Reati per circa 30 milioni di euro
E' accusato anche di associazione a delinquere ma il gip che ha disposto l'arresto non avrebbe ritenuto sussistente l'aggravante mafiosa. Ecco i nomi dei 13 coinvolti
PALERMO. Massimo Ciancimino è stato arrestato su ordine del gip di Bologna con l'accusa di evasione fiscale. I pm gli contestano anche l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Tuttavia, secondo quanto si apprende, Bruno Perla, il gip di Bologna che ha disposto l'arresto, non avrebbe ritenuto sussistente l'aggravante dell'avere agevolato la 'ndrangheta contestata inizialmente a Ciancimino dalla Dda di Bologna. L'aggravante traeva origine da alcune intercettazioni tra il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo e Girolamo Strangi, considerato legato alla cosca Piromalli di Gioia Tauro. Nelle conversazioni Ciancimino e Strangi parlavano di affari e giri di denaro. Ciancimino adesso è stato portato al carcere Pagliarelli di Palermo.
Le indagini sono state svolte dalla guardia di finanza di Ferrara: l'operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di aver posto in essere una frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi. Secondo quanto si apprende a Ciancimino vengono contestati reati fiscali riferiti al periodo in cui viveva in Emili Romagna, con un'evasione calcolata in circa 30 milioni di euro.
Secondo l'accusa Ciancimino sarebbe stato titolare di fatto di alcune società che avrebbero evaso l'Iva per decine di milioni di euro. Ciancimino è uno dei testimoni chiave del processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia in cui è anche imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo è anche indagato a Palermo per detenzione di esplosivo.
I NOMI DEI 13 COINVOLTI. Sono decine i reati contestati alle persone coinvolte nella frode fiscale per la quale è finito in carcere Massimo Ciancimino. Tra questi: evasione e frode fiscale, bancarotta fraudolenta, contrabbando, mendacio bancario, sostituzione di persona, falso in scritture private, falso commesso da incaricato di pubblico servizio. Queste le tredici persone arrestate, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari. Quattro i promotori dell'associazione a delinquere individuati dagli inquirenti: oltre a Ciancimino, le altre menti sarebbero Patrizia Gianferrari di Riccione, sedicente rappresentante di affari, e Gianluca Apolloni di Roma, il presunto commercialista che si occupava di far "scomparire" le aziende a Panama. Con loro anche Paolo Signifredi di Parma. Gli altri cinque sono Mario Carlomagno e Mario Paletta di Potenza, Massimiliano Paletta di Ferrara, Valter Lotto di Reggio Emilia e Ennio Ferracane di Bergamo. Ai domiciliari sono finiti Giulio Galletto di Rovigo, Armido Manzini di Modena (che era l'uomo incaricato di cercare aziende inattive da riutilizzare per le frodi dell'associazione), Elena Rozzanti di Ferrara e la marocchina Etois Safà.
PALERMO. «L'indagine nell'ambito della quale Ciancimino è stato arrestato è del 2009 e il mio cliente ha collaborato con i magistrati all'epoca». Lo ha detto l'avvocato Roberto D'Agostino legale di Massimo Ciancimino, arrestato dal Gip di Bologna per evasione fiscale. «Ciancimino - ha aggiunto - non è il titolare delle società finite sotto inchiesta, ma svolgeva semplicemente attività di intermediazione nella vendita dell'acciaio e ha aiutato i magistrati nelle indagini sull'evasione». «Originariamente - ha spiegato - l'indagine era del Pm di Ferrara, poi, sulla base di una mera ipotesi dell'esistenza di rapporti con la 'ndrangheta, è stata trasmessa alla Dda di Bologna che ha fatto la richiesta di misura cautelare al Gip. Il Gip l'ha accolta, ma è caduta l'aggravante mafiosa: per questo il giudice si è spogliato del procedimento che tornerà, per competenza, alla procura di Ferrara che ha 20 giorni per reiterare la richiesta di arresto».
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