AGRIGENTO. Terreni, appartamenti, fabbricati rurali e varie beni finanziari, del valore complessivo di oltre 4 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza, in esecuzione di un provvedimento antimafia emesso dal Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura della
Repubblica di Palermo. I sigilli sono stati apposti al patrimonio di un imprenditore agricolo, Vincenzo Scavetto, già titolare di un allevamento di bovini, arrestato nel 2011 per associazione mafiosa e poi rinviato a giudizio e condannato in primo grado nel 2012, per lo stesso reato, a dieci anni di reclusione, per aver fatto parte, in concorso con i boss Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, Michele Traina della cosca agrigentina di Casteltermini.
Secondo collaboratori di giustizia, l'imprenditore avrebbe favorito la latitanza di diversi esponenti di Cosa nostra, come Salvatore Fragapane, già rappresentante provinciale di Agrigento, arrestato nel 1995 dopo una latitanza durata tre anni, di Giuseppe Cammarata di Riesi e Raimondo La Mattina di Campofranco. Dopo l'arresto di Fragapane, l'imprenditore avrebbe consolidato, secondo l'accusa, la propria posizione diventando per il territorio di Casteltermini uno dei "punti di riferimento" dell'organizzazione, per conto della quale avrebbe anche mediato nella gestione del "pizzo" imposto ad una impresa edile di Favara, impegnata nelle opere di ammodernamento della strada provinciale Casteltermini - San Biagio".
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