranti e boutique che, in alcuni casi, hanno conquistato spazi anche nel centro cittadino.
Novanta persone arrestate a Napoli, oltre 250 milioni di euro di beni sequestrati (tra Napoli, Roma e altre città), una maxioperazione scattata all’alba in Campania, Lazio e Toscana, coordinata dalle Dda di Napoli, Lazio e Firenze, che sembra confermare il carattere internazionale assunto dal crimine organizzato napoletano, nella sua capacità di stabilire raccordi con altri contesti criminali e riciclare capitali provenienti da attività illecite.
Appena un anno fa, anche alcuni esponenti politici avevano lanciato l’allarme sulla camorra nelle pizzerie del centro di Roma (“la camorra siede a tavola”, era il titolo di alcune dichiarazioni), a proposito di ristoranti di origine e fortune sospette. Indagini della Dda di Napoli, coordinate dall’aggiunto Gianni Melillo e dai pm Marco Del Gaudio e Ida Teresi, decisivi gli accertamenti dei carabinieri del comandante provinciale Marco Minicucci e dei finanzieri agli ordini del comandante provinciale Nicola Altiero.
Le indagini sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia guidata dal procuratore nazionale Franco Roberti e dirette dalla Dda di Napoli guidata da Giovanni Colangelo, da quelle di Roma per l’applicazione delle misure di prevenzione nella capitale e da quelle di Firenze per le perquisizioni e i sequestri relativi all’infiltrazione del clan camorristico nelle attività economiche e imprenditoriali toscane.Un’inchiesta che ha consentito di ricostruire il flusso di denaro sporco, a partire dalle attività del clan di Edoardo Contini (non a caso definito ‘o romano), dalle estorsioni alla droga, per finire in negozi, ristoranti e boutique che, in alcuni casi, hanno conquistato spazi anche nel centro cittadino.
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