Le difese: «Cosco non è un mostro»
Tutto rinviato al 29 maggio. La Corte d'Appello di Milano, infatti, ha deciso di aggiornare il processo per consentire eventuali repliche o dichiarazioni spontanee degli imputati prima di chiudersi in camera di consiglio per elaborare la sentenza sulla morte di Lea Garofalo avvenuta il 24 novembre 2009 proprio a Milano
MILANO - Tutto rinviato. La sentenza di secondo grado per il processo sulla morte di Lea Garofalo, la testimone di giustizia calabrese che venne uccisa a Milano il 24 novembre 2009 e il cui corpo venne bruciato, che vede imputati, tra gli altri, anche l'ex convivente della donna, Carlo Cosco che nel corso del processo ha confessato l'omicidio. I giudici della Corte d'Appello di Milano, dove è in corso il processo, hanno rinviato al 29 maggio la sentenza. Oggi, infatti, si sono concluse le arringhe dei difensori e i giudici hanno rinviato al 29 maggio per eventuali repliche, per dichiarazioni spontanee di alcuni imputati e per la camera di consiglio. Il sostituto pg di Milano nella scorsa udienza ha chiesto di confermare 3 dei 6 ergastoli inflitti in primo grado, tra cui quello per Carlo Cosco, l’ex compagno della donna. Per altri due imputati invece ha chiesto l’assoluzione, mentre per il pentito Carmine Venturino sono stati chiesti 27 anni.
LE ARRINGHE DELLA DIFESA.
Carlo Cosco «non è quell'essere nauseante e mostruoso che ha coltivato il suo odio per 13 anni, come sostiene l’accusa», ma è un uomo «che ha confessato» l'omicidio della sua ex compagna, Lea Garofalo. E questo omicidio non è stato un «atto premeditato» ma è avvenuto al termine di un «litigio». Lo ha affermato il legale dell’imputato, l’avvocato Daniele Sussman Steinberg, davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano. La difesa ha sostenuto che quello di Carlo Cosco fu un omicidio d’impeto, non premeditato, puntando così ad evitare la conferma dell’ergastolo per l’omicidio della testimone di giustizia calabrese, uccisa il 24 novembre 2009 a Milano e il cui corpo venne bruciato. In mattinata ha parlato anche il legale di Massimo Sabatino e nella scorsa udienza gli avvocati di Venturino e Giuseppe Cosco.
LE RICHIESTE DELL'ACCUSA.
Il pg, Marcello Tatangelo, aveva chiesto nelle scorse udienze la conferma di tre dei sei ergastoli inflitti in primo grado, per Carlo Cosco, per il fratello Vito e per Rosario Curcio. È stata invece chiesta l'assoluzione per altri due imputati, Massimo Sabatino e Giuseppe Cosco, scagionati, secondo il pg, dalle dichiarazioni del pentito Carmine Venturino (per lui chiesti 27 anni).
Nessun commento:
Posta un commento